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Cordoba: "Dissi no al Real Madrid per vincere con l'Inter. E oggi porto la cucina della mia Colombia in Italia"

Ivan Cordoba: "Rifiutai il Real Madrid, volevo vincere con l'Inter. Ora voglio portare la nostra cucina colombiana in Italia e nel mondo"

La nuova vita di Ivan Ramiro Cordoba da ristoratore (dove ha aperto il Mitù - Spirit of Colombia a Milano) dopo essere stato per anni una star sui campi di calcio com'è? "Totalmente diversa, ma appassiona", spiega l'ex difensore dell'Inter ai microfoni di Affaritaliani.it

La missione è chiara: "Portare la nostra cucina colombiana in Italia e, attraverso l'Italia, nel mondo. Siamo consapevoli, con umiltà, di andare a giocarci una partita difficilissima perché entriamo nella 'Liga' più importante del mondo. Però sappiamo che possiamo mostrare qualcosa di importante, perché in Colombia c'è tanta diversità nella cucina..."

I piatti di serie A della Colombia?
"A me piacciono tanto l'ajiaco e il sancocho. Delle zuppe che hanno dentro tanta 'diversità' e storia del nostro Paese, che vengono cucinati dai nostri nonni e bisnonni. Si tramandano nelle generazioni. Noi questi piatti li proponiamo anche nel nostro ristorante perchè io ho imparato una cosa anche qua..."
 

 

Ossia...
"Quando vai nei vari posti in Italia, anche quelli più sperduti, un piatto tipico che mangiano solo lì da generazioni è il più buono che puoi trovare. E noi vogliamo portare la nostra tradizione qui in Italia"

E' più difficile marcare un attaccante in campo o fare il ristoratore?
"La seconda. Devi avere delle persone che conoscono questo mestiere, una squadra forte per gestire il salone, gli chef e via dicendo... Io avrei potuto fare l'allenatore di una squadra di calcio, ma fare il mister di un ristorante è tutta un'altra cosa. Io qui sono di supporto, sanno che sono qua e che mi piace perché ho la passione di voler mostrare al mondo questa parte della Colombia, che è poco conosciuta"
 

Alvaro Calvijo e Ivan CordobaIvan Cordoba e Alvaro Clavijo, 5° nella classifica dei Latin America’s 50 Best,
e chef consulente di Mitù

 

Cordoba e l'Inter: cosa ti è rimasto dentro del tuo sangue nerazzurro?
"Tutto. Sono stati 15 anni, il periodo più lungo in cui sono stato in una squadra, anche considerando il percorso fatto nelle giovanili: nel Deportivo Rio Negro avevo militato da 8-9 anni a 16 quando ho iniziato in serie B. Posso essere al Venezia (dove è attualmente dirigente, ndr) o da qualsiasi altra parte, ma l'Inter rimane dentro di me..."

I momenti più difficili all'Inter...
I primi cinque anni che non vincevamo. Ma se non fosse stato per quel periodo, in cui avevi la voglia di riscatto, una sorta di 'debito' che avevi con i tifosi, la proprietà e te stesso, non so se avremmo vinto dopo. Noi del gruppo di quei 5 anni cercammo di trasferire quello spirito a chi arrivò con noi dopo. Far capire cosa voleva dire giocare nell'Inter, cosa cercavi stando lì. Il 'non mollare', perchè in quel momento sarebbe stato facile. E non era neppure difficile trovare la squadra.. anzi quella che oggi è la più forte al mondo, ossia il Real Madrid. Ma ero così convinto di voler vincere con l'Inter che..."

... rifiutasti il Real Madrid?
"Sì. Ho avuto questa forza di dire 'no, voglio vincere qua'. Questa cosa te la trasmettono i tifosi, la società, tutto ciò che circonda l'Inter"

Se dovessi abbinare un piatto del tuo locale all'Inter
"L'Arroz con coniglio e verdure, che contiene anche un riso con spezie... ed è colorato: perchè noi nei piatti vogliamo mettere i colori. Vogliamo che siano allegri perchè noi in Sudamerica siamo così. E ha dentro un po' tutto, ti dà il gusto di quando un risultato è fatto bene perchè vedi che ci hai messo passione, tutto te stesso.

arroz con coniglio e verdue ph gabriele zanon 3Arroz con coniglio e verdure (ph Gabriele Zanon)
 

 

