Turchia al voto, l'Ue attende. In gioco migranti e adesione - Affaritaliani.it

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Turchia al voto, l'Ue attende. In gioco migranti e adesione

Le nuove elezioni in Turchia possono segnare un punto di svolta nelle relazioni con l'Ue. In gioco la questione migranti, l'emergenza terrorismo e il processo di adesione di Ankara a Bruxelles. Il voto arriva infatti in un momento particolarmente delicato nei rapporti bilaterali, con la Turchia che ha un ruolo davvero centrale per l'intera politica europea.

PRAGMATISMO - Le seconde elezioni generali turche nel giro di cinque mesi arrivano in un momento critico per Bruxelles, che sta pensando di rilanciare i negoziati di adesione di Ankara all'Ue in cambio di un aiuto concreto nella gestione della crisi migratoria. Molti leader europei, compresa Angela Merkel, hanno messo in campo un nuovo approccio pragmatico nei confronti di Erdogan. La cancelliera è stata in Turchia lo scorso fine settimana e lo stesso Juncker ha inonctrato Erdogan a Bruxelles, ricevendolo con tutti gli onori del caso per un summit sulla questione migranti. "Che ci piaccia o no, dobbiamo lavorare con la Turchia", ha detto Juncker.

IL RAPPORTO UE - Tutto questo nonostante un duro rapporto proprio alla vigilia delle consultazioni elettorali. La Turchia, secondo questo rapporto per ora non pubblicato da Bruxelles ma diffuso dalla Reuters, sta diventando più autoritaria e l'indipendenza del sistema giudiziario è minata dalla politica. "Il governo uscente ha fatto sforzi per rinvigorire il rapporto con l'Ue ma questo impegno è controbilanciato dall'adozione di una legislazione nel campo della libertà di espressione e di assemblea che va contro gli standard europei", si legge nel rapporto annuale sulla Turchia, Paese candidato all'adesione, che però sarebbe ancora soggetto a modifiche e che Bruxelles terrebbe fermo in attesa delle elezioni, per non compromettere i rapporti con Ankara da cui si aspetta collaborazione sulla questione migranti. Il rapporto è molto critico, e spiega che dal 2014 lo stato di diritto è su una traiettoria discendente, con "i giudici sotto forte pressione politica" che suggerisce come il sistema giudiziario in Turchia sia influenzato dal Governo o soggetto a coercizione politica. "La situazione è retrocessa dal 2014, l'indipendenza del sistema giudiziario e la separazione dei poteri sono stati considerevolmente minati", conclude l'estratto del rapporto.

ERDOGAN SI' O ERDOGAN NO? - Secondo i sondaggi, dopo 13 anni di dominio incontrastato, il partito di Erdogan non raggiungerà la maggioranza assoluta e potrebbe essere costretto a condividere il potere con il secondo partito più grande del Paese, il Chp. Una situazione inedita e non facile per Erdogan, che in passato ha bollato come "sovversivi e terroristi" i suoi oppositori. Sarebbe un duro colpo per Erdogan, che recentemente aveva modificato molte leggi proprio per dare più ampi poteri al governo. Comunque vada, il risultato elettorale sarà guardato con molta attenzione dall'Ue. Molti funzionari e leader europei stanno incontrando Erdogan nelle ultime settimane. La speranza è quella di cooperare per arginare il flusso di migranti e riprendere in cambio di denaro quelli respinti dall'Europa. In molti Paesi dell'Ue ci sono ancora resistenze sul possibile ingresso della Turchia nell'Unione ma i riformatori di ambo le parti vedono il processo di adesione come una buona opportunità per stringere i legami. Un processo che si farebbe forse più complicato senza Erdogan.