Aboubakar Soumahoro a Piazzapulita e il "diritto all’eleganza"

"L’elegante paladino degli ultimi” probabilmente è la vera foglia di fico di un elettorato sempre più sbandato e privo di punti di riferimento credibili

di Maurizio De Caro
Politica

Il diritto all’eleganza, contro l’ostentazione della ricchezza

Oggi cercheremo di circumnavigare un territorio impervio e simbolico dove in questi giorni si sono infrante una serie di certezze, e sono esplose inespresse formule retoriche che nel provincialismo del paesello non passano ne mai passeranno di moda.

Il neo-Achille della sinistra italiana Soumahoro, cantato dagli aedi digitali come il perfetto esempio di riscatto sociale, morale, politico e soprattutto antropologico, come il difensore dei braccianti, uno “Spartaco glamour” con grisaglia e stivaloni infangati ad hoc, da dare in pasto alle anime belle della sinistra afasica.

Alla gente che “sta bene”.

Giorni complessi, altalenanti, con una sequenza infinita di commenti, smentite e precisazioni che hanno complicato fino all’autosospensione del Nostro, dalla residuale “gauche caviar”, ma non alla restituzione delle prebende faticosamente (?) conquistate.

In una fredda serata di novembre l’amichevole tribunale di Piazza Pulita, consente al neo-deputato di difendersi da una vera sequenza di accuse, di sospetti, di ingiustificabili connivenze famigliari e cooperative.

Lo spettacolo è stato deprimente perché oltre a non aver sciolto qualsiasi marginale, dubbio nell’impossibilità di dare spiegazioni plausibili da parte dell’onorevole, ci ha colpito la fascinazione che lo stesso Formigli ha subito costantemente dall’intervistato.

Ora ci piacerebbe analizzare la questione da un punto di vista linguistico, semantico e grammatologico perché ieri sera abbiamo assistito ad una importante lezione sul deprimente stato della lingua italiana, quando non viene usata correttamente. 

Quindi giudizi politici, etici e giudiziari che rimandiamo ad altre sedi, ma questa intensa passeggiata sugli specchi della logica, potrebbe essere l’incipit di nuove modalità per giustificare qualsiasi nostro comportamento.

“Il diritto all’eleganza” non è un principio qualsiasi perché intanto bisognerebbe capire che cosa si intende e poi perché un paladino mediatico degli ultimi e i suoi parenti prossimi, hanno il diritto di ostentare non già un’apparente ricchezza ma una sospetta adesione all’orribile principio del consumismo, negato a tutti quelli che, dovrebbero essere difesi nelle forme basiche della dignità umana.

Ci viene il dubbio che l’eloquio “sloganistico” del Nostro, sovrapponga concetti a concetti, e scambi “il diritto al lavoro” e alla dignità della persona umana, con quello effimero reso esplicito dai Suoi, una coazione a ripetere, che nasconde non solo una povertà linguistica ma una profonda modestia umana, che senza il paracadute epico del razzismo, rivela tutta la sua inadeguatezza.

 

La retorica di certe aree politiche ”ddesinistra” ha bisogno costantemente di slogan ad effetto, di eroi istantanei che nella linguistica poco elaborata riescono a far rivivere quotidianamente i sensi di colpa della borghesia cui fanno elettoralmente riferimento.

Con l’adesione “de facto” ai principi liberali del peggior/miglior Malagodi o Altissimo, ha trovato nel diritto alla ricchezza e all’eleganza il vero punto di non ritorno, cancellando di botto in un solo selfie, altri diritti primari e smascherando i sani principi pomposi della immarcescibile retorica.

Soumahoro “l’elegante paladino degli ultimi” probabilmente è la vera foglia di fico di un elettorato sempre più sbandato e privo di punti di riferimento credibili che pare ogni giorno franare dentro la sua stessa spocchia, ma quello è un principio che non conosce crisi e mai proverà , anche in questo caso, la ben che minima forma di vergogna.
 

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