Affari Europei
Castaldo: “La Turchia ha un comportamento ambiguo. Decida: o dentro o fuori l’Ue”

Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani
Onorevole Castaldo, lei sta seguendo da vicino il dossier turco nell’ambito del suo lavoro nella commissione Affari esteri del Parlamento europeo. Crede che ci sia una reale volontà di Ankara di entrare nell’Unione europea?
“Secondo me c’è stata una volontà politica negli anni passati, durante i primi anni del governo Erdogan. Ma oggi Ankara si sta allontanando dall’Unione europea. Lo vediamo con il nuovo asse con Putin, che ha scavalcato una contrapposizione storica tra i due Stati, nell’ottica di interessi comuni, come quello sul Turkish Stream. Ma lo vediamo anche dal lato delle libertà civili”.
Ci può spiegare meglio?
“In Turchia c’è una regressione dal punto di vista della libertà di opinione. Ci sono varie forme di censura adoperate dal governo per imbavagliare la stampa e i social network. E c’è una legge antiterrorismo molto vaga che si presta ad essere usata contro gli oppositori politici”.
Lei è stato a Yerevan, la capitale dell’Armenia, è ha usato parole dure contro Ankara. Perché non c’è stata ancora una presa di coscienza su questa pagina scura della storia?
“La Turchia non vuole fare i conti con il suo passato, con il milione e mezzo di armeni uccisi dall’Impero Ottomano. Noi come Italia abbiamo riconosciuto i crimini del colonialismo e del fascismo, la Turchia no e questo apre al rischio che qualcosa di simile possa ripetersi”.
Come mai da parte di Ankara c’è questo comportamento ambiguo nei confronti di Bruxelles?
“Erdogan vuole rimanere in una sorta di limbo. Vuole stare vicino all’Europa, per i benefici che ne comporta, ma vuole anche tenersi a distanza, per avere le mani libere su alcuni dossier”.
Quali interessi economici ci sono in campo?
“Ankara riceve da Bruxelles un miliardo di euro l’anno come fondi di pre-adesione. Tutti gli Stati candidati ad entrare nell’Ue ricevono dei finanziamenti come aiuti allo sviluppo. Per un Paese grande come la Turchia non si tratta di cifre enormi, ma sono comunque molti soldi. Senza contare l’interscambio commerciale”.
Su quali temi invece Ankara vuole avere mano libera?
“Sulle libertà civili, ma anche sulle alleanze geopolitiche. Erdogan sta trasformando il Paese in un player regionale. Lo abbiamo visto con il progetto di gasdotto Turkish Stream, ma anche con la questione siriana e curda, con la strage di Kobane”.
L’allontanamento di Ankara può essere dovuto ad un tentennamento da parte dell’Europa sul suo ingresso nell’Unione? Si sono sentiti lasciati alla porta?
“E’ assolutamente possibile. Paesi come la Francia e la Germania non hanno mai voluto seriamente spingere per un processo di adesione. Lo stesso Sarkozy era favorevole ad una ‘special relationship’ con la Turchia, ma al di fuori dell’Ue”.
Secondo lei la Turchia è un Paese europeo?
“Ci sono due Turchie. C’è quella delle grandi città, borghese e intellettuale, che è assolutamente europea. Ci sono poi le zone rurali, come quelle al confine con la Siria, che invece è difficile definirle europee”.
