Bruxelles si schiera a fianco di Ankara. Migranti e Isis, Turchia testa di ponte Ue
Il primo vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans ha fatto appena in tempo a tornare a Bruxelles da Ankara prima che l'esplosione ad Istanbul facesse una strage di turisti europei. E subito sono arrivati i messaggi di solidarietà dei vertici delle istituzioni Ue. A fianco della Turchia si sono schierati il presidente del Consiglio, Donald Tusk, il 'ministro degli esteri' Ue Federica Mogherini, così come il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker.
La Turchia é la chiave di volta della strategia europea volta ad arginare il flusso dei migranti e a combattere la diffusione dell'Isis. Il rapporto é di amore e odio: Bruxelles ha bisogno di Ankara, ma non gli perdona la violazione di alcuni diritti fondamentali, come la libertà di stampa e le persecuzioni dei curdi. D'altro canto Ankara ha bisogno dell'Unione come partner politico e commerciale. Certo, poi ci sono i tre miliardi di euro promessi dal Vecchio Continente per la questione dei richiedenti asilo.
Soldi che tardano ad arrivare per la mancanza di un accordo su chi debba sborsare la cifra. E proprio Timmermans é stato ad Ankara per spingere il governo turco a rispettare i suoi impegni previsti dal piano di azione congiunto Ue-Turchia sulla gestione dell'emergenza profughi. Come ha detto lo stesso Timmermans: "siamo lontani dall'essere soddisfatti per quanto la Turchia sta facendo" sull'attuazione del piano. Infatti, si fa notare dall'esecutivo di Bruxelles, i profughi continuano a partire in gran numero dalle coste turche diretti in Grecia senza che le autorità locali facciano niente per trattenerli.
Ora però l'attenzione di tutti si é inevitabilmente concentrata sulla sicurezza. Nonostante alcune ambiguità il governo di Ankara é uno dei pochi dell'aria attivo nel contrasto all'Isis. Dopo le critiche piovute da più parti il ministro dell'Interno ha comunicato che ben 35mila combattenti dell'Isis sono stati fermati alle frontiere mentre molte centinaia di europei, che volevano arruolarsi, sono stati bloccati prima che diventassero foreign fighters. E se dietro agli attentati si dovesse confermare la presenza dell'Isis, e non quella curda, sarebbe la conferma che Ankara é entrato nella black list del Califfo.
Insomma, a Bruxelles e nelle altre cancellerie europee preferirebbero che Ankara seguisse le raccomandazioni per una amggiore attenzione verso lo 'stato di diritto'. C'é anche pero la consapevolezza che la Turchia é un Paese essenziale e che l'Unione dovrá sostenerlo politicamente e forse anche finanziariamente.