Orsini, Travaglio, Santoro: ecco chi sono i "Guerrapiattisti"

Perché deprecare la religione del pacifismo è necessario, ma non è sinonimo di deprecare tutti i pacifisti, neanche in ossequio al concetto di Resistenza

di Lapo Mazza Fontana
Esteri
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Orsini, Travaglio, Santoro, chi sono i "Guerrapiattisti": gli aedi del pensiero critico che si scontrano con quello dominante

Intanto lo diciamo subito, in maiestatis: la battuta del titolo non è nostra, la abbiamo “arrrubbbata dal UEBBBE” e ne ignoriamo il conio, ma è notevole. Ma chi sono i “Guerrapiattisti”? I Travaglio, i Santoro, gli Orsini e i tanti altri aedi del (sacrosanto) pensiero critico sono oggi additati come nemici del pensiero dominante, che vede la estrema semplificazione con la equazione invasore = colpevole + difensore = santo. 

Ebbene sì, la guerra costringe ad idee semplici (spesso sbagliate) e sicuramente ad opzionare uno degli schieramenti, neutralità compresa. Ma veramente i pacifisti sono tutti dei poseur o degli stupidi che non afferrano il concetto elementare del diritto alla difesa (armata) dell'aggredito contro l'aggressore? Ebbene in effetti appena apre bocca un pacifista lo sentiamo di solito professare la sua versione del mondo che è, più o meno variabilmente la seguente:

A) ripudio la guerra tout court, a costo della morte (altrui di solito, ma anche mia, e degli altri che magari vogliono difendersi in fondo chissenefrega)

B) ammetto la legittima difesa ma non con le armi (a sputazze e bestemmie o al massimo a cerbottane coi bussolotti, ma senza il chiodo in cima)

C) ammetto la legittima difesa anche armata ma solo in teoria, perché devono prevalere le armi del dialogo e della diplomazia (nel frattempo quindi niente armi a chi si difende, si arrangi con quello che ha in dispensa o nel frigo, al massimo gli mandiamo le scatolette di tonno; una volta vuote le può anche lanciare contro i carri armati, sempre bestemmiando come un turco, quello sì).

E qui scatta un paradosso: chi si oppone al pensiero dominante, universalmente e quadratamente banale, opta per una posizione sacrosanta, eppure se la critica al pensiero dominante è il pacifismo si casca universalmente in una peggiore banalizzazione e soprattutto in una dottrina, che è sacrosanta solo per autodefinizione, ma che in realtà è aberrante dal punto di vista del raziocinio.

Facciamo un esempio classico di paradosso all'italiana: la figura di Gino Strada. Al di là delle sue opinioni politiche personali, incarnò la figura a suo modo sacrosanta di medico coraggioso, mentre la sua professione di fede religiosa per il pacifistoidismo più ultrà toccava vette di delirio messianico cristologico, e anche pour cause, visto che un medico di guerra la guerra non può che odiarla. Ma ALLORA Gino Strada aveva ragione IPSO FACTO ad odiare la guerra e ad essere un messìa dei pacifistoidi? E qui la risposta si fa più complicata. Bisogna odiare la guerra? Bisogna essere? La risposta è vieppiù multipla:

A) Gino Strada aveva ragione ad odiare la guerra, essendo un medico che doveva curare ferite orribili, cagionate dalla guerra

B) Gino Strada non aveva ragione ad essere un pacifista a tutti i costi, perché il pacifismo è una religione e come tutte le religioni è un dogma statico che se ne infischia della realtà di fatto: anche lui ed i suoi medici venivano spesso difesi con le armi in pugno

C) Gino Strada aveva tutto il diritto di odiare la guerra e anche di essere pacifista, poiché anche le idee più surreali sono legittimate ad esistere.

Ma perché il pacifismo, che dovrebbe essere la naturale estensione dello spirito, sacrosanto, di pace, dovrebbe mai essere una religione surreale e addirittura deprecabile e come fa il sacrosanto a diventare deprecabile? E si può non odiare la guerra, che fors’anche deprecabile lo sarebbe, in sé e per sé? E anche qui le risposte sono da fornire in formula asimmetrica:

A) il dogma pacifista è deprecabile perché in quanto appunto dogmatico è cieco e surreale: la guerra contro Hitler Mussolini e Hirohito fu il caso-scuola di guerra molto più sacrosanta della pace

B) la guerra si può odiare in linea di principio, ma non si può odiare la guerra tout court: se si fosse odiata la guerra tout court non si sarebbe stati in grado di combattere la guerra contro Hitler, Mussolini e Hirohito, poiché per combattere e vincere le guerre ci vogliono i militari e i militaristi, che certamente quel lavoro non lo possono fare controvoglia

C) la guerra in sé e per sé non è né giusta né sbagliata: è un cataclisma naturale esattamente come un terremoto o un maremoto, poiché deriva da sentimenti umani del tutto rientranti nella funzione naturale della esistenza, che purtroppo prevede il conflitto, esattamente come lo spostamento delle zolle tettoniche prevede la distruzione di creature terrestri. Ma allora la guerra va evitata a tutti i costi, pur essendo una epifania naturale talvolta inevitabile? Ecco, a tutti i costi no.

Sappiamo come aver tentato di evitare la guerra a tutti i costi negli anni trenta del novecento portò alla peggiore catastrofe della Seconda guerra mondiale. Sappiamo che il pacifistoidismo di Neville Chamberlain opposto all'interventismo di Winston Churchill portò a peggiori ed indicibili disgrazie. Un ulteriore paradosso? Ovviamente. E fuor di metafora: anche in QUESTA GUERRA IN UCRAINA i pacifistoidi vanno deprecati, pur capendo che anche stavolta i torti non sono tutti da una parte?

I torti non furono univoci nemmeno negli anni trenta: Germania e Italia, se non davvero il Giappone, furono quasi a forza trascinate nelle dittature nazifasciste da atteggiamenti sempre più irresponsabili delle potenze che avevano vinto la Prima guerra mondiale.

I GUERRAPIATTISTI, ovvero i critici nei confronti dell'Occidente e delle sue politiche geostrategiche, associati a buon titolo o meno coi pacifistoidi, vanno dispregiati per le loro idee o peggio per le loro giaculatorie liturgiche? La risposta è bifida e complicata anche questa volta come la realtà degli eventi è maledettamente intricata. Ma potremmo risolvere con una formula, a sua volta ecclesiastica, e quindi paradossale: Credo in “unum deum, patrem omnipotentem”: libera espressione, comprensione e rispetto per le persone e per i loro percorsi, deprecazione per i dogmi deficitari di senso logico.

Se poi una simile formula possa diventare uno stigma di una Chiesa della Ragione, noi disperiamo del crederlo, visto che non crediamo in nessun Dio dogmatico; al massimo vorremmo credere in un Dio misericordioso che ci evitasse il più possibile la sofferenza e la morte, e non solo in guerra, ma anche quella della povertà e della fame, che spesso generano la guerra, e siamo daccapo. Cari GUERRAPIATTISTI, non pretenderemo nessuna abiura: continuate a genuflettervi sul vostro altare, noi continuiamo a SAPERE che SI VIS PACEM PARA BELLUM.

Così sempre fu e sempre sarà, trai primati umani, poiché i sentimenti di conflitto sono da contenere ed anche reprimere ad hoc, ma sono soffocabili ed estinguibili solo con la perdita di umanità, per scimmiesca che sia. Etiam, buon credo religioso, pacifico o meno, a tutti. E buon 25 aprile, commemorazione del concetto stesso di Resistenza, italiana o ucraina; seppur molto differenti, sempre Resistenza restano.

 

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