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Affari Europei
Grecia, si rischia un nuovo default. Scontro Fmi-Ue-Berlino sull'austerity

Atene torna a bruciare. Per ora metaforicamente, ma la realtà è che la questione greca sta riesplodendo in tutta la sua forza all'interno dell'Unione Europea. Terrorismo e crisi dei migranti avevano fatto mettere da parte un tema tutt'altro che chiuso e risolto, anzi. E che ora rischia di riproporsi con tutta la sua forza. Anche perché le diverse vedute tra i vari creditori ha per ora pregiudicato, e rischia di farlo ancora, un concreto piano comunitario per rimettere in piedi un Paese ancora lontano dalla ripresa.

L'IMPASSE TRA IL GOVERNO TSIPRAS E I CREDITORI

Il governo Tsipras e i creditori sono bloccati in un pericoloso impasse che sta spingendo la Grecia ancora una volta sull'orlo del baratro e del default. La situazione di stallo riguarda un pacchetto di misure di restrizione fiscale che potrebbero portare al 5 % del prodotto interno lordo della Grecia. Ma il problema è che molti economisti e analisti sostengono non sia la mossa giusta per rivitalizzare l'economia greca quella di stringere ancora una volta la cinghia. Proprio su questo punto ci sono vari contrasti tra i diversi soggetti coinvolti, dall'Eurozona all'Fmi. Il che ovviamente pregiudica la stesura di un piano concreto. 

SCHAEUBLE E DIJSSELBLOEM DA UNA PARTE, TUSK DALL'ALTRA

L'impasse è dimostrato chiaramente da quanto accaduto una decina di giorni fa, quando il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha bloccato il vertice richiesto dal premier ellenico Alexis Tsipras.  "I colloqui con la Grecia non hanno fatto molti progressi", ha detto Schaeuble, appoggiato dal presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem. "Quando ci saranno le condizioni la riunione sarà convocata", la posizione comune. Il tutto nonostante la presa di posizione precedente del presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk. "Occorre evitare una situazione di nuova incertezza per la Grecia" aveva detto. "C'è bisogno di una riunione dell'Eurogruppo in un futuro non lontano", anzi, aveva precisato, "nei prossimi giorni". Una richiesta disattesa, anche per il timore che i mercati potrebbero recepire in maniera sbagliata la convocazione di un vertice europeo.

NUOVO VERTICE PER EVITARE IL DEFAULT

In ogni caso lunedì prossimo i ministri delle Finanze dell'Eurozona dovrebbero tornare a incontrarsi in una riunione speciale per discutere del problema, anche se in pochi si aspettano una vera soluzione. Il punto è che una soluzione è comunque necessaria al più tardi entro luglio, quando la Grecia rischia un nuovo default a causa dei debiti obbligazionari a meno che un accordo non sblocchi un nuovo piano di salvataggio.

I NUMERI DI ATENE

Le condizioni dal 2010 sono cambiate. All'epoca un pesante programma di austerity era inevitabile per la Grecia. Il paese aveva perso il controllo delle sue finanze e nessun analista poteva pensare di mantenere lo status quo. Il deficit aveva superato il 10% del pil esclusi gli interessi. Negli scorsi 5 anni, il governo greco ha messo in atto un mastodontico piano di taglio ai costi e aumento delle tasse con una scala di austerity mai vista in nessun altro Paese Ue dall'inizio della crisi. Il bilancio ha registrato un piccolo avanzo primario del 0,7% del pil nel 2015, con un miglioramento di quasi 11 punti percentuali dagli albori della crisi. Ma tutto questo non è sufficiente per scongiurare il pericolo, anche perché due terzi degli sforzi fiscali sono serviti solo per bloccare il collasso economico e finanziario di Atene. Ora che le entrate fiscali coprono finalmente la spesa pubblica, la questione che divide i creditori è quanto avanzo primario può realisticamente raggiungere e mantenere la Grecia, data la sua economia profondamente depressa e la sua fragilità politica.

FMI VS EUROZONA

L'Fmi pensa che un obiettivo di avanzo primario più basso aiuterebbe la Grecia e scongiurerebbe nuove draconiane misure di austerity. Non solo. L'Fmi vorrebeb anche che l'Europa postponesse i termini per il pagamento dei debiti di Atene in modo da favorire la ripresa. Ma i governi dell'Eurozona non sono d'accordo. Il fronte guidato dalla Germania non ha nessuna intenzione di cambiare l'obiettivo di avanzo primario e vuole che i tempi di pagamento siano rispettati. C'è discordanza anche tra le previsioni della Commissione Europea e l'Fmi. La prima sostiene che misure incidenti sul 3% del pil greco basteranno per raggiungere gli obiettivi, l'Fmi sostiene invece che si tratti di una percentuale troppo bassa. Alcuni governi ritengono che l'Fmi adotti appositamente una posizione troppo pessimistica per costringere l'Eurozona alla riduzione del debito.

L'AUSTERITY PREVENTIVA

In tutto ciò c'è persino chi nell'Eurogruppo pensa di chiedere misure di austerity preventiva al governo greco. Queste misure vengono chiamate “pacchetto contingente”, che Atene sarebbe chiamata ad approvare in Parlamento facendolo però entrare in vigore solo in caso di inaspettati peggioramenti alla situazione economica del Paese. Uno strumento che rappresenta una novità assoluta, tanto che l'Eurogruppo deve ancora capire gli strumenti legali necessari per mettere in atto un piano che non potrà che far storcere il naso agli elettori greci. Insomma, la situazione è tutt'altro che chiara e rosea. E il rischio è che la questione greca possa tornare presto in cima ai problemi dell'Ue. E non solo.

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