Turchia più vicina a Ue e Usa. Erdogan pronto a mollare Putin post referendum - Affaritaliani.it

Affari Europei

Turchia più vicina a Ue e Usa. Erdogan pronto a mollare Putin post referendum

Il raid Usa in Siria e il referendum del 16 aprile spingono la Turchia di nuovo verso Ue e Usa

Erdogan, candidatura turca a Ue "sul tavolo" dopo referendum

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto che la questione dell'adesione di Ankara all'Ue tornerà "sul tavolo" dopo il referendum di domenica prossima sull'estensione dei poteri presidenziali. In un discorso pronunciato a Ismir, città della Turchia occidentale, Erdogan ha di nuovo attaccato l'Europpa con la quale le relazioni si sono deteriorate nelle ultime settimane dopo i divieti dei comizi in suo favore in diversi Paesi.

"L'Europa pagherà per quello che ha fatto"

"L'Europa pagherà pr quello che ha fatto. Se Dio vuole, la questione dell'Unione europea sarà di nuovo sul tavolo dopo il 16 aprile", ha dichiarato il capo dello Stato senza precisare l'orientamento che intende dare alla quesione. Il processo di adesione della Turchia all'Ue è ad un punto morto da diversi anni e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha riaffermato il mese scorso che la reintroduzione della pena di morte impedirebbe l'ingresso della Turchia nell'Ue. 

Erdogan: "I paesi europei stanno impazzendo in vista del referendum"

I paesi europei "stanno impazzendo" per il referendum costituzionale del prossimo 16 aprile che determinerà il "decollo" della Turchia dice ancora Erdogan. "Avete visto cosa è successo in Europa. Perché stanno impazzendo? Perché hanno capito ciò che questo referendum portera'. La Turchia sta crescendo e questo li rende pazzi", ha detto Erdogan, citato dall'agenzia di stampa "Anadolu". "Mi aspetto un boom di voti in Europa", poiche' i turchi che vivono li' sono "oppressi e umiliati".

Il nodo referendum

Nel referendum del 16 aprile i cittadini turchi saranno chiamati a votare sulla riforma costituzionale approvata nel gennaio scorso dal parlamento e che prevede la piena trasformazione della Turchia da Repubblica parlamentare a presidenziale, con l'abolizione della carica di primo ministro, i cui poteri verranno attribuiti al capo dello Stato. Oltre che dal Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp) di Erdogan, la campagna per il Sì è sostenuta dal Partito nazionalista (Mhp), mentre il Partito repubblicano del popolo (Chp) - principale forza politica all'opposizione - è schierato per il No.

Il riavvicinamento di Erdogan a Ue e Usa

Al di là delle dichiarazioni più o meno roboanti, è evidente che Erdogan si stia ravvicinando all'Ue, ma anche agli Usa. Il disimpegno americano in Medio Oriente e le polemiche con Bruxelles e Berlino avevano spinto Ankara verso Russia e Cina. Ma ora lo scenario sta per cambiare. Il raid di Trump in Siria fa sperare Erdogan nella deposizione di Assad e i rapporti con Washington sono tornati buoni. Di riflesso, allontanandosi da Mosca, Ankara ha bisogno di rapporti quantomeno cordiali con Bruxelles. E al di là delle dichiarazioni di guerra, il filo don Bruxelles non si è mai spezzato. Tanto che l'accordo sui migranti non è mai stato davvero in pericolo. Erdogan è pronto a riannodare quel filo. Prima, però, deve vincere il referendum.