L'attaccante più difficile che hai dovuto marcare chi è stato?
"Ronaldo. Perché l'ho avuto come compagno di squadra, ma prima ancora da avversario in Nazionale e dopo di nuovo contro quando andò al Milan. Ma dopo di lui in quel periodo c'erano degli attaccanti incredibili, Shevchenko è uno di loro. Contro di lui ho giocato più volte, tanti derby Inter-Milan di fronte. Sheva era un attaccante molto completo: destro, sinistro, colpo di testa, dribbling"

E tra gli attaccanti di oggi chi ti piacerebbe marcare?
"Io ho giocato contro Cristiano Ronaldo e Messi, ma oggi mi piacerebbe avere davanti Haaland (22enne bomber e stella norvegese del Manchester City, ndr)"

Perché?
"Mi stuzzica questa sua cosa che ha di 'trascinarsi' davanti qualsiasi giocatore. E' fortissimo e si sente fortissimo. Ed è giusto così perché questa è la sua forza. A me piacevano queste sfide. Il giorno prima della partita, ne giocavo con me stesso mentalmente, quando sapevo chi avrebbe giocato contro e chi no. E facevo il mio match, il mio esercizio per vedere i movimenti, le giocate che avrebbe potuto fare il mio avversario"

Più difficile marcare Dzeko o Lukaku?
"Lukaku perchè più esplosivo, secondo me più forte e si muove di più. Non che Dzeko non si muova, ma dà un riferimento più specifico. Non fraintediamoci: stiamo parlando di due campioni, però per come ero fatto io mi sarei trovato più a mio agio marcando un giocatore come Dzeko. Un altro esempio..."

Vai...
"Preferivo marcare uno come Ibrahimovic che Ronaldo"

Lautaro Martinez è il Milito dei tuoi tempi?
"Sì potrebbe esserlo. Non ancora, ma potrebbe esserlo"

Mitù, lo spirito della Colombia conquista il cuore di Milano

L’idea di Mitù (ristorante aperto a Milano in via Panfilo Castaldi 28) nasce alla fine del 2019 quando 4 amici, con esperienze e background professionali diversi, decidono di realizzare un progetto in comune. Identità di ideali e stessa passione per il mondo della ristorazione e dell’ospitalità spingono Ivan Corboda ex difensore dell’Inter e della nazionale colombiana e ora dirigente sportivo del Venezia, Andres Cordoba, architetto dello studio milanese MA2A, Luca Monica, uno dei più importanti manager del mondo Food and Beverage e Filippo Ingraffia avvocato e fondatore dello studio legale IlaLex, a dar vita a un luogo che non c’è.

Un luogo che accoglie in un caldo abbraccio, speciale, intimo e avvolgente. Non un semplice ristorante, ma una porta d’ingresso per entrare attraverso il cibo, le atmosfere e gli arredi, nel vero spirito colombiano. Mitù è la capitale del dipartimento del Vaupès. Un nome per il locale scelto non a caso. E’al confine con il Brasile, destinazione ideale da cui partire per immergersi nella profondità della foresta amazzonica, dove la natura chiede di lasciarsi andare alla sua bellezza. Un luogo magico la cui anima è rappresentata dal giaguaro, il più grande carnivoro del Centro e Sud America, presente anche nel logo del ristorante. Mitù è anche il desiderio di Ivan Cordoba, nato e cresciuto in Colombia, ma che dal 2000 vive in Italia e che desidera compartir con il paese che l’ha adottato le meraviglie della sua terra natia. Da qui la scelta di affidare la consulenza per la parte food ad Alvaro Clavijo, del ristorante El Chato di Bogotà, tra gli chef più rinomati della Colombia e la realizzazione del locale ad Andres Cordoba architetto nato e laureatosi in Colombia, con titolo convalidato al politecnico di Milano.

Mitu 33
 


Colorato, divertente, informale ma elegante, Mitù è il primo vero fine dining colombiano in Europa. Un ristorante piacevole, dall’atmosfera familiare dove gustare una cucina ricercata, di qualità, identitaria e capace di dare vigore a ogni tipo di piatto e ingrediente, risaltandone il lato esotico e l’autenticità. Tutto è preparato in casa, a partire dal pane. I tecnicismi lasciano spazio a piatti giocosi, belli da vedere, ma mai banali, dove la materia prima di qualità è al centro di tutto. Gli ingredienti arrivano in parte dal Sudamerica, soprattutto frutta e verdura, che caratterizzano al meglio lo stile e identificano la filosofia della cucina, e in parte dai migliori produttori italiani. Frutta e verdura sono le protagoniste del menu accompagnano gli ospiti dagli antipasti fino al dolce. Una filiera che rispetta l’ingrediente e dove i colori, i sapori, le diverse consistenze sono un linguaggio nel linguaggio. Al ristorante il comune denominatore è la convivialità e anche in questo caso torna l’idea del compartir. Sedersi per condividere il gusto del cibo più vero e concreto, la tavola come momento aggregante e di scambio per godersi del tempo con un menu completo che invita l’ospite a fare un viaggio in un paese lontano, moderno, rigoroso, capace di divertirsi in modo responsabile e che restituisce un’altra faccia della Colombia.

