Nuovo allarme siccità per il Po, la più grave crisi degli ultimi 70 anni

Crisi climatica/ Calano anche i livelli dei laghi d'Iseo e di Como, così come del Maggiore, che è ormai a pochi centimetri dal minimo storico

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Allarme per la siccità per il Po: entro una settimana saranno contaminate le falde potabili. In tutta Italia scoppia la crisi idrica

Scoppia l'allarme siccità in tutta Italia. Temperature sopra la media, con punte anche di 40 gradi, piogge troppo scarse per il periodo, tesoretto neve esaurito: un mix letale per il Po che sta causando uno stato di siccità mai visto negli ultimi 70 anni.

Con effetti a catena devastanti già per l'agricoltura del bacino padano, con danni stimati per un miliardo, ma con seri rischi anche per il settore idroelettrico, potrebbe scarseggiare l'acqua per raffreddare le centrali, e per i cittadini, con alcuni comuni che potrebbero essere costretti a sospendere l'erogazione notturna di acqua a latitudini dove simili misure non si erano mai viste.

Il quadro, di allarme e preoccupazione, arriva dall'Osservatorio sulla crisi idrica del fiume Po che si è riunito in seduta straordinaria a Parma chiamando a raccolta gli esperti dell'Autorita' di bacino, che fa capo al ministero della Transizione ecologica, ma anche Regioni, Protezione civile e portatori d'interesse fra i quali Utilitalia, in rappresentanza delle multiutility del servizio idrico integrato, Terna Rete Italia, Anbi, Assoelettrica. 

Nel Veneto ad esempio, tutti i corsi d'acqua, a eccezione del Bacchiglione, registrano decrescite vertiginose: il bollettino pluviometrico regionale segnala come, a maggio, il deficit sia stato del 46%, mentre in alcuni bacini si sia arrivati addirittura a oltre il 70% (Lemene -77%, Pianura tra Livenza e Piave - 73%) o poco meno (Tagliamento -67%, Sile -61%).

Ma il Veneto non è l'unico malato: "catastrofica" viene definita la situazione idrica ai Castelli Romani, dove i laghi sono ai minimi storici con deficit idrico quantificabile in 50 milioni di metri cubi: il bacino di Nemi ha un livello medio (cm. 50), inferiore di oltre un metro a quello registrato nello stesso periodo dell'anno scorso (cm. 162).

"In queste zone, dichiara Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI - le conseguenze dei cambiamenti climatici si sommano a un'eccessiva pressione antropica, maturata negli anni e i cui prelievi idrici hanno abbassato la falda a livelli tali da rendere ormai impossibile la ricarica degli specchi lacustri, le cui acque altresì sono richiamate nel sottosuolo."

La più volte evidenziata "tropicalizzazione" del clima ha, per estremo contrappasso, registrato dannosi episodi di maltempo con conseguente dissesto idrogeologico in Veneto (nelle province di Belluno, Vicenza, Verona) e Trentino Alto Adige (a Predazzo, in val Ridanna, Bassa Pusteria, Val di Non e nell'Alta Valle dell'Isarco), ma anche in Lombardia (a Casalzuigno, nel Varesotto, sono caduti 70 millimetri di pioggia in pochi minuti).

Ciò nonostante, calano i livelli dei laghi d'Iseo e di Como, così come del Maggiore, che è ormai a pochi centimetri dal minimo storico. Esemplare è l'analisi dell'indice semestrale SPI sul Piemonte: indica una condizione di siccità estrema su circa il 90% della regione, dove il bollettino pluviometrico di Maggio segnala un deficit pari al 23,4% con punta record del 60,9% nel bacino dell'Agogna-Terdoppio (52,4% nel Cervo e il 49,1 nell'Orba).

Nel Nord-Ovest, a beneficiare delle recenti, quanto violente piogge, pare essere stato il fiume Adda, che registra un aumento di portata, pur rimanendo ai livelli più bassi in anni recenti. Rimane, al contempo, molto grave la situazione delle riserve idriche della Lombardia, dove la neve è già quasi completamente sciolta (l'82% in meno rispetto alla media storica, ma anche -90% in meno rispetto a un 2021 già caratterizzato dalla carenza d'acqua): d'ora in avanti si potrà fare affidamento solo sulle precipitazioni, avendo poca acqua stoccata nei bacini e niente neve sui monti.

In Emilia Romagna, dove il 50% del territorio presenta un bilancio idro-climatico da bollino rosso, le portate dei fiumi continuano inesorabilmente a calare. Sulla Toscana, a Maggio, le piogge sono state dal 50% al 70% in meno rispetto alla media storica (mm.29 invece di mm.71) con record negativi sui bacini dei fiumi Fiora e Ombrone sud-orientale (sono caduti mm. 19 ca.); l'Arno scende a una portata di mc/sec 7,83 mc/s e anche il Serchio vede una portata più che dimezzata rispetto alla scorsa settimana.

È difficile la situazione idrica anche in Umbria: il lago Trasimeno segna il livello più basso dal Maggio 2003; nella Bassa Valle del Tevere, il "fiume di Roma", a Maggio ha registrato la media mensile più bassa dal '96; i volumi della diga Maroggia sono ai minimi del recente quadriennio. In controtendenza è invece l'Abruzzo dove, nonostante le scarse precipitazioni del mese scorso, l'invaso della diga di Penne registra il record di acqua invasata dal 2017.

In Campania, il rischio di siccità permane nei bacini dei fiumi Garigliano e Volturno. In Basilicata, dove a Maggio sono caduti circa 45 millimetri di pioggia, i livelli medi del fiume Agri sono più bassi rispetto agli anni precedenti e dai bacini artificiali è attinto 1 milione di metri cubi d'acqua al giorno.

Più cospicui sono i prelievi dagli invasi della Puglia, dove in una settimana sono stati utilizzati circa 11 milioni di metri cubi di risorsa idrica. In Sardegna, infine, è definito un "livello di pericolo" per i serbatoi appartenenti ai sistemi idrici Nord-Occidentale, Alto Cixerri, Alto Coghinas; buone invece le performances registrate nei bacini appartenenti ai sistemi idrici di Gallura e Tirso-Flumendosa. 

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