"Aprire il porto ai mercati orientali", Beppe Mao vuole la Cina a Taranto

Taranto è una perla gustosa al confine tra due mari che ha sempre fatto gola a molti

Di Giuseppe Vatinno
La vignetta del saggio Yogananda per Affaritaliani.it 
Politica

Taranto, Beppe Mao punta la Cina ma il governo lo stanga

Beppe (Mao) Grillo sono anni che flirta con la Cina ed il suo non è un amore platonico, da comico innamorato delle smancerie orientali. No, la sua passionaccia abbraccia e bacia il business - ma non quello piccolo - bensì quello su grande scala. Così per mostrare la sua benevolenza verso il Celeste Impero nel 2019 Di Maio, cioè allora l’Italia, firmò il memorandum chiamato della “Via della Seta” che si rinnova automaticamente a fine anno, Meloni permettendo.

Taranto è una perla gustosa al confine tra due mari e comunque incastonata nel Mediterraneo. Una perla che ha sempre fatto gola a molti che se la vorrebbero pappare in un sol boccone per farne un hub strategico. Una vera porta di ingresso Orientale all’Europa.

Ogni tanto la vicenda riemerge dalle correnti carsiche della politica. L’ultima volta che se ne parlò seriamente fu una proposta di Romano Prodi nel 2006 in cui il leader emiliano si sentiva molto con gli occhi a mandorla. Ma non se ne fece niente.

Tuttavia, come detto, il protocollo del 2019 ha permesso alla Cina di mettere un piede di traverso alla porta pugliese e sicuramente dietro c’era un piano preciso poi naufragato con la fine del governo giallo – verde. Ora se ne riparla grazie a Grillo che declama la “via della seta marittima” e lo fa nella maniera peggiore possibile e cioè durante la sua tappa romana dello spettacolo dal titolo pienamente condivisibile: “Io sono il peggiore”.

La fa in maniera opaca perché è come una bomba sporca, metà chimica e metà nucleare, mischiando pericolosamente due campi che non dovrebbero mai comunicare: politica e spettacolo. E così ha fatto finalmente l’endorsement: “Dobbiamo aprire il porto di Taranto ai grandi mercantili cinesi. È l’unico porto, in quella zona, ad avere un fondale più profondo di 20 metri”.

Tra l’altro, solo un mese fa Beppe Mao si era materializzato come ai tempi belli e peppinelli del Potere all’insediamento del nuovo ambasciatore cinese a Roma, Jia Guide. Subito dopo ha cominciato a (ri)tessere trame cinesi. Inoltre, risulta che Grillo durante la permanenza romana, abbia incontrato i suoi parlamentari per parlare del “progetto Taranto”.

Fatto strano che desta allarme per la trasparenza democratica, visto che Grillo ufficialmente è solo un privato cittadino. Fortunatamente il governo gli ha “risposto” prontamente picche tramite il sottosegretario Edoardo Rixi, viceministro delle infrastrutture che su La Stampa ha dichiarato l’assoluta contrarietà governativa all’ipotesi dell’entrata dei cinesi nella gestione del porto.

Il fatto è che Taranto è anche – e soprattutto - uno strategico porto militare legato strettamente alle attività Nato e in questi tempi in cui soffiano forti i venti di guerra, dal Mar Nero, al Mar Mediterraneo fino all’Oceano Pacifico, la Cina non è certo vista bene dall’Occidente che ora, tra l’altro, tramite un documento Usa, l’accusa di aver coltivato in laboratorio il Covid 19 che ha provocato la nota pandemia per cui il Celeste Impero non ha sganciato ancora un dollaro o euro.

Dicevamo della guerra. In questo frangente la Cina si è schierata con la Russia e il governo non potrebbe aprirgli alcun porto vicino ad uno militare. Si consideri che l’Ue ha addirittura bandito l’applicazione di Tik Tok dai cellulari dei dipendenti europei, questo per far capire il livello di allerta e di sospetto sui movimenti cinesi.

Ma siamo certi che Beppe Mao non desisterà dal cercare e quando avrà trovato si commuoverà e quando si sarà commosso regnerà sul Tutto. Sempre che quel cattivone di Mondo democratico Occidentale glielo permetta e sarà molto difficile cha accada di nuovo un disastro simile.

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