Mitù, i piatti del ristorante colombiano di Ivan Ramiro Cordoba

Si comincia con “Scopri la Colombia”, una piccola degustazione di antipasti della tradizione, si passa poi ai “Piattini” piccole tapas di vario genere per stuzzicare l’appetito, si continua poi con gli “Antipasti” e le “Specialità”, piatti unici a base di pesce, come il Patarashca, pescato cotto in foglia di banano, okra e salsa di chontaduro o carne come l’Entrana, riduzione di frijoles, papa criolla e aji di guatila e huacatay o il Solomillo con reducción de frijoles ajÌ de guatila y huacatay e per finire i “Dolci”.
 

yuca, maiale sfilacciato, sanguinaccio e pico de gallo. ph gabriele zanon 3yuca, maiale sfilacciato, sanguinaccio e pico de gallo. (ph Gabriele Zanon)
 

Ricette tradizionali, tipiche, reinterpretate dalle mani dello chef senza nessuna pretesa di stravolgimento, ma nel pieno rispetto dell’originale. Piatti e salse talvolta insoliti ma che ben raccontano l’anima del paese. Un esempio? L’Ajiaco, una zuppa a base di patate, pannocchie, pollo molto popolare e tra le più amate del paese. Il menù cambia 4 volte l’anno, è quindi stagionale e legato alla reperibilità delle migliori materie prime del momento. Tra i signature dishes: Granadilla, leche de tigre e anacardi, l’Empanada di pulled pork e aji di tomate de arbol, Ceviche di pescato del giorno, avocado, e Guatila, tamal con platano maduro e finferli. Un’esperienza di una Colombia gourmet che pochi conoscono.

Chi sono gli chef di Mitù, il ristorante colombiano di Cordoba

ALVARO CLAVIJO

“Hagame cocinar! ”cioè “fammi cucinare! ” così ha detto Alvaro Clavijo a Ivan Cordoba dopo essersi conosciuti e aver ascoltato il progetto legato a Mitù. Uno dei principali esponenti internazionali dell’alta cucina colombiana, quinto nella classifica dei Latin America’s 50best, è consulente di Mitù. Supervisiona alla linea della cucina, è colui che trasferisce l’impronta colombiana, avanguardista, che deve caratterizzare il ristorante di Milano. Le sue idee sono legate alla riscoperta della cucina locale e alla valorizzazione di un territorio ricchissimo di materie prime. Si è formato ne L’Atelier di Joël Robuchon, Per Se e Noma e sin dall’inizio si è mostrato attento nell’uso dei prodotti della sua terra. Alvaro esalta i sapori del suo paese facendo tesoro della sua esperienza all’estero. Le ricette portano ad un viaggio gastronomico innovativo che regala gusti unici, par-tendo sempre dalla tradizione.

JOSE NARBONA RODRIGUEZ

Spagnolo di Siviglia, 40 anni, sin dall’adolescenza ha sempre desiderato lavorare in ambito culinario. Muove i primi passi in un piccolo ma molto conosciuto ristorante nel sud dell’Andalusia, il Balcon, dove lo chef Edoardo Valderrama lo fa innamorare del mestiere. Nel 2005 si trasferisce in Italia per amore, dove frequenta per 1 anno la scuola di cucina A tavola con lo chef. Inizia la sua carriera presso l’Hotel EDEN sotto la guida dello chef Adriano Cavagnini. Dopo 2 anni vola a San Sebastian da ARZAK, noto ristorante dei Paesi Baschi, dove resta per un anno. Al suo rientro in Italia, lo troviamo a Firenze presso l’Enoteca Pinchiorri. Dopo un anno e mezzo trascorso nel capo-luogo toscano si trasferisce con la famiglia a Milano per dirigere lo Spazio Donizetti, ristorante dedicato anche a grandi eventi. Nel 2018 collabora con lo Chef Manuele Sposari alla guida del ristorante Cascina Malingamba a Varese. Dal 2021 è Executive Chef di Mitù, un perfetto interprete della proposta gastronomica colombiana. É l’artefice insieme ad Alvaro della creazione dei piatti. E’ laureato in economia aziendale.

