Dimissioni Papa Francesco, da Meloni al caso Orlandi, ora è più probabile

Bergoglio durante il consueto Angelus ha fatto riferimento alla possibilità di ritirarsi in S. Giovanni: crescono i segnali per delle "imminenti dimissioni"

Di Giuseppe Vatinno
Papa Francesco 
Cronache

Papa Francesco si dimette, il terremoto scoppiato in Vaticano dopo la morte di Ratzinger: l'analisi 

La scomparsa di Papa Ratzinger ha provocato un vero e proprio terremoto in Vaticano. Abbiamo infatti assistito ad un iperattivismo di Papa Francesco che ha dovuto incontrare in fretta e furia Padre Georg proprio lunedì scorso.

Qualche giorno prima aveva riformato l’intero vicariato romano mettendo esplicitamente sotto tutela il suo vicario. Poi ha incontrato improvvisamente molti politici, tra cui spicca la visita che ha fatto il premier Giorgia Meloni in Oltretevere. Poi ha riaperto a sorpresa il caso Orlandi, la ragazza scomparsa nel nulla tanti anni fa.

Parimenti si sono visti robusti “movimenti di truppe” dalla parte di Trastevere, dove ha sede la Comunità di Sant’Egidio, braccio armato dei progressisti post conciliari. Monsignor Vincenzo Paglia guida il gruppo principale di supporto mentre il fondatore laico –è stato pure ministro- Andrea Riccardi è impegnato diuturnamente in una attività di “vigile pattugliamento”, che ricorda un po’ le prescrizioni di Speranza.

Andrea Cionci nel suo blog su Libero così scrive di Sant’Egidio: “Detto con rispetto, parliamo di una realtà “antimaterica” rispetto a Benedetto XVI: la comunità è conciliarista, modernista, ipersincretista, accoglientista, con un assistente spirituale come il vescovo Vincenzo Paglia (quello che si è fatto ritrarre nudo nell’affresco omoerotico della cattedrale di Terni), una comunità islamofila, come spiega Sandro Magister, impegnata in politica, popolata da quei sacerdoti che lo stesso Ratzinger amaramente commentava come “preti ridotti al ruolo di assistenti sociali”  il cui  messaggio di fede è “ridotto a visione politica”.

Già da qualche tempo le voci di una possibile dimissione di Bergoglio girano nell’atmosfera rarefatta della Curia romana e lo stesso Papa ha fatto riferimento alla possibilità di ritirarsi in San Giovanni in Laterano, che poi sarebbe la sede naturale del vescovo di Roma, o in una piccola diocesi di periferia.

Ieri, durante il consueto Angelus, il Papa da detto: "Farà bene anche a noi coltivare, come Giovanni, la virtù di farci da parte al momento opportuno, testimoniando che il punto di riferimento della vita è Gesù. Farsi da parte, imparare a congedarsi: ho fatto questa missione, e lascio il posto al Signore”.

Parole che sono state subito interpretate come l’annuncio di un imminente addio al pontificato. La possibilità concreta che Bergoglio si dimetta non sono peregrine né possono essere ormai più attribuite all’eterno gossip vaticano. Il Papa è anziano e ammalato, tempo fa da detto che occorre che tutti gli incarichi nella Chiesa siano limitati temporalmente proprio per evitare l’”effetto Wojtyla” e cioè quell’immagine straziante di un Papa curvato sotto il suo stesso peso e sotto il peso degli anni. Dicevamo prima dell’iperattivismo di Francesco in questi giorni. Si muove come se volesse mettere in ordine e riannodare i fili staccati in vista di un successore.

Non per niente il capo della CEI, il potentissimo Matteo Maria Zuppi che gode della sua fiducia, è sempre in TV e ormai ha completamente sfilato l’iniziativa diplomatica al segretario di Stato il cardinale Pietro Parolin, altro candidato storico al Soglio petrino. Se si digita ingenuamente su Google “chi è il cardinale più potente?” esce proprio il nome di Parolin che ha fatto tutta la sua carriera ecclesiastica sotto Benedetto XVI. E quindi non è illecito pensare ad una sorta di “derby” italiano tra i possibili papabili: da un lato il conservatore Parolin e dall’altro il progressista Zuppi.

Francesco sta parando i colpi dei conservatori e in questa ottica è da inquadrarsi il già citato episodio dell’incontro con padre Georg che da tempo cerca di bloccare il suo libro “Nient’altro che la Verità”, arrivando addirittura a Marina Berlusconi a capo della Mondadori. Ed invero il libro che doveva uscire il 10 gennaio ancora non si trova in libreria tra l’imbarazzo dei commessi che non sanno più cosa dire a chi gli chiede che fino ha fatto. Forse il Papa ha promesso qualcosa a Padre Georg nell’incontro del 9 gennaio scorso per tenerlo buono ma ormai il libro è stato già stampato…

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