Atac, Roma fa “carte false” per salvarla dal fallimento: via dal Concordato

La Giunta firma una cambiale per il Tribunale: “Atac dovrà supportare gli investimenti per Giubileo e Expo 2030”

Roma

E' un foglio, tipo post-it appeso nela sala della Giunta Comunale; una “memoria” che serve a non dimenticare che Atac è tecnicamente fuori dal concordato fallimentare” e che profuma di cambiale nei confronti del Tribunale fallimentare perché nessuno dei 50 punti oggetto del concordato è stato raggiunto "ma che ci sono buone prospettive".

Se il Movimento Cinque Stelle di Virginia Raggi aveva salvato l'Atac dalla liquidazione, scaricando sui fornitori l'onere del debito monstre, il Pd di Roberto Gualtieri firma l'ennesima cambiale, una “carta falsa” come una memoria di Giunta che non ha nessun valore formale né contabile, con la quale sostanzialmente dà mandato ai Dipartimenti Mobilità e Patrimonio, alla Ragionieria e all'Avvocatura di “porre in essere attività per giungere al positivo esito della procedura concordataria, al fine di risolvere tutte le criticità, con particolare riferimento ai contenziosi in essere”.

Il messaggio disperato agli uffici del Comune

Il messaggio agli uffici è chiaro: inventatevi qualcosa, ma l'Atac non può fallire. E fino qui, a meno che il Campidoglio non inventi una “drago contabile” rifinanziando Atac, il messaggio disperato è palese. Ma il Campidoglio si spinge oltre e manda un messaggio ai revisori fallimentari, spiegando che l'operazione di salvataggio estremo serve al Comune, “In considerazione del fatto che Atac dovrà fornire un supporto essenziale nell'attuazione della ingente mole di investimenti di cui dispone Roma Capitale per la realizzazione di nuove infrastrutture di trasporto e materiale rotabile, anche in vista del Giubileo e della candidatura ad Expo 2030, la tempestiva conclusione della procedura concordataria, oltre ad evitare la prospettiva del fallimento della Società, costituisce un presupposto essenziale per l'effettiva attuazione delle politiche di sviluppo e miglioramento della mobilità che Roma intende attuare nei prossimi anni”.

Insomma, una “supercazzola” pur di chiudere in anticipo la procedura fallimentare dal 2023, magari sorvolando su due degli elementi critici: il servizio sempre pià scadente e sempre più lontano dagli obiettivi indicati e la crisi finanziaria acuita dal prezzo in particolare dell'energia elettrica che è quadruplicato nel corso dell'ultimo anno. Ma questa è pura finanza. La “memoria” di giunta dimentica di incidere sulla qualità del servizio.

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