Donna uccisa a Vicenza, è la 24esima nel 2022: lo Stato non fa abbastanza

Il disegno di legge di Cartabia e Lamorgese è un passo in avanti ma bisogna fare di più

L'opinione di Elisabetta Aldrovandi*
Polizia di Stato
Cronache
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Donna uccisa a Vicenza, Lidia aveva denunciato l’ex compagno ma non è bastato: bisogna tutelare le vittime

Ennesima donna uccisa, stavolta alle porte di Vicenza. Siamo a 24 da inizio anno. Lidia aveva 42 anni, due figli, un ex compagno più volte denunciato. Una volta lui le avrebbe fracassato il cranio di botte e lei era stata sette mesi a casa in malattia. A causa delle persecuzioni si era dovuta allontanare e aveva pure preso una denuncia per abbandono di minori.

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Nel 2019, probabilmente grazie all’introduzione del “codice rosso”, la donna ottenne il divieto di avvicinamento. Ma forse non è bastato. Lidia è stata uccisa a colpi di pistola mentre si trovava in auto da sola dopo aver accompagnato i figli a scuola, e si presume che l’omicidio sia stato commesso  dall’ex compagno, trovato poi cadavere in una macchina assieme a un’altra persona.

Sul tavolo parlamentare c’è un disegno di legge a firma dei ministri Cartabia e Lamorgese sull’inasprimento e aumento delle ipotesi di misure cautelari, anche in carcere, per chi viene denunciato per reati collegati all’ambiente domestico, e sul quale ho partecipato in audizione in Commissione Giustizia al Senato alcune settimane fa. È una proposta migliorabile e perfettibile, ma è un passo avanti nella tutela delle vittime e nella riabilitazione dei condannati.

Il contrasto alla violenza domestica e alle sue conseguenze più gravi e irreparabili è un’emergenza che non può più aspettare. Servono misure immediate ed efficaci, che sanzionino e riabilitino i colpevoli, e salvino e tutelino le vittime.

 

 

 

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