Mitù, la cantina e il sevizio

Ad accompagnare la proposta gastronomica, una carta dei vini contemporanea, che da spazio non solo alle grandi maison, ma ricerca anche cantine emergenti di alto livello e con un occhio molto attento al mondo dei vini naturali. La carta offre bianchi, rosati e rossi provenienti dalle migliori aziende vinicole italiane, spumanti e champagne, i migliori vini del Sud America, vini dalla Spagna, Francia e alcune chicche di altri paesi europei. Non mancano gli spirits, le birre e i cocktails. Il locale offre anche la possibilità di bere al calice alcuni bianchi, rossi e bollicine. Il servizio è curato dal restaurant manager Andrea Beccaceci, sommelier dal 1988 con una grande esperienza alle spalle. Dal 1984 al 2017 lo troviamo nello storico ristorante stellato di famiglia Beccaceci a Giulianova. Dal 2017 al 2020 è a Londra dove segue l’apertura e la gestione di due lo-cali. L’amicizia trentennale con Luca Monica lo riporta in Italia per Mitù. Per gli amanti dei cocktails, una proposta con al centro i frutti tipici della Colombia per portare nel bicchiere i veri sapori del Sudamerica. Una carta snella e piena di fantasia con drink semplici e al contempo sofisticati realizzati dalla bartender Myriam Riboldi.

empanada di gamberi. Ph gabriele ZanonEmpanada di gamberi (Ph Gabriele Zanon)
 

Mitù, il progetto

Mitù è stato realizzato dallo studio MA2A nella figura di Andres Cordoba, socio e fratello di Ivan. Ricavato da un ex magazzino e situato in uno dei quartieri più caratteristici di Milano, il locale di 250 mq, si snoda in un percorso minimale e sensoriale, tutto da scoprire. La progettazione dello spazio ha dato vita a un luogo informale, ma elegante e raffinato nel suo complesso. L’ospite viene accolto in una zona ingresso con cucina a vista, dove può ammirare un affresco che rappresenta un paesaggio tipico della foresta amazzonica. Dal bancone bar può iniziare il suo viaggio alla scoperta dei sapori e dei profumi colombiani degustando i cocktails, per poi proseguire nella sala principale, cuore del locale, che accoglie anche una sala privè e un patio giardino. Tutto si ispira alla Colombia, paese multietnico e multiculturale, che ha visto nel corso dei secoli avvicendarsi grandi gruppi indigeni, i colonizzatori spagnoli, i pirati inglesi e francesi, l’arrivo degli schiavi africani e degli europei. Tante influenze che hanno attraversato il paese e che ne hanno fatto la Colombia di oggi. Le pareti sono vestite con le maschere tipiche dei carnevali colombiani e le ceste che ricordano come le donne sono solite trasportare le merci. Non manca il giardino verticale con piante da sottobosco appese a una parete. Un modo per omaggiare la bellezza della natura e mai dimenticare di prendersi cura di un ecosistema sempre più in pericolo. Le fotografie di William Gonzales sono esposte nella sala privè e nella nicchia per due persone. Immagini evocative di luoghi, persone e situazioni catturate per raccontare in modo ancora più intimo la Colombia. Gli arredi sono stati appositamente realizzati da artigiani locali e le ceramiche dipinte a mano arrivano da Antioquia. Ogni oggetto narra una storia. La luce è inoltre un altro elemento importante del ristorante, una luce tenue, diffusa, creata dalle lampade in paglia anch’esse provenienti dalla Colombia, che accarezza e sembra filtrata dalla vegetazione, una sensazione che si può percepire nella vera foresta amazzonica. Il legno utilizzato è il mogano e il pavimento è realizzato in materiali naturali. Tutto concorre a creare un’atmosfera densa, avvolgente che caratterizza questo lo-cale dai colori che si ispirano alla natura, ai fiori, agli animali e alla terra in una sinfonia di gialli, marroni, arancioni che scaldano e ne fanno un ambiente accogliente e allegro. Un luogo di pura meraviglia e un pizzico di follia. La sala può contenere fino a un massimo di 70 coperti, compreso il cocktail bar.

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