Elezioni Francia: oltre il 50% contro Macron.Le Pen punta ai voti di Mélenchon

Sommando i voti di Le Pen, Zemmour, Mélenchon e altri candidati del campo radicale si arriva ben oltre il 50%. Attenzione a dare per scontato il ballottaggio

di Lorenzo Lamperti
Esteri
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Elezioni presidenziali Francia 2022, si ripete il ballottaggio Macron-Le Pen. Ma esito incerto

La sfida finale sarà la stessa del 2017, ma attenzione a dare per scontato che finirà allo stesso modo. Emmanuel Macron contro Marine Le Pen, Marine Le Pen contro Emmanuel Macron: i due contendenti di cinque anni fa si ritroveranno l'uno contro l'altro il 24 aprile per il ballottaggio delle elezioni presidenziali francesi. E non era un esito scontato, quello del primo turno. Quantomeno non lo era fino a qualche mese fa. Sì, perché è dal 1965 che i francesi non rieleggono un presidente con una maggioranza parlamentare. Erano i tempi di Charles De Gaulle e della guerra fredda, la prima. Macron spera ora di emulare il celebre predecessore in un altro momento storico caratterizzato da grandi tensioni geopolitiche.

Ma non era scontato nemmeno per Le Pen riuscire a tornare a giocarsi l'Eliseo in una partita a due. Sì, perché la candidatura di Louis Zemmour sembrava fatta apposta per distruggere i suoi sogni di gloria, con l'esodo di parte dei suoi sostenitori verso il noto polemista, compresa l'ex amata nipote Marion Marechal. E invece Zemmour ha fallito e in vista del ballottaggio potrebbe addirittura rappresentare un aiuto fondamentale per la rivale del campo sovranista. Le Pen si avvantaggia di un nuovo scenario nel quale si è creato un inedito bipolarismo alla francese nella quale lei potrà essere sfavorita ma rappresenta comunque una delle due metà. 

La forbice tra Macron e Le Pen è in realtà più ampia rispetto a quanto accaduto nel 2017. Allora Macron totalizzò il 24% dei voti al primo turno, contro il 21,3% di Le Pen. Oggi invece lo scarto è intorno ai 5-6 punti percentuali. Un buon bottino, con Macron che è andato oltre le previsioni. Secondo analisti francesi, il miglior esito del previsto del presidente uscente (che spera in realtà di non uscire proprio dall'Eliseo) sarebbe dovuto anche ad alcuni timori dei moderati sui rapporti tra estrema destra e la Russia di Vladimir Putin, col quale Le Pen ha sempre avuto un ottimo rapporto.

Elezioni presidenziali Francia, polverizzati i partiti tradizionali

La realtà appare più semplice: i partiti tradizionali sono letteralmente scomparsi. Già cinque anni fa erano andati malissimo, ma ora i repubblicani e i socialisti sono davvero ai minimi termini. Valérie Pécresse, candidata dei gollisti, si è fermata al 5,1%, il peggior risultato della storia per un partito che ha governato la Francia per decenni. Eppure i risultati delle elezioni locali dello scorso anno sembravano aver riportato in auge i moderati di centrodestra. 

Ancora peggio il centrosinistra. Anne Hidalgo, sindaca di Parigi, ha conquistato appena l'1,9%. Una catastrofe che potrebbe essere fatale per i socialisti, che dopo François Mitterrand non si sono più ritrovati e con la debole presidenza di Francçois Hollande, segnata dal "tradimento" finale di Macron, sono entrati in una spirale di crisi dalla quale non sembrano più in grado di uscire. Davanti ai socialisti sono arrivati persino i Verdi di Yannick Jadot (4,4%). 

E, ovviamente, l'estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon. Con una prospettiva completamente ribaltata rispetto al passato, è proprio il leader di La France Insoumise ad aver catalizzato il "voto utile" della sinistra. Issandosi al di sopra del 20%. Mélenchon ha già annunciato che questa sarebbe stata la sua ultima campagna elettorale e l'ha condotta al meglio, senza però riuscire a centrare lo storico risultato del ballottaggio. Dietro di lui, al quarto posto, il polemista Zemmour con il 7,1%. Un risultato molto al di sotto delle attese per colui che doveva scompaginare l'ordine della destra radicale. Anche in questo caso, Le Pen ha attratto il voto utile. Ma forse più di questo. Ha sbaragliato l'avversario per una campagna elettorale condotta nel migliore dei modi.

(Continua nella pagina seguente con analisi in vista del ballottaggio...)

