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Affari Europei
Robot, a Bruxelles si discute di standard etici e sostenibilità economica

 

Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani

 

Il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione europea di avanzare una proposta per normare dal punto di vista economico ed etico il mondo dei robot e dell'intelligenza artificiale. Per alcuni si tratta di una 'eurofollia', per altri di una necessità se non si vuole chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati. Quindici anni fa non avevamo gli smartphone e oggi sono il prolungamento del nostro braccio e della nostra mente. Tra qualche anno invece potremmo doverci rapportare con oggetti, dalle auto ai baristi, che pensano autonomamente.

 

"Poniamo che un'auto a guida assistita, come quelle che già oggi circolano sulle nostre strade, per un errore di calcolo o dei sensori investa un passante uccidendolo. Di chi é la colpa? Non del guidatore, che di fatto non ha il pieno controllo dell'auto. Forse del costruttore, se l'incidente é dovuto ad un difetto di produzione", spiega ad Affaritaliani.it Dario Tamburrano, eurodeputato del M5S e profondo conoscitore della materia. "Ma spingiamoci oltre. In un futuro prossimo le auto si guideranno completamente da sole e impareranno dall'esperienza. Potranno essere considerate dei soggetti giuridici?".

 

In che senso 'impareranno'?

"Ad oggi possiamo dire ad una macchina di comportarsi in un certo modo in una data situazione. In futuro sarà la macchina a decidere come comportarsi basandosi sui dati che provengono dai sensori, dai protocolli che il costruttore impone e dall'esperienza pregressa".

 

L'era dell'Intelligenza artificiale?

"Esatto, ma si tratta di un futuro che ci piomberà addosso in pochi anni e se non ci attrezzeremo dal punto legislativo saranno guai. Potremmo avere un settore completamente deregolato, un Far West dove ad andarci di mezzo saranno i cittadini. Oppure le norme attuali potrebbero soffocare questa rivoluzione sul nascere".

 

Nel testo approvato dal Parlamento si parla di economia ed etica. Che tipi di considerazioni bisogna fare?

"Torniamo all'esempio dell'auto senza pilota. Se il veicolo, mettiamo a causa del fondo stradale ghiacciato, si trovasse nella situazione di dover scegliere se investire un bambino o una coppia di anziani, che cosa é giusto che faccia? E se l'alternativa tra cui scegliere fosse investire una scolaresca o causare la morte del conducente andando a sbattere contro un muro?".

 

E' giusto che sia l'Unione europea a decidere queste cose?

"Assolutamente sì, ad oggi é l'essere umano che decide. In futuro non potremo lasciare al caso o all'industria questo compito. Deve essere il legislatore a stabilire la cornice generale. Guardiamo quello che é successo con internet. E' esploso nelle nostre vite senza che il legislatore avesse il tempo di normare il settore e ancora oggi ne paghiamo le conseguenze, ad esempio con la gestione dei nostri dati".

 

Abbiamo parlato delle auto, ma quali altri settori della nostra vita cambieranno?

"Tutti quanti. Le case verranno costruite da robot. Quando telefoneremo per l'assistenza di un prodotto non ci risponderà una persona in un call center, ma un software che dialogherà con noi senza che neppure ce ne accorgeremo. In ospedale a fare le diagnosi saranno dei supercomputer, come Watson dell'Ibm, che avranno in memoria milioni di cartelle cliniche e sulla base delle analisi ci daranno la cura più idonea. Anche gli psicologhi saranno rimpiazzati da robot e software. Certamente la sostituzione avverrà prima per i lavori manuali, ma poi anche i colletti bianchi saranno soppiantati dalle macchine".

 

Si apre dunque una questione di come tutelare il lavoro...

"Assolutamente sì, ed é per questo che noi vogliamo che intervenga il legislatore. E' inevitabile che la tecnologia distrugga posti di lavoro. Pensiamo al casellante in autostrada diventato obsoleto con l'avvento del Telepass o l'agenzia di viaggi e il giornalaio".

 

Queste nuove tecnologie creeranno nuovi posti di lavoro però.

"Non tanti quanti ne distruggeranno. Secondo il World Economic Forum spariranno sette milioni di posti di lavoro entro il 2020, considerando i 15 Paesi più sviluppati, e ne verranno creati solo due milioni. E in futuro sarà ancora peggio perché saranno le stesse macchine che scriveranno software per altre macchine o costruiranno altri robot. Il lavoro umano diventerà sempre meno necessario. E qui si aprono altre due questioni. Primo, come fornire sostentamento ai non lavoratori. Secondo, accettare un nuovo modello culturale che non abbia al centro il lavoro".

 

Partiamo dalla prima, serve un reddito di cittadinanza?

"La diffusione della robotica e dell'intelligenza artificiale da un lato creerà grandi ricchezze e ridurrà la necessità di lavorare, dall'altro accentrerà ancora più di quanto non avvenga ora la ricchezza. Moltissime persone non lavoreranno e dovremo pensare a come sostentarle. Ma dobbiamo anche pensare a come useremo il nostro tempo".

 

Saremo tutti in perenne vacanza?

"La nostra vita si basa in gran parte sul lavoro. Quando conosciamo qualcuno gli chiediamo che lavoro fa. Sulla nostra carta di identità é segnata l'occupazione. La Repubblica, recita la Costituzione, é fondata sul lavoro. Senza la necessita di lavorare cosa faremo nelle nostre vite? Sembra una domanda semplice, ma studi hanno dimostrato che l'essere umano con una formazione occidentale-calvinista avrà dei seri problemi ad adattarsi in un mondo senza lavoro".

 

Riusciremo ad adattarci dal punto di vista emotivo ad avere al nostro fianco dei robot?

"Lo abbiamo fatto con il cellulare, lo faremo anche con i robot. Ma questo ha delle implicazioni enormi. Pensiamo ad un bambino che oggi si affeziona ad un peluche. Immaginiamo che in futuro il giocattolo gli parli ed interagisca con lui. Si creeranno dei rapporti affettivi importanti".

 

Senza contare la gestione dei nostri dati personali...

"Esatto, per questo serve una legislazione ad hoc. Pensiamo di avere un robot per le pulizie domestiche, come adesso già ce ne sono in giro, dotato di telecamera e connesso alla Rete. C'é una enorme questione legata alla privacy che non puó essere sottovalutata".

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