Pd, capibastone e cacicchi: sempre loro. Alla fine anche Schlein sotto scacco

Viaggio nel Pd dove il rinnovamento sembra di facciata

di Vincenzo Caccioppoli
Politica

Dario Franceschini non ha alcuna intenzione di sciogliere la sua corrente (ad esempio)

Durante il suo intervento all'assemblea del pd che l’ha incoronata nuova segretaria, uno dei passaggi della Ely Schlein, che ha colpito maggiormente è stato quello che si riferiva ai capicorrente e ai maggiorenti del Pd, che stanno facendo il bello e il cattivo tempo da più di un decennio «Non vogliamo più vedere capibastone e cacicchi vari». Queste le parole chiare e forti che sono risuonate all'interno del centro congressi la Nuvola di Roma, che ha ospitato il 12 marzo scorso l'assemblea nazionale del partito. I primi ad applaudire queste parole forti e risolute, sembrano siano stati proprio Orlando, Franceschini, Zingaretti, Guerrini, (il presidente della Campania De Luca assente all'assemblea, sembra invece abbia sorriso al telefono col figlio, che con grande solerzia lo ha subito avvertito del “pericolo” imminente) che evidentemente non si sentivano affatto tirati in ballo dalle parole della nuova giovane segretaria.

La Schlein, che è sembrata tirata in volto e che non è parsa così incisiva come suo solito, evidentemente ha già capito che la vera sfida per lei comincia ora, e che è ben più probante di quella di battere il buon Bonaccini nella corsa alla segreteria. Ora deve lavorare per liberarsi dal giogo di chi nel partito, in perfetto stillo gattopardesco, promuove da tempo il cambiamento, affinché nulla cambi. Tutti ora salgono sul carro del vincitore, persino i vecchi rottamati da Renzi, Bersani, Speranza e D’Alema che avevano fondato Articolo 1, e che probabilmente ora andranno ad ingrossare le fila delle tante correnti all'interno del partito più diviso e strampalato del panorama politico nostrano.

La neo segretaria dopo aver brillato di luce propria nelle primarie ( perché la ragazza ha stoffa in questo) ora che ha raggiunto il suo traguardo, sembra quasi aver bruciato tutte la sua forza propulsiva, piegata dalla responsabilità e dal peso di dover affrontare i mostri sacri del partito, che governano a loro piacimento, a prescindere da chi occupa la poltrona sempre più scomoda del segretario ( siamo certi che Bonaccini in cuor suo non sia poi così deluso dal risultato delle primarie, considerando che, volendo, avrebbe potuto vincere comodamente già due anni fa..).



Tutti ora corrono ad applaudire la ventata di novità rappresentata da chi, come la neo segretaria ( donna come la Meloni, e questo è un altro aspetto che dovrebbe preoccupare assai la giovana segretaria), fino a poche settimane fa nemmeno era iscritta al partito ( e chissà che questo non sia stato il vero valore aggiunto che le ha permesso di trionfare sul suo avversario) e che non è, infatti, stata scelta dagli iscritti al partito, che hanno votato in maggioranza per l’usato sicuro Bonaccini, ma ha stravinto nella gara dei gazebo, tra chi la tessera del partito non la ha e probabilmente mai la farà. Forse anche perchè la gente si aspettava una vera rivoluzione da subito che cominciasse proprio con il ridurre il peso di chi fino ad ora ha pensato più alle poltrone che ai diritti dei più deboli, più al mantenimento del potere che ai diritti sociali.

Ma la giovane ragazza, che ha saputo conquistare 50.000 preferenze alle elezioni europee, nove anni fa, a soli 28 anni, e che aveva messo in difficoltà Matteo Salvini, durante la campagna elettorale della Regione Emilia-Romagna del 2020, alle parole non sembra aver fatto seguire i fatti. la nomina di presidente di Bonaccini stesso, oltre a quella della Capone come vicepresidente, che fa parte della vecchia guardia del partito pugliese, dominato da uno dei più rappresentativi “cacicchi” citati dalla segretaria, il presidente Emiliano. Ma poi anche il peso di Francesco Boccia che dopo aver tirato la volata alla segreteria durante le primarie, ora è tornato a svolgere il suo solito ruolo di abile mediatore tra le varie correnti (e chissà se quello non fosse già il suo obiettivo deciso nelle segrete stanze del potere, tra i vari capibastone del Pd). Ma anche la seconda vicepresidente, Chiara Gribaudo, fedelissima di Matteo Orfini, abbandonato al suo destino ( si fa per dire chiaramente) quando questi si era schierato con Stefano Bonaccini.



Ma anche la rediviva creatura del vecchio fondatore del partito Walter Veltroni ( che malgrado assai preso dalla sua nuova attività di giornalista scrittore e produttore televisivo, certamente, come si vocifera da tempo, da dietro le quinte continua ad avere un peso importante all’interno delle gerarchie del partito, malgrado le sue recenti) Marianna Madia si vocifera potrà avere presto una nuova visibilità nel partito, dopo mesi di oscuro lavoro in parlamento, dopo i fasti ( si fa per dire chiaramente) ministeriali di qualche anno fa. Per non parlare del vero segretario in ombra del partito di Via del Nazareno, da almeno un decennio, quel Dario Franceschini, un pò più ombroso del solito, senza la sua bella poltrona ministeriale, ma sempre assai potente nelle gerarchie del partito, che non ci pensa nemmeno a rinunciare alla sua corrente e che porta a casa tra i diciassette e i venti componenti della nuova direzione del partito. Lui è membro di diritto, sua moglie Michela Di Biase, che avrebbe convinto il marito inizialmente scettico a puntare sulla Schlein, è stata invece votata.

Certo una spolverata di novità c’è, come il toscano e aggressivo Marco Furfaro, per esempio, che da molti è dato per certo come numero due della neo segretaria, di cui è un fedelissimo, che ha visto bene di piazzare in direzione anche la sua compagna, Maria Pia Pizzolante (non si sa mai come va a finire meglio prevenire) e poi la sardina Mattia Sartori, che ammette candidamente di coltivare marjuana in casa e che ha fatto un interpellanza in comune per l’assalto di un cane a due oche ( se questo è il nuovo che avanza nel pd, sarebbe da dire arridateci quelli di prima). Ma in direzione c’è anche un’altra ex “sardina”, la 41enne calabrese Jasmine Cristallo.

E poi Marwa Mahmoud, nata nel 1984 in Egitto e cittadina italiana, consigliera comunale a Reggio Emilia e fondatrice del movimento “Italiani senza cittadinanza”. Insomma una spruzzata di volti nuovi ( si fa per dire) giusto per dare una idea di rinnovamento, ma con quella strana sensazione che si tratta di un semplice maquillage per cercare di recuperare un po’ di consenso a sinistra, in attesa che le gente magari si stufi della Meloni, per poi ritornare a dettare legge, muovendo magari a proprio piacimento i fili delle povera Schlein, che farà la figura meschina che hanno fatto tutti gli ultimi segretari post Renzi. A rafforzare questa tesi la “benedizione” ricevuta dalla segretaria da parte di Goffredo Bettini, così come aveva fatto con Bersani, Renzi, Martina, Zingaretti e Letta. Insomma, non proprio precedenti troppo rassicuranti per il futuro della neo segretaria.

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