Elezioni presidenziali Francia, così Le Pen può battere Macron

La candidatura di Zemmour ha offerto a Le Pen la possibilità di fare qualcosa che non era mai riuscita a fare nel suo ormai lungo passato politico: spostarsi verso il centrodestra e stemperare l'ala radicale che l'ha sempre punita in occasione del secondo turno dove i francesi tendono a votare per il candidato più moderato. Le Pen ha costruito la sua campagna elettorale su temi molto concreti. Un modo per allontanare le solite critiche di estremismo ma anche per farsi percepire come più vicina alla gente comune rispetto a un Macron che parla spesso di massimi sistemi ma quasi mai di cose quotidiane. Anche la contingenza, cioè la guerra in Ucraina e la presidenza di turno della Francia in Ue, ha spinto il presidente francese a concentrarsi sul grande disegno geopolitico. Tralasciando forse argomenti più a cuore dei francesi comuni.

Ed ecco che allora Le Pen si è concentrata sulla riduzione dell'Iva, con la proposta di portarla dal 20% al 5,5% su benzina, gas ed elettricità. Le Pen propone poi la nazionalizzazione delle autostrade e spinge per il rafforzamento del potere d'acquisto dei cittadini delle classi sociali meno elevati. Col solito contorno di "boost" alla sicurezza, tema mai scomparso dall'ondata di attentati cominciata nel 2013. Le Pen presenta Macron come simbolo del potere arrogante e se stessa come la candidata della porta accanto.

Ora, però, come sempre si apre una partita completamente diversa. Quella del ballottaggio, con una scelta che diventa più marcata tra bianco e nero e che tradizionalmente vede Le Pen sfavorita. Eppure il secondo turno si preannuncia serrato, secondo i sondaggi pubblicati domenica sera, che vedono tutti vincente  Macron ma praticamente con un minimo scarto (51%-49% secondo Ifop; 52-48% secondo Elabe; 54%- 46% secondo Ipsos e Opinionway; 54,5% - 45,5% su Odoxa). Tutti lontano anni luce dal risultato del 2017, quando Macron vinse con il 66,1% contro il 33,9%. 

Mélenchon sta con Macron per il ballottaggio, ma un terzo dei suoi elettori preferisce Le Pen

Una vittoria mai in discussione, come dimostra il modello dell'Economist che nel 2017 assegnava una possibiità su cento a Le Pen di vincere, mentre ora gliene assegna il 21%. Una percentuale infinitamente più alta. Ovviamente è già cominciata la fase degli appelli al voto dei leader sconfitti. Come prevedibile, Pécresse e Hidalgo si sono schierate con Macron. Non un grande favore, per la verità, vista la pochezza dei loro risultati e la facilità con la quale Le Pen bollerà questo appoggio come ulteriore segnale che Macron rappresenta l'establishment tradizionale della scena politica francese.

Ma anche l'estrema sinistra compatta si è spesa per Macron. In maniera anche un po' sorprendente, visto che la campagna di Mélenchon era stata per certi versi assimilabile a quella di Le Pen ed era stata caratterizzata da attacchi reiterati contro Macron. “Non dovete dare nemmeno un voto a Marine Le Pen”, ha dichiarato Mélenchon dopo il voto di ieri. Zemmour si è invece ovviamente schierato con Le Pen.

Ma attenzione, un conto sono gli annunci dei leader e un altro le reali intenzioni degli elettori. Pensare che tutti gli elettori di Mélenchon voteranno davvero per Macron appare una conclusione frettolosa. Mélenchon parla infatti a un elettorato per certi versi simile a quello di Le Pen. Persone arrabbiate per la presidenza Macron e con attenzione al tema del potere d'acquisto. Elettori che potrebbero intravedere continuità proprio con Le Pen, più che con Macron, in vista del secondo turno. Nei suoi comizi, Melenchon si è sovente rivolto in modo dialogante agli elettori di estrema destra, definiti "arrabbiati ma non fascisti". Circa un terzo di chi ha votato Melenchon, sarebbe pronto a votare Le Pen in caso di ballottaggio contro Macron.

Sommando i voti di Le Pen, Zemmour, Mélenchon e di altri candidati minori del campo radicale si arriva ben oltre il 50%. Questo significa che la partita è tutt'altro che chiusa. "Voglio raggiungere tutti coloro che vogliono lavorare per la Francia", ha detto Emmanuel Macron, chiedendo di fondare, al di là delle "differenze", "un grande movimento politico di unità e di azione". Marine Le Pen, che vuole essere la "presidente di tutto il popolo francese", ha invitato "tutti quelli che non hanno votato" per Emmanuel Macron ad "unirsi" a lei per la "grande alternanza di cui la Francia ha bisogno".   

La sfida è aperta, forse ancora più aperta di quanto sembri.

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