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Cronache
Sarah Viola: "Per i reati nati dal disagio mentale servono gli psichiatri"
Sarah Viola durante la puntata odierna di "Ore 14" su Rai 2

"Perrino ha ragione: alle Forze dell'Ordine vanno affiancati degli specialisti"

Sarah Viola è una psichiatra molto nota al pubblico televisivo. Grazie alla sua lunga esperienza (è, tra l’altro, Consulente del Tribunale di Bergamo e del Tribunale dei Minori di Brescia, dove è anche Giudice Onorario) viene spesso invitata nelle varie trasmissioni per fare chiarezza sui casi di cronaca nera più efferati e controversi. Presenza abituale a “Ore 14”, su Rai 2, ha seguito con interesse la discussione suscitata dall’intervento del direttore di affaritaliani.it Angelo Maria Perrino in merito alle nuove tipologie di reato e all’azione di contrasto da parte delle Forze dell’Ordine: “Il direttore ha ragione su un punto fondamentale: siamo di fronte a un cambiamento radicale nella delinquenza e nella commissione dei reati. Oggi la scena del crimine è spesso occupata da delitti che non hanno quasi mai alla base i moventi classici, come arricchimento o vendetta. Sempre più spesso i reati nascono dai legami familiari e di sangue. Sono nuove forme di reato che richiedono una attenzione particolare, non solo per la frequenza, ma anche per la gravità e l’efferatezza con cui questi fatti si commettono. E poi c’è anche un altro aspetto: alcuni reati si possono prevenire”.

Esistono dei segnali che permetterebbero di intervenire prima che tali reati vengano commessi? 

“Sì, certo, esistono, ma il grosso problema che noi viviamo in un paese nel quale viene rimosso un fatto fondamentale: oltre a un corpo abbiamo una psiche, che può ammalarsi così come il corpo. Quando questo accade, possono verificarsi casi gravissimi. L’italiano medio non accetta di avere una dimensione psicologica, la nega totalmente o, quando la accetta, se ne vergogna moltissimo, si sente in colpa e quindi non chiede aiuto. E anche quando vede un familiare manifestare dei problemi di equilibrio psicofisico, lo nega… anche a se stesso! Un perfetto esempio è il caso di Semerate: si parla di ‘famiglia modello’, perché non si sono colti i segnali che poi hanno portato ai drammatici sviluppi raccontati dalla cronaca. Questo tipo di descrizioni nascono da una posizione di negazione della dimensione psicologica”. 

Non sempre questi segnali sono semplici da leggere: come è possibile riuscire a coglierli?

“Proprio perché non sempre sono così eclatanti, come sottolineava il direttore, servono delle indagini che non possono prescindere da una formazione tecnica di tipo psicologico. Senza nulla togliere al loro eroismo e al loro coraggio, le Forze dell’Ordine non hanno questa formazione specifica. Vanno affiancate (anche sulla scena di un crimine comune) da uno specialista. Ci vuole uno psichiatra, non uno psicologo, perché il primo è un medico ed è dunque abituato a fare diagnosi e a occuparsi di terapia. Un’intervista clinica condotta da uno psichiatra è diversa dall’interrogatorio di un poliziotto. Anche l’ascolto degli indagati nelle prime battute andrebbe fatto sempre da uno psichiatra, perché c’è modo e modo di dissimulare e di mentire, anche da parte di un delinquente comune. Soprattutto per i reati che hanno come tessuto di origine un legame familiare, la presenza di una figura formata tecnicamente a interpretare i segni e i sintomi (verbali e non) di un disagio psichico oggi dovrebbe essere inevitabile”. 

Questo quando il delitto è stato già compiuto, ma rispetto alla prevenzione cosa va fatto?

“Innanzitutto una campagna culturale, nella quale proprio voi giornalisti dovreste essere in prima linea. Come dicevo, siamo lontani da una posizione matura e consapevole: neghiamo che ciascuno di noi ha una psiche. E se un papà negli ultimi tempi alza la voce o addirittura alza le mani, quel papà non sta bene, così come chi ha il diabete”.

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