Elezioni Uk, disfatta per i conservatori: Tory cedono roccaforti a Londra

Nelle elezioni locali crolla il partito di Boris Johnson, con altre due roccaforti londinesi perse: anche Wandsworth e Barnet passano ai laburisti

Boris Johnson (Lapresse)
Esteri
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Elezioni amministrative in Uk, laburisti vincono a Westminster per la prima volta dal 1964

Diventa ogni ora più chiaro il risultato delle elezioni locali nel Regno Unito, anche se il quadro finale è ancora frammentato e sarà definitivamente certo solo tra oggi e domani in Galles, Irlanda del Nord e Scozia. I conservatori fanno registrare la perdita finora di circa un terzo delle amministrazioni controllate dal 2018 e in proiezione di 200-300 seggi consiliari su quasi 2000 conquistati alle precedenti elezioni: non pochi, e tuttavia meno delle previsioni peggiori della vigilia.

Ne beneficiano però non solo i laburisti, ma anche i liberaldemocratici e verdi. I Lib Dem hanno probabilmente finora più ragioni per esultare: hanno conquistato numerosi seggi e un consiglio, Kingston Upon Hull (dal Labour) e hanno tenuto Richmond infliggendo una pesante sconfitta ai Tory.

I laburisti finora hanno conquistato alcune decine di seggi e tre consigli, inclusi i londinesi di Westminster (per la prima volta in assoluto) e Wandsworth (il consiglio preferito di Margaret Thatcher, storicamente conservatore) e dovrebbero aver preso il controllo anche del distretto di Barnet.

Elezioni Uk, tutti i riflettori sull'Irlanda del Nord

Come riporta SkyTg24, il voto amministrativo a vasto raggio si è svolto ieri nel Regno Unito, dove milioni di aventi diritto, circa la metà della popolazione, sono stati chiamati alle urne per rinnovare parte dei consigli comunali dell'Inghilterra, tutti quelli della Scozia e del Galles, nonché il parlamento locale dell'Irlanda del Nord, dove la tradizionale rivalità fra unionisti protestanti del Dup e repubblicani cattolici dello Sinn Fein potrebbe dar vita a uno storico sorpasso di questi ultimi come formazione di maggioranza relativa nell'assemblea di Stormont, a Belfast.

Si è trattato di un test condizionato da molte variabili territoriali - sullo sfondo del dopo Brexit, dei contraccolpi della pandemia da Covid, dei primi effetti della sfida globale a colpi di sanzioni innescata dall'invasione russa dell'Ucraina, oltre che di numerosi problemi interni alle varie aree dell'isola - le cui ricadute rappresentano comunque un fattore di rischio nazionale per il primo ministro conservatore Boris Johnson.

In seguito dalle conseguenze dello scandalo Partygate sui ritrovi organizzati a Downing Street in violazione delle restrizioni anti Covid fra il 2020 e il 2021 (per uno dei quali è stato multato dalla polizia), Johnson ha affrontato l'appuntamento con la prospettiva di un risultato negativo per il partito di governo: messo sotto pressione anche dalla ripresa dell'inflazione comune a tutto l'occidente e dal caro bollette provocato dall'impennata dei costi dell'energia.

Se dovesse sfociare in una disfatta, l’esito potrebbe tornare a mettere in pericolo la leadership in casa Tory, e quindi la poltrona di premier, malgrado la ritrovata visibilità internazionale in veste di primo alleato europeo del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. BoJo, in ogni caso, si è mostrato ieri sorridente quando è andato a votare in una Londra soleggiata - dove erano in palio tutti e 32 i Municipi circoscrizionali - con al guinzaglio il cagnolino bianco Dilyn. Stando ad alcune previsioni, il partito conservatore rischiava di perdere qualcosa come 550 seggi locali, in particolare nelle zone urbane dove colpisce di più il caro vita.

 

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