In Calabria mancano giudici: record a R. Calabria, centrale di "'ndrangheta"

Mancano i magistrati soprattutto in Calabria. Un’emergenza nazionale sottovalutata che mette a rischio la tenuta di un sistema

di Antonio Amorosi
Politica

In prima linea ma senza “organici coperti”. La situazione giustizia della Calabria che spaventa

Le carenze di organico di magistrati sono note ma quale è il luogo nelle peggiori condizioni? La Calabria, a Reggio Calabria per la precisione, una delle province in cui i clan di 'ndrangheta sono più visibili e potenti. E' possibile? Sì, manca il 25% dei posti di giudice previsti dagli organici.

“Ci sono 1.600 posti scoperti” in tutta Italia, ha spiegato a settembre in un’intervista al quotidiano Il Foglio il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura David Ermini. Parliamo della carenza di 1.649 magistrati rispetto a un organico di 10.558 posti, quindi con posti scoperti pari al 15,62%, secondo i dati del Consiglio superiore della magistratura, l’organo di auto-governo delle toghe italiane. Dei 1.649 posti vacanti, 1.217 sono nei giudicanti (15,38% su 7.911 posti in organico) e 432 nei requirenti (16,32% su 2.647 posti in organico).

In queste ore il quotidiano locale calabrese La C fa un lungo elenco della situazione calabrese: nel Distretto giudiziario di Catanzaro su 360 magistrati previsti, ne mancano 68, un buco del 18,89% sul totale. Sempre nello stesso Distretto, nel settore giudicanti su 263 posti in organico, 49 sono vacanti e 214 occupati (18,63% di posti scoperti), mentre nel settore requirenti (pubblici ministeri, per intenderci) su 97 magistrati previsti dalle piante organiche approvate dal Csm, ne risultano 19 in meno e 78 prestano servizio nei vari uffici di procura, ha spiegato. Qui l’organico scoperto arriva al 19,59%.

Ma non basta. Nello specifico, alla Corte d’Appello a Catanzaro è vacante la posizione di 5 consiglieri su 32 previsti; sempre nel capoluogo di regione mancano 15 posti di giudice, 6 a Vibo Valentia, 5 a Crotone, 3 a Lamezia Terme, 2 a Cosenza e uno a Paola.

Passando ai requirenti, si evidenziano tre pm in meno a Catanzaro e Paola, due pm in meno a Castrovillari e Cosenza, a cui si aggiunge l’assenza del procuratore aggiunto dopo la partenza della dottoressa Marisa Manzini, posto già bandito dal Csm, e uno in meno a Crotone.

Catanzaro è in condizioni migliori rispetto a Reggio Calabria ma in un territorio in cui ‘ndrangheta, politica e pubblica amministrazione spesso si intrecciano, con riverberi e capitali sporchi che poi si riversano ovunque, è difficile non avvertire l’allarme. In Calabria mancano oltre 100 magistrati tra giudici e pm.

La situazione generale nazionale era difficoltosa anche in precedenza perché il governo italiano ha disposto dal 2016 in poi “l’incremento del ruolo organico del personale della magistratura ordinaria di 600 unità”… “parimenti è stato rafforzato il personale amministrativo con il riavvio delle politiche assunzionali che ha determinato, dal 2014 ad oggi, l’ingresso di oltre 5.400 nuove risorse, la definizione, dopo circa venti anni di stasi, di un concorso pubblico per 800 posti di assistente giudiziario con l’assunzione di quasi 3.400 unità tra vincitori ed idonei e, più di recente, la pubblicazione di un concorso pubblico per la copertura di 2.242 posti di funzionario giudiziario e l’avvio di una selezione per 616 operatori giudiziari”.

Nella relazione tecnica del ministero della giustizia del 6 marzo 2019 “sul progetto di determinazione delle piante organiche del personale di magistratura negli uffici giudiziari di legittimità” il quadro appare lampante in un tentativo di confronto tra Paesi con sistemi giudiziari simili. “Anche tralasciando le specificità dei singoli sistemi dei Paesi presi quali campione di comparazione”, scrive la relazione, “alcuni macro dati possono essere presi a riferimento e meritano di essere qui commentati: il numero di sopravvenienze per ogni giudice (affari penali e civili assieme considerati) è di 226 per l’Italia, di 173 per la Spagna e di soli 81 per la Francia; quello delle pendenze (civili e penali assieme) è di 378 per l’Italia, 167 per la Spagna e 75 per la Francia”.

E ancora: “quello di durata (cd. disposition time) è per il civile di 1442 giorni per l’Italia, contro i 372 giorni della Francia e i 513 giorni della Spagna. Più allineato per il settore penale, ma sempre in sofferenza: 191 giorni per l’Italia, contro i 173 della Francia e i 157 della Spagna. Da tali dati si desume quindi chiaramente una situazione di totale svantaggio dei carichi di lavoro della giustizia di legittimità italiana, nonostante un buon rapporto tra numero giudicanti e popolazione”.

Un affanno e una difficoltà evidente che rende palese la difficoltà di coloro che operano in zone ad alto rischio. Un settore, quello della giustizia, complesso e frastagliato in cui gli investimenti sono importanti ma anche la semplificazione, la valorizzazione delle buone prassi e il merito.

Appaiano in questo modo ancor di più di buon senso le prime parole rilasciate dal neo ministro della Giustizia Carlo Nordio: “La velocizzazione avviene con la depenalizzazione: attraverso una riduzione dei reati. Quindi va eliminato questo pregiudizio che la sicurezza, o la buona amministrazione, siano tutelate dalle leggi penali”.

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