Siria, Panzeri: “L'Isis si batte con l'appoggio di Mosca. Ma dovremo cedere sull'Ucraina” - Affaritaliani.it

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Siria, Panzeri: “L'Isis si batte con l'appoggio di Mosca. Ma dovremo cedere sull'Ucraina”

Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani

Onorevole Panzeri, si fa tanto parlare in questi giorni di un possibile intervento militare italiano in Iraq per bombardare le postazioni dell'Isis. Come valuta questa eventualità?
“Noi facciamo parte di una coalizione internazionale e quindi abbiamo alcuni obblighi. Tuttavia la cosa che mi preoccupa di più è la mancanza di una strategia definita. Prima bisogna individuare una linea comune e poi si devono mettere in pratica quelle azioni necessarie a raggiungere gli obiettivi”.

Secondo lei quali devono essere gli obiettivi dell'Europa?
“Sono principalmente due: sconfiggere l'Isis e arrivare ad un cambio di potere in Siria”.

L'intervento russo in Siria ha aumentato la destabilizzazione di quell'area?
“In un primo momento può anche apparire così, ma in realtà si può utilizzare positivamente l'intervento di Putin a fianco di Assad per accelerare il tavolo negoziale”.

Chi deve partecipare a questo tavolo?
“La Lega araba, l'Iran, la Russia, gli Usa, l'Europa e gli uomini di Assad. Perché se l'obiettivo non è quello di mettere gli scarponi sul campo per sconfiggere l'Isis allora dobbiamo rafforzare gli unici due eserciti che ci sono: quello iracheno e siriano”.

E' una trattativa possibile?
“Sì se ci si approccia con pragmatismo e se si ha uno sguardo più ampio. Anche se non sembra Ucraina e Siria sono collegate. È possibile favorire un avvicendamento a Damasco se l'Europa rinuncia alla Crimea e se riconosce all'Ucraina una funzione di cuscinetto tra la Russia e l'Europa”.

E' possibile un avvicendamento pacifico in Siria?
“Assad ha fatto sapere di potersi fare da parte. È ovvio che poi il difficile sarà formare un governo in grado di garantire una pacifica convivenza tra tutte le fazioni che in questi anni di guerra civile si sono combattute”.

Quanto tempo hanno Europa e Usa per avviare questo processo?
“Pochissimo, perché la situazione si sta facendo esplosiva. Sono appena tornato da Libano e Giordania e i campi profughi sono ad un livello critico. Si rischia di destabilizzare i Paesi che confinano con la Siria con un allargamento della crisi”.

L'Europa, nella figura dell'Alto rappresentante Mogherini, che ruolo deve avere in questo processo?
“Non esiste allo stato attuale una diplomazia europea degna di questo nome. E la colpa non è della Mogherini, ma di alcuni Paesi che vogliono perseguire una politica estera rispondente ad interessi nazionali. Ma in un quadro globale in cui gli Stati Uniti si stanno progressivamente ritirando dobbiamo essere chiamati noi a riempire il vuoto, se non vogliamo che lo facciano Cina e Russia”.

In Libia sono stati alcuni Stati europei a creare un vuoto di potere che ha portato ad una somalizzazione del conflitto. Si intravede una luce in fondo al tunnel?
“Ci sono stati incontri ad alto livello alle Nazioni Unite in cui si è dato un ultimatum alle fazioni libiche per arrivare ad un accordo di pace e alla creazione di un governo di unità nazionale. L'ultimatum terminerà il 20 ottobre, giorno in cui scadrà il riconoscimento del governo di Tobruk. Sono fiducioso che per quella data si arrivi ad una ricomposizione del conflitto”.