Allarme rosso: il rendimento del Btp a 15 anni triplicato in un anno
L'asta ha collocato titoli con un rendimento lordo del 3,3%. Nel 2021 era stato dello 0,95
Btp, triplicato il rendimento
A furia di scherzare con il fuoco, è successo qualcosa di grave: il rendimento dei btp a 15 anni è triplicato nel giro di un anno. E attenzione perché ora rischiamo veramente l’osso del collo. Infatti, mentre la maggioranza allargata fa a cazzotti su qualsiasi argomento, i mercati – che avranno tanti difetti, ma non certo quello di farsi trovare impreparati – hanno capito che l’aria che tira sull’Europa è cambiata e, in particolare, sull’Italia. Per questo motivo, da gennaio in poi, ben prima dello scoppio della guerra, hanno iniziato a vendere le azioni collocate sul Ftse Mib. E ora chiedono rendimenti molto più alti sui titoli di stato.
Il confronto è impietoso. A febbraio del 2020, prima del Coronavirus ma anche prima del Recovery Plan europeo, era stata annunciata un’emissione di 9 miliardi di euro di titoli, collocati al prezzo di 99,513, con un rendimento lordo annuo all’emissione dell’1,489%, il più basso in assoluto su quella scadenza fino a quel momento. L’anno dopo, ancora con il Covid che ruggiva ma con il Pnrr ormai approvato – e soprattutto con il parafulmini Mario Draghi a Palazzo Chigi – ecco che il collocamento era avvenuto al prezzo di 99,409, con un rendimento lordo annuo dello 0,992%. In questo caso la richiesta, a fronte di un collocamento da 9 miliardi, era stata di 100 miliardi.
Titoli di stato, attenzione per il futuro
Veniamo a ieri: il Ministero delle Finanze ha comunicato i risultati della prima tranche del nuovo Btp a 15 anni con scadenza al 1° marzo 2038 con un collocamento di 5 miliardi e un tasso lordo annuo del 3,305%. Insomma, un campanello d’allarme non indifferente. Anche perché ci sono oltre 200 miliardi di euro di titoli che andranno a scadenza da qui alla fine dell’anno e che necessitano di essere rinegoziati. Se il trend dovesse essere confermato, rischieremmo brutte sorprese non tanto sui titoli a lungo termine (alcuni decennali rendono il 5%, quindi ben al di sopra di qualsiasi possibile richiesta del mercato) ma per quelli a breve che potrebbero avere bisogno di una cedola accessoria per essere considerati “appetibili”. Siamo col fiato corto, mentre nel governo si litiga sulle spiagge e sul catasto. Attenzione a non eccedere, però. Il conto potrebbe essere molto salato.