Guerra, in Russia comanda Putin e a Kiev chi? Forse gli affari di Biden-Trump

Il conflitto è diventato ben presto una guerra tra Usa e Mosca. Ora più daremo armi agli ucraini, più durerà la crisi e più saranno le vittime

L'opinione di Giacomo Costa
(Fonte immagine: La Presse) 
Esteri
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Il prof. Giacomo Costa, occasionale ma affezionato collaboratore di questo giornale, dopo aver pubblicato, Mercoledì 11 Maggio c.a.Guerra tra Russia e Ucraina, dialogo senza dogmi tra due persone”, in cui riproduceva una conversazione cortese e corretta tra due persone di diverso avviso sulla guerra, ha ricevuto alcuni messaggi in cui viene inviato a prendere posizione. In particolare uno particolarmente stringente da Adalgisa D. Ecco la sua risposta.

Leggi qui l'articolo: Guerra Russia Ucraina, dialogo senza dogmi tra due persone

Cara Adalgisa,

cerco di rispondere alla tua domanda: se gli ucraini sono così bravi che hanno arrestato l’invasione e stanno demolendo gli armamenti dei russi e sterminandone gli ufficiali, perché non gioirne e anzi  raddoppiare i nostri sforzi per “aiutarli”?

È vero che non ne gioisco.

L’inizio dell’invasione mi ha lasciato del tutto impreparato e ho cercato di aggiornarmi, ma ho subito scoperto che esistono differenze di opinione su molti fatti, che in linea di principio dovrebbero essere accertabili oggettivamente. Invece, gli uni accusano di tendenziosità i resoconti degli altri.

Ad esempio, questa invasione è secondo alcuni la continuazione di un conflitto non solo strisciante che dura da circa vent’anni, con rovesciamenti di governi legittimi da parte di minoranze appartenenti a gruppi non bene identificati. La natura degli scontri e dei cecchinaggi, secondo alcuni dei colpi di stato, secondo altri delle giuste sollevazioni popolari, non è mai stata chiarita, e bisognerebbe leggere parecchia letteratura specializzata per poterlo fare. Una cosa certa è che l’esercito ucraino era ben armato e addestrato da molti anni dalla Nato: questa almeno la fiera dichiarazione del Segretario della Nato, Stoltenberg.

In Russia comanda Putin, in modo quasi dittatoriale. In Ucraina, chi? Il presidente legittimo, Zelenski? La Nato? L’ambasciata USA? I numerosi senatori e segretari di stato americani in continuo andirivieni tra Washington e Kiev? Trump, Biden, entrambi assidui tessitori di dubbi affari in Ucraina? I capi delle bande armate che dopo aver sostituito a modo loro la polizia nei territori russofili prima sono state assunte nella polizia, poi addirittura nell’esercito per “missioni e operazioni speciali”, sinistra frase questa?

Ho trovato notevole che per indurre il battaglione, o reggimento, Azov ad arrendersi (cosa che sembra non del tutto avvenuta) sia stato necessario un invito e un’alta lode degli USA oltre che l’ordine, anch’esso infarcito di elogi, di Zelenski. Non sarà che, mentre il povero Putin si preoccupava che l’Ucraina non entrasse nella Nato, essa sia già diventata il 51-esimo degli Stati Uniti?

Per contro, parrebbe che i termini di un accordo sensato siano stati individuati già da parecchi anni e fossero contenuti nei famosi accordi di Minsk, 1 e 2, purtroppo violati da ambo le parti forse perché non sufficientemente garantiti dalle nazioni europee che li avevano organizzati. Se io non capisco male, il recentissimo piano italiano li ricalca. Tutti i seri diplomatici concordano.  Non capisco perché non siano stati attuati quando stipulati, nel 2014. Sinceramente non lo so, ma credo che senza capirlo non potremo neppure capire l’invasione russa.

L’invasione si è immediatamente trasformata in una guerra, dato l’ottimo stato dell’esercito ucraino, che era già armato e addestrato modernamente all’inizio dell’invasione. Non dunque, come si è continuato a ripetere per settimane, un eroce esercito contro un popolo inerme. Parrebbe che Putin, che riteneva di essere quasi onnisciente, non sospettasse la natura di chi stava aspettando il suo esercito: un vero delitto per uno che progettava un’invasione che avrebbe dovuto nei suoi calcoli essere breve e indolore. E la guerra è diventata una guerra della Nato e degli USA contro la Russia, attraverso l’Ucraina.

Cecilia Strada è diventata una star perché ha fatto osservare che il fatto di essere una dubbia democrazia non toglie che gli ucraini sono stati aggrediti soffrono e muoiono.  Innegabile purtroppo.  Nei discorsi su questa invasione ci muoviamo di continuo tra l’incerto e lo sconosciuto, fonte di complessità, da un lato, e il lapalissiano dall’altro, con forte tendenza a soffermarci su questo secondo rassicurante polo. Di qui l’indubbio successo di Cecilia. Una posizione intermedia parrebbe non esserci.

Pensavo di averla trovata io con molti altri. Più armi agli ucraini, più durerà la guerra e più saranno le vittime. Mentre vi sono 40 nazioni desiderose di punire la Russia, la guerra si svolge nella sola Ucraina. Ecco perché le 40 nazioni sono tutte contente. Mica muoiono cittadini loro…Ora, il fabbisogno di armi dipende anche dagli obiettivi che si assume, o che si vogliano far assumere all’esercito ucraino.

Ad esempio, negoziare sulla base dei vecchi accordi di Minsk è una cosa, voler ricacciare i russi fuori del territorio ucraino un’altra, giungere alla distruzione completa del potenziale offensivo russo (discorso di Ramstein) un’altra ancora.

Si pensava che per il secondo e terzo obiettivo fosse necessaria una guerra di lunga durata, con distruzioni e spopolamento dell’Ucraina e gravi scompensi nella fornitura di viveri essenziali alla loro sopravvivenza in diversi paesi dell’Africa. Non pare che Biden, così entusiasta della guerra da far pensare che la sua continuazione sia per lui un invito a nozze, e neppure Zelenski si siano posti questo problema. È possibile che i morti…non siano cittadini di nessuno?

C’è in questo discorso una possibile falla. Non tiene conto che 1) l’esercito russo, nel quale regnano lo scontento e la demoralizzazione, potrebbe disgregarsi da un momento all’altro, e 2) la superiorità degli armamenti e la rapidità delle informazioni forniti dagli USA e da alcuni paesi europei tra cui il nostro all’Ucraina potrebbe rivelarsi schiacciante. Le circostanze 1) e 2), pur indipendenti nella loro origine, potrebbero rafforzarsi a vicenda.

Allora potrebbe finire tutto in poche settimane ancora, con conseguimento dell’obiettivo massimo. Come ha detto il nostro Presidente del Consiglio, “Putin non è invincibile.” Chissà perché anche in questo improbabile ma non impossibile caso, io non sarei contento?

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