Tim, intervista a Labriola: “Il sistema delle tlc a rischio entro 2-3 anni"
Il ceo di Tim a Trento: “La separazione tra ServiceCo e NetCo è una necessità, ci attende un ciclo d’investimento pesante per la fibra”
Telefonia mobile, Labriola: "In Italia le tariffe più basse d’Europa"
“In Italia abbiamo le tariffe di telefonia mobile più basse d’Europa”. Parola di Pietro Labriola che a Trento, in occasione del Festival dell’Economia, ha fatto il punto sullo stato di salute del comparto. Partendo da un dato: nel quinquennio 2016-2020 le aziende del settore delle telecomunicazioni hanno perso un miliardo di margini. Non è colpa dell’ex-Sip o di altri operatori, sia ben chiaro, ma di un comparto che fatica a tirarsi fuori da un meccanismo complesso. “La tesi del mio master ormai quasi 30 anni fa – chiosa Labriola – era sulla liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni. Partendo da una duplice richiesta comunitaria: ridurre i prezzi per il consumatore e redistribuire i margini tra gli incumbent e i nuovi operatori. Abbiamo ridotto i prezzi, che oggi sono i più bassi d’Europa, ma non abbiamo redistribuito valore per le altre aziende”.
Leggi anche: Professione manager, Labriola (Tim): “Curricula? Li sceglie l’intelligenza artificiale ma poi..."
Secondo un’indagine Agcom pubblicata alla fine dello scorso anno i ricavi complessivi delle principali aziende che operano nel settore delle comunicazioni elettroniche si sono ridotti nel periodo 2016-2020 del 10,1%, passando da 31,5 miliardi di euro nel 2016 ai 28,3 miliardi di euro nel 2020. Chiaro dunque che si debba decidere meglio che strada bisogna affrontare. Non può essere la moltiplicazione quasi maniacale degli operatori che facciano leva esclusivamente sul prezzo per attirare nuovi clienti. Né si può pensare di tornare a un regime quasi monopolista “Bisogna che ci sia qualcuno che verifica il modello di business degli operatori per capire se è sostenibile – chiosa Labriola – perché oggi i ricavi dei cinque operatori mobili non generano montagne di utili, ma anzi registrano numeri preoccupanti. Se facciamo finta che non ci sia alcun problema, tra due o tre anni potremmo avere una crisi sistemica del comparto delle telcomunicazioni”.
“I prossimi 10 anni saranno positivi grazie al Pnrr”
“I prossimi 10 anni saranno positivi grazie al Pnrr”
La digitalizzazione del Paese, complessivamente, verrà sostenuta da 50 miliardi provenienti dal Pnrr. Uno degli sbocchi principali sarà proprio il mondo delle telecomunicazioni. Tim ha partecipato a diversi bandi di gara, compresa quella per il 5G. “Abbiamo l’opportunità di costruire reti di telecomunicazione – spiega Labriola – in aree che sono quasi a fallimento di mercato, con un’opportunità di riequilibrare diverse zone del Paese. Si creano grandi opportunità per i prossimi 10 anni e stiamo costruendo una società (la ServiceCo, ndr) che lavorerà esclusivamente allo sviluppo di soluzioni per migliorare la digitalizzazione del Paese.
Il nuovo piano industriale
Il 7 luglio verrà presentato il nuovo piano industriale che sancirà la separazione di Tim in due realtà, la ServiceCo e la NetCo. L’ultima volta che un Paese ha realizzato un piano d’investimento così articolato come quello che attende le aziende di tlc stavamo posando la rete in rame. “Ma allora c’era un unico player concessionario – chiosa Labriola – oggi invece ci troviamo a dover realizzare l’investimento per l’Ftth, ma non ci sono certezze per la remunerazione. Nelle altre utility c’è la Rab (Regulatory Asset Base, ndr) che permette di definire il prezzo tariffario sulla base di un ritorno di una determinata percentuale sul capitale investito. Se devo puntare 10-15 miliardi sulle reti di tlc ma non ci sono certezze per un ritorno dell’8% all’anno, chi vorrà finanziare le imprese del comparto?”.
Per Labriola, dunque, il modello deve cambiare, altrimenti non si riusciranno più a trovare investitori disposti a puntare sul comparto delle telecomunicazioni. “Non sappiamo che cosa succederà tra 2-3 anni, ma un dato dobbiamo registrarlo: nella gara per la connessione a un Gb – conclude Labriola – abbiamo partecipato solo noi e Open Fiber, ma quest’ultimo è un operatore di rete, non un fornitore di servizi. Eppure c’erano 15 aree differenti, ma nessuno dei nostri competitor si è presentato”.