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Addis Abeba ospita il vertice Onu sul cibo, ma il Paese è in crisi
La scelta della sede fa discutere

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Un appuntamento cruciale per la sicurezza alimentare
Dal 27 al 29 luglio Addis Abeba, capitale dell’Etiopia, ospiterà il secondo Food System Summit Stocktake, noto come UNFSS+4, a quattro anni esatti dal primo vertice Onu sui sistemi alimentari. Per l’occasione sono attesi leader politici, esperti e rappresentanti delle organizzazioni delle Nazioni Unite. Si tratta di un appuntamento internazionale importante per valutare i progressi nella lotta contro la fame e nell’innovazione agricola.
Il ruolo dell’Italia: continuità e impegno
Un ruolo centrale sarà quello dell’Italia, presente con la premier Giorgia Meloni per il discorso d’apertura dei lavori. Una scelta di continuità, poiché Roma ospita le principali agenzie alimentari delle Nazioni Unite, la FAO, il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) e il Programma Alimentare Mondiale (WFP). Già nel 2023 L’Italia aveva ospitato con successo il Vertice UNFSS+2. Per quella positiva esperienza e per l’impegno profuso per rafforzare la cooperazione con l’Africa sul tema della sicurezza alimentare, l’Onu ha formalmente invitato l’Italia a mantenere un ruolo centrale anche nell’edizione di Addis Abeba del 2025.
Una scelta di sede controversa
Tuttavia la scelta della capitale dell’Etiopia suscita polemiche e interrogativi. In altri tempi Addis Abeba sarebbe stata la sede naturale dell’evento, da decenni cuore diplomatico del continente africano, casa dell’Unione Africana e di numerose istituzioni regionali. Organizzare un vertice internazionale sulla sicurezza alimentare proprio nel continente più colpito dal problema, sarebbe stata una scelta con alto valore simbolico, morale e politico.
L’Etiopia oggi: crisi e instabilità
Ma non nel contesto attuale. L’Etiopia oggi sta vivendo una delle fasi più difficili della sua storia recente, segnata da conflitti interni ancora in corso, gravi violazioni dei diritti umani e una devastante crisi alimentare che coinvolge milioni di persone. Gli ultimi dati del WFP dicono che circa 10 milioni di persone, tra cui 3 milioni di sfollati interni, soffrono di grave insicurezza alimentare e il 55% dei bambini con meno di cinque anni è malnutrito. Un rapporto interno conferma che il 26% dei 130 milioni di abitanti vive in condizioni di povertà.
Conflitti e fame: una realtà che si aggrava
Le violenze scoppiate nella regione del Tigray (2020-2022), hanno lasciato un profondo strascico, migliaia di vittime e milioni di sfollati interni. E non è che la punta dell’iceberg. Tensioni e combattimenti si sono estesi nelle regioni Amhara e Oromia, aggravando ulteriormente l’instabilità Nelle campagne i contadini non possono più coltivare la terra a causa dei numerosi conflitti e per gli sfollamenti forzati. L’accesso al cibo è un problema quotidiano e le stime internazionali faticano ad aggiornare i numeri delle persone che non ne hanno, escluse anche dagli aiuti umanitari.
Un vertice che rischia di essere solo una vetrina
Per questi motivi, l’organizzazione di un Vertice internazionale sulla sicurezza alimentare in un paese dove gran parte della popolazione è ridotta alla fame, sembra un affronto. Se poi si considera che le cause della crisi non sono naturali ma politiche e militari, al danno si aggiunge la beffa.
La diplomazia etiope e il ruolo della FAO
Va detto, tuttavia, che la scelta di Addis Abeba non è casuale. Il governo dell’Etiopia, soprattutto negli ultimi mesi, ha condotto una capillare attività diplomatica, per sostenere la propria candidatura. Un’operazione di lobby che ha sfruttato sia il prestigio storico di Addis Abeba, capitale diplomatica africana, sia l’opinione, peraltro controversa, per cui l’Etiopia sarebbe un modello agricolo per il continente. Lo scorso gennaio questa strategia si è concretizzata nella formazione di un comitato congiunto Etiopia-FAO, per l’organizzazione del Vertice. Addis Abeba ha così ottenuto il sostegno di una parte del sistema Onu e di alcuni partner internazionali, riuscendo a imporsi come sede dell’evento, nonostante il perdurare degli scontri all’interno del Paese.
L’alternativa: Nairobi, una scelta più coerente
Proprio per questo, in ambienti diplomatici e accademici si riteneva più sicura una sede alternativa. Un’altra capitale africana, per esempio Nairobi in Kenya. Il Kenya, pur non esente da problemi, è oggi considerato uno dei paesi africani con maggior stabilità. Inoltre ha un consolidato ruolo nella cooperazione internazionale e nello sviluppo agricolo. A Nairobi hanno sede importanti uffici delle Nazioni Unite, tra le quali il quartier generale Onu per l’ambiente (UNEP) e UN-Habitat, ed è una città abituata a organizzare eventi diplomatici internazionali. Inoltre in Kenya si possono osservare nelle aree rurali concreti esempi di modernizzazione agricola e di sviluppo di sistemi alimentari sostenibili.
Problemi logistici e di sicurezza
Se il Vertice avesse avuto luogo a Nairobi, oltre alle migliori condizioni logistiche e di sicurezza, sarebbe stato più coerente con gli obiettivi dichiarati. Logistica e sicurezza non sono aspetti marginali. Addis Abeba, pur essendo ben collegata sul piano regionale, non offre le stesse infrastrutture e l’accessibilità internazionale di altre capitali. Oltre a ciò, la tensione nella capitale è palpabile: proteste, scioperi, restrizioni per i media. Una situazione che sarà probabilmente sedata, perché non disturbi il luccichio dell’evento, che comunque dovrà restare distaccato dalla realtà che lo circonda.
La partecipazione dell’Italia al Vertice
Perché l’Italia co-organizza il Vertice? Il suo coinvolgimento si spiega con il costante impegno diplomatico e il ruolo storico nella sicurezza alimentare, come riconosciuto dall’Onu. L’Italia, paese ospitante delle agenzie Onu per l’alimentazione e già protagonista del Vertice del 2023, ha consolidato negli anni la propria reputazione internazionale in questo ambito. Tuttavia, proprio per questi motivi, il pericolo maggiore oggi è quello di legarsi a un paese problematico, in una cornice che rischia di nascondere la polvere sotto il tappeto.
Un Vertice che potrebbe tradire i propri obiettivi
Scegliere Addis Abeba avrebbe potuto significare il riconoscimento del ruolo fondamentale dell’Africa nella sfida globale alla fame. Ma ignorare la drammatica realtà dell’Etiopia, limitandosi a partecipare alla vetrina internazionale, tra conferenze e sontuosi banchetti, significa tradire i principi stessi del summit. Significa insomma voltare le spalle non solo ai contadini, ma anche alla classe media etiopica, che fatica ad arrivare a fine mese e alla quale, in mancanza d’altro, si consiglia di mangiare “pane e banane”.