Intervista a Dora Romano: da Paolo Sorrentino a "Bang Bang Baby"

Nella nuova serie di Prime Video è Nonna Lina, capo di una 'ndrina, ma nella vita è molto lontana dai panni della "cattiva" che spesso indossa sul set

di Mirko Crocoli
Spettacoli
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"Sullo schermo interpreto spesso ruoli da cattiva, ma nella vita pratico il buddismo, per trovare la pace"

 

E’ in fervida ascesa la carriera artistica di Dora Romano. Dopo la Maestra Oliviero ne “L’amica geniale” di Saverio Costanzo e l’iconica Signora Gentile in “E’ stata la mano di Dio” per la regia di Paolo Sorrentino (già candidato ai Premi Oscar 2022 come miglior film straniero), in questi giorni la ritroviamo nei panni della capo ‘ndrina Nonna Lina nel nuovo cult movie in 10 puntate Bang Bang Baby prodotto da Amazon Prime e in autunno in quelli di Melina De Ruggeri nella seguitissima serie Imma Tataranni Sostituto Procuratore per Rai Uno, al fianco di Vanessa Scalera.

Un successo tanto esplosivo quanto meritato, che di certo non sorprende affatto sia gli addetti che gli appassionati, considerati infatti i suoi trascorsi sui set internazionali e nei “live theater”. Attrice impegnata da oltre quattro lustri, Dora, diplomata alla “Bottega Teatrale di Firenze” diretta da Vittorio Gassman e ulteriormente specializzata in vari seminari di perfezionamento quali il ‘J. Grotowskij’ a Palermo e il ‘D. De Fazio – Roma’ presso la città di Los Angeles, oggi vanta un bagaglio di decine di rappresentazioni e musical nei principali palcoscenici d’Italia con - alle spalle - intense stagioni recitative. Un percorso professione che è, come anch’ella confessa, passione di vita sin da bambina.

Molta tv, serie e lungometraggi; da “La Dea Fortuna” a “Un’avventura”, da “Viva la Sposa” fino a “Mamma Mafia” di Catherine Hardwicke. Ha lavorato con Ferzan Ozpetek e a Hollywood in “Parfume” nel ruolo di Mme Baldini (moglie di Dustin Hoffman) oltreché in numerose commedie a firma del grande Eduardo De Filippo giacché - essendo natia di Castellammare di Stabia – le sue radici sono ben solidificate a quella straordinaria tradizione che rende la Campania, Napoli, l’amato Golfo e la terra d’origine tra le più autentiche e rinomate “scuole-sipari” al mondo, basti pensare a Toto’, Loren, Taranto e Troisi.

Dora Romano si racconta qui in un’intervista esclusiva, a tutto tondo, dai primi passi nella piccola compagnia con Annibale Ruccello all’esordio ne La cameriera brillante di Carlo Goldoni (regia di Edmo Fenoglio), giungendo poi al capolavoro di Sorrentino fino alle più recenti produzioni, a partire dal “corto” di poche settimane fa, L'ultima festa del giovane Matteo Damiani e ai futuri (e rilevanti!) progetti ‘fuori confine’.

Dora, attrice impegnata. Laureata in sociologia, diplomata in recitazione a Firenze presso la “Bottega Teatrale” di Vittorio Gassman. Tanto palcoscenico, presente in tv in numerose fiction e 10 importanti lungometraggi per il cinema. Quando inizia tutto?

Considero come parte importantissima del mio percorso professionale anche le mie prime esperienze teatrali condivise con il compianto Annibale Ruccello, con il quale formammo una piccola compagnia amatoriale negli anni ‘70 a Castellammare di Stabia, nostra città di origine. Furono anni di intensa dedizione alla scoperta di un mondo, quello teatrale, che sarebbe diventata la mia casa di lì a poco. Vado molto orgogliosa di quegli anni ho imparato tanto perché dovevamo fare tutto da soli, con i nostri poveri mezzi e l’aiuto delle nostre famiglie. Poi la Bottega Teatrale con Gassman in cui mi sono immersa con tutte le mie giovani energie. La competizione era fortissima, ma Vittorio riconobbe subito i miei meriti e mi volle protagonista del saggio finale al suo fianco in palcoscenico; dire che ero al settimo cielo è un eufemismo. La mia prima scrittura teatrale professionale avvenne nel 1981, neLa cameriera brillante di Carlo Goldoni con la regia di Edmo Fenoglio. Ero entusiasta e desiderosa di dare il meglio di me seppure in un piccolo ruolo, come gavetta comanda. Fu un periodo di grandi scoperte e anche di grandi sacrifici, data la paga bassissima e il fatto che si dovesse viaggiare tutti i giorni per sei mesi, girando l’Italia con qualsiasi condizione climatica. Ricordo che mi portavo dietro un bagaglio enorme, praticamente tutto ciò che possedevo, perché era tanta la voglia di indipendenza e creatività che mi possedeva, che era come se fossi certa che da quel momento in poi non sarei mai più tornata “a casa”.

E’ sì un lavoro, una professione e un impegno ... ma quanto conta nel suo campo (e quindi per lei) anche la passione?

Se non avessi avuto passione non avrei mai trovato il coraggio di intraprendere questa strada dura, faticosa e solitaria. Negli anni ’80 per una giovane donna di una piccola città del sud, affatto bella o disinibita, non era proprio scontato riuscire a diventare una professionista. La passione è un vettore fondamentale.
 
“E’ stata la mano di Dio”. Un capolavoro candidato agli Oscar. Lei è l’iconica Signora Gentile. Come è stato collaborare sia con Sorrentino sia con l’intero cast?

