Molesta la dipendente, la giudice lo assolve: "Lei è complessata"

La magistrata è la stessa che non punì il bidello di Roma per la "palpeggiata fugace"

Di Redazione Cronache
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Le colleghe scaricano la ragazza al processo, ridimensionando le accuse al dirigente

Altra sentenza che genera polemiche sul fronte molestie e abusi. A Roma la dipendente di un museo ha denunciato il suo superiore e dirigente per molestie. Ma la giudice, la stessa che pochi giorni fa ha assolto il bidello per aver palpeggiato fugacemente" una studentessa, ha deciso di assolvere l'uomo. 

La vicenda è raccontata dal Corriere della Sera, che riporta anche le ragioni della decisione: "Alla luce di tutte le considerazioni qui svolte non si può escludere che la parte lesa, probabilmente mossa dai complessi di natura psicologica sul proprio aspetto fisico (segnatamente il peso) abbia rivisitato inconsciamente l’atteggiamento dell’imputato nei suoi confronti fino al punto di ritenersi aggredita fisicamente".

Secondo il racconto della giovane, il dirigente le avrebbe detto frasi come "quanto mi arrapi" e "domande che hanno il solo scopo di imbarazzarla o di introdurre il tema sesso", spiega il Corriere, che prosegue: "In quella prima occasione il dirigente «la bloccava in un angolo e le palpeggiava come al solito fianchi, schiena e pancia dicendo “dai fammi toccare ancora un po’...”» si legge nel capo d’imputazione. L’uomo non si ferma nonostante l’atteggiamento scoraggiante di lei e secondo il Corriere torna a toccarla altre volte.

Ma al processo, riporta il quotidiano, le colleghe "la abbandonano, attenuando e ridimensionando. La smania di fisicità del dirigente diviene così un suo fare «giocherellone» secondo una testimone". Da qui l'assoluzione contro cui la procura presenterà ricorso.

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