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Affari Europei
Catalogna, blitz negli uffici del governo. 12 arresti. Addio referendum?

Si accende lo scontro politico-giudiziario tra le autorita' spagnole e la Catalogna, a una decina di giorni dal referendum sull'indipendenza convocato per il primo ottobre. La Guardia Civil e' entrata per la prima volta in nove sedi della Generalitat catalana dove ha eseguito 22 perquisizioni e ha arrestato 14 persone, tra cui Josep Maria Jove', braccio destro del vicepresidente e leader di Esquerra Republicana de Catalunya, Oriol Junqueras, e altri componenti della squadra che organizza la consultazione. Barcellona ha denunciato il blitz sostenendo che rappresenta una "sospensione di fatto" dell'autonomia catalana.

L'operazione ordinata dalla magistratura rientra nelle misure per impedire lo svolgimento del referendum, dichiarato illegale dalla Corte costituzionale spagnola. Nei giorni scorsi sono state sequestrate le lettere di convocazione di scrutatori e presidenti di seggi e in precedenza le forze dell'ordine avevano requisito schede e volantini elettorali. Immediata la reazione degli indipendentisti: il presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, ha riunito d'urgenza il suo governo, presente anche l'ex presidente Arturo Mas.

Al termine ha accusato Madrid "di aver imposto uno stato d'emergenza di fatto" e di aver "di fatto sospeso l'autogoverno della Catalogna", anche attraverso il controllo delle finanze di Barcellona. Orioles, uomo forte del movimento indipendentista, ha denunciato che "stanno attaccando le istituzioni di questo Paese, quindi i cittadini. Non lo permetteremo".

La sindaca di Barcellona, Ada Colau, ha definito "uno scandalo democratico che si perquisiscano le istituzioni e si arrestino cariche pubbliche per motivi politici". "Difendiamo le istituzioni catalane", ha esortato. Manifestazioni e sit-in improvvisati con centinaia di persone si sono tenuti in diverse zone di Barcellona con lo slogan "Voteremo". A Madrid i deputati dei partiti nazionalisti catalani hanno abbandonato per protesta i lavori del Congresso: il deputato di Erc, Gabriel Rufian ha chiesto al governo di togliere le "sue mani sporche dalle istituzioni catalane".

Il premier spagnolo, Mariano Rajoy, ha spiegato che il suo governo "tutela i diritti di tutti gli spagnoli: i giudici si sono espressi contro il referendum, come democrazia abbiamo l'obbligo di far rispettare la sentenza". Il braccio di ferro si e' inasprito il 7 settembre, quando e' stato ufficialmente convocato il referendum per l'indipendenza, il cui svolgimento e' appoggiato da 700 sindaci catalani su 948, e Puigdemont ha firmato il relativo decreto. Su richiesta del governo spagnolo, la Corte costituzionale ha sospeso l'efficacia del decreto: Madrid considera illegale il referendum, e ha fatto capire che non terra' conto dell'esito.

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