Affari Europei
Migranti, politici spiati, Erdogan sultano. Così la Turchia minaccia l'Ue
In un solo anno i rapporti tra Ue e Turchia si sono capovolti. Dai migranti al referendum pro Erdogan: Ankara è diventata una minaccia per Bruxelles. Ecco come
TURCHIA E UNIONE EUROPEA, IN UN ANNO DA GRANDI AMICI A GRANDI NEMICI
Solo un anno fa, il 20 marzo 2016, Unione Europea e Turchia concludevano un accordo per gestire l'emergenza dei migranti. Un accordo molto discusso, verissimo, ma che comunque testimoniava i buoni rapporti tra Bruxelles e Ankara. I cittadini turchi potevano ragionevolmente sperare che in un futuro più o meno prossimo avrebbero potuto viaggiare liberamente all'interno dell'area Schengen e chissà, un domani, diventare anche loro stessi cittadini europei. Un anno dopo è cambiato tutto. Unione Europea e Turchia non sono mai state così lontane. Nelle scorse settimane, dopo svariate minacce, Erdogan ha riaperto i rubinetti delle affollate frontiere turche e sono ricominciati gli sbarchi dei profughi verso Lesbo. La decisione è arrivata dopo le clamorose polemiche e gli scontri diplomatici con alcuni paesi europei, tra tutti Olanda e Germania. Come se non bastasse, è appena esploso uno scandalo legato all'attività di spionaggio turca ai danni di alcuni politici tedeschi. E il referendum del 16 aprile con cui Erdogan può davvero entrare in possesso di pieni poteri diventando una sorta di "sultano" spaventano ulteriormente Bruxelles. Ecco come Ankara è diventata una delle minacce più grandi per l'Ue in soli 365 giorni.
POLITICI TEDESCHI SPIATI DAI SERVIZI TURCHI: IRA DI BERLINO
Le relazioni, peraltro già tesissime, tra Berlino ed Ankara rischiano di precipitare dopo la scoperta, annunciata dal team investigativo di Sueddeutsche Zeitung (Sz) e le emittenti Ndr e Wdr, che la deputata socialdemocratica, giovane moglie di un ex leader storico del partito e vicecancelliere come Franz Muentefering, era nel mirino del Mit, il servizio segreto turco. Infatti anche il suo nome, a quanto scrive la Sz, compare nella lista di soggetti sottoposti al "controllo" degli agenti di Ankara a causa di una supposta vicinanza al movimento che fa capo a Fethullah Gulen, il predicatore islamico accusato dal presidente Recep Tayyip Erdogan di essere l'ispiratore del tentato golpe dell'anno scorso. In generale, sarebbero circa 300 le persone - prevalentemente turchi residenti in Germania - che sarebbero state nel tempo messe sotto controllo dagli uomini del Mit, sia tramite intercettazioni telefoniche, cellulari compresi, sia tramite appostamenti fotografici. Immediata la reazione del ministro tedesco alla Giustizia, Heiko Maas: "Lo spionaggio illecito nel nostro paese è un reato penale, e non staremo a guardare senza agire. Se questi rilievi saranno confermati, ribadiremo che la legge in Germania vale anche per i servizi segreti turchi". La procura federale ha già avviato un'inchiesta nei confronti del Mit e le autorità tedesche hanno provveduto ad avvertire buona parte delle persone spiate dagli uomini di Ankara. La Cdu di Frau Merkel, tramite il suo esperto in fatti di servizi segreti Patrick Sensburg, ha ipotizzato che gli agenti turchi responsabili dell'operazione contro i presunti simpatizzanti di Gulen vengano espulsi dal paese.
ERDOGAN RIAPRE LE FRONTIERE AI MIGRANTI
Un altro capitolo delle tesissime relazioni tra Turchia e Unione Europea la si sta vivendo sull'emergenza migranti. L'accordo, mai del tutto digerito, sulla gestione del flusso dei profughi provenienti dal Medio Oriente, sta traballando pericolosamente. Erdogan si è impegnato a trattenere sul proprio territorio i migranti in cambio di un mega assegno da 6 miliardi di euro da parte di Bruxelles. Negli scorsi mesi più volte Erdogan ha utilizzato questo accordo come uno spauracchio. Prima per i ritardi nei pagamenti dell'Ue, poi per le tensioni dilplomatiche con i singoli Stati. Prima con l'Olanda, poi con la Germania. Ora sembra davvero che la Turchia abbia deciso di riaprire i rubinetti. Nella scorsa settimana, infatti, gli arrivi sulle isole greche sono tornati ad aumentare dopo un anno di calma apparente. Ed Erdogan sa che l'emergenza migranti può davvero influenzare profondamente non solo i rapporti con Bruxelles ma la tenuta stessa dell'Ue. Insomma, Erdogan ha in mano un'arma potenzialmente letale per l'Ue. Ed è stata proprio quest'ultima a fornirgliela.
IL REFERENDUM DEL 16 APRILE PUO' DARE PIENI POTERI A ERDOGAN
L'altra data segnata col circolino rosso è quella del 16 aprile. Tra appena due settimane infatti la Turchia andrà al voto, nel giorno di Pasqua, per il referendum che potrebbe dare pieni poteri a Erdogan. Con l'entrata in vigore della riforma diversi i cambiamenti che investirebbero il sistema di potere in Turchia. A mutare sarà innanzitutto la regolamentazione relativa allo stato di emergenza, argomento di stretta attualità in un Paese che vive in stato di emergenza dallo scorso 22 luglio. Il parlamento avrà tre mesi per approvare lo stato di emergenza, al quale è stata aggiunta la previsione (eventuale) della leva di massa. Il presidente della repubblica potrà anche proporre la sospensione o la limitazione di diritti civili e libertà fondamentali. Prevista inoltre l'abolizione dei tribunali e dei giudici militari, con il numero dei membri della corte costituzionale che, di conseguenza, scenderebbe a 15. In predicato di cambiare anche la composizione del Consiglio Superiore della Magistratura, che diventa "Consiglio dei giudici e magistrati" e passa da 22 a soli 13 membri e che si riunirà sotto la presidenza del ministro della Giustizia. Inoltre, la messa in stato d'accusa del presidente viene resa più difficile. Con queste nuove regole Erdogan potrebbe restare al potere persino fino al 2029, praticamente "a vita". Uno scenario che inquieta, e non poco, l'Ue.