Sin dal primo incontro con Paolo in occasione del provino, ho avuto la sorpresa di trovarmi di fronte un uomo gentile, generoso, educato e rispettoso del lavoro attoriale. Non c’è mai stato attrito o problemi durante il set, anzi. Ci siamo divertiti molto, abbiamo riso e collaborato sempre, attori e crew e anche Paolo, seppur concentratissimo, si lasciava spesso andare a battute e risate con tutti. Insomma, un’esperienza gioiosa, creativa dove si respirava genialità e talento. Gli sono molto grata per avermi scelta.

 

La scena della Signora Gentile in "E' stata la mano di Dio" è diventata un autentico cult (IPA)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E' stato complicato interpretare il suo personaggio? Per la scena della mozzarella, diventata già un cult, c’è voluta una preparazione ad hoc?

Sin da quando ho letto la scena la prima volta per il provino mi sono innamorata di questo personaggio, così fuori da ogni schema, così libero di dire ciò che pensa, senza ipocrisia e, allo stesso tempo, così profondo e generoso da recitare Dante in luogo di ipocrite condoglianze. Paolo è un regista che lascia molto liberi gli attori di creare, come ha affermato lui stesso, deve pensare a tante cose tecniche da mettere insieme che non può occuparsi anche della recitazione. Lui mi diede un’unica indicazione per la signora Gentile: durante tutte le prime scene lei non avrebbe mai dovuto guardare direttamente nessuno negli occhi mentre diceva le battute. Dietro questa indicazione c’è un mondo e io l’ho esplorato. Per la scena della mozzarella mi sono preparata da sola, ho saltato la cena del giorno prima e la prima colazione del giorno della ripresa per avere la giusta fame e lanciarmi a mani nude sulla mozzarella: è stato come addentare la vita senza freni. Non improvviso mai sul set, amo lo studio profondo del personaggio ed esplorare le circostanze precedenti e la sua memoria emotiva. Rispetto le battute e mi affido al regista. Se ho dei dubbi o qualcosa non mi torna ne parlo prima con lui e ci regoliamo di conseguenza. E poi comunque prima di girare ci sono pur sempre le prove.

Prossimi progetti? Cosa vede Dora nel suo futuro?

Ho un po’ di progetti in ballo: a maggio inizierò a girare un film americano ambientato in Italia, la cui regista mi ha voluta e dove reciterò in inglese. Mentre il 28 aprile uscirà la serie Amazon Prime Bang Bang Baby, un progetto in 10 puntate dove ho un ruolo bellissimo di coprotagonista, girato in 10 puntate per il canale Amazon. Sarò Nonna Lina, personaggio dalla fortissima personalità. In autunno andranno in onda le ultime 4 puntate di Imma Tataranni, sostituto procuratore un ruolo divertente al fianco della grande Vanessa Scalera. Da poche settimane è uscito il mio primo cortometraggio: L'ultima festa del giovane Matteo Damiani. Vedremo poi cosa mi riserverà il futuro, da cui mi aspetto però fortemente una pace immediata e duratura per tutti i conflitti del mondo, al di là di tutto.

“Bang Bang Baby”. Chi è ‘Nonna Lina’?

Nonna Lina è una donna capo ‘ndrina, trasferitasi a Milano con marito e figli per gestire il traffico di droga e gli affari legati agli appalti. Una donna senza scrupoli educata fin dalla nascita a difendere, a prezzo della vita, gli affiliati e gli affari della famiglia ‘ndranghetista. La narrazione che circonda questi personaggi è piena di donne del tipo di Nonna Lina che, senza batter ciglio, gestisce il malaffare alla stessa stregua di come gestisce la sua famiglia. Una figura inquietante ma reale. 
 
Non è il suo primo ruolo da ‘cattiva’. Come ci si prepara per rappresentare un personaggio così violento?
 
Mi sono preparata a lungo per il personaggio, perché molto tempo è trascorso da quando ho vinto il provino, grazie alla mia agenzia Linkart che me lo ha procurato, alla realizzazione della serie. Il Covid si è messo in mezzo. Ho cercato dentro di me la parte "cattiva", che ognuno di noi ha. Lavorando sulla memoria emotiva ho trovato quella parte nascosta e con la collaborazione preziosa dei registi, primo fra tutti Michele Alhaike, l'ho cucita addosso al personaggio. Prima però mi sono documentata a fondo sulla storia della 'ndrangheta e delle donne di ndrangheta. Vedremo se sarò riuscita nell'intento. 
 
Lei è una donna con tanti interessi. Ma qual è la sua risorsa più importante? 
 
Nella mia vita personale amo molto vivere in campagna e occuparmi dei lavori manuali in casa e fuori, ma non ho affatto un’indole contadina. Amo il silenzio e la tranquillità, che ho imparato ad apprezzare da quando 20 anni fa incontrai il Buddismo, che continuo a praticare. La pace è l'obiettivo finale della mia pratica ed anche il mio personale.
 
Un ringraziamento? Se sì a chi? E… un sogno?

In verità non posso dire di essere mai stata aiutata da nessuno durante il mio percorso professionale. Molte sono state le gratificazioni e altrettante le delusioni e le umiliazioni. Tutto mi è servito. Devo ringraziare me stessa per non aver mai veramente mollato, ma anche chi ha riconosciuto le mie capacità. Il sogno della mia vita lo sto vivendo adesso: ho un meraviglioso marito, una bella casa, una gatta che adoro e il lavoro che volevo fare sin da bambina. Insomma, sono felice.

 

 

 

 

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