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Gaza, più vicino il cessate il fuoco: Israele accetta l'accordo sugli ostaggi

M.O.: media, Israele accetta accordo su ostaggi

Israele ha accettato la proposta "quadro" per un accordo sugli ostaggi discussa nel vertice a Parigi (a cui hanno partecipato anche Usa, Egitto e Qatar) e che prevede il rilascio dei rimanenti ostaggi americani e israeliani: lo ha detto una fonte vicina alla questione alla emittente americana NBC News. Oggi verra' presentata la bozza dell'accordo ad Hamas.

L'accordo prevede il rilascio graduale degli ostaggi americani e israeliani detenuti da Hamas, accompagnato da pause nei combattimenti e dalla consegna di aiuti a Gaza. In cambio si prevede che anche i prigionieri palestinesi detenuti da Israele verranno rilasciati. Il quadro discusso, sul quale le parti hanno raggiunto un'intesa generale, prevede una pausa di 30 giorni che porterebbe al rilascio delle donne, dei bambini e degli anziani rimasti in ostaggio. Durante questa fase, inizierebbero discussioni su una seconda fase di tregua di 30 giorni, che includerebbe il rilascio di soldati israeliani e ostaggi civili di sesso maschile. Altri elementi dell'accordo rimangono poco chiari, compreso il rapporto tra prigionieri palestinesi scambiati per ostaggio e la quantita' di aiuti umanitari da far entrare quotidianamente. Non e' inoltre chiaro se Hamas accetterebbe un'ulteriore pausa che non includa clausole per un cessate il fuoco permanente. Secondo quanto riferito, tra i negoziatori a Parigi c'erano il primo ministro del Qatar e i capi dell'intelligence degli altri Paesi. In base all'accordo di cessate il fuoco di novembre, erano stati scambiati piu' di 100 ostaggi israeliani e 240 prigionieri palestinesi, ma l'accordo e' saltato dopo una settimana. Hamas tiene ancora piu' di 100 ostaggi a Gaza. 

Attacco a base Usa in Giordania, coalizione filo-iraniana rivendica l’attacco. Ma Teheran nega il coinvolgimento

La coalizione filo-iraniana Resistenza islamica in Iraq rivendica l’attacco con droni che domenica ha colpito un avamposto militare strategico americano in Giordania, ma da Teheran arriva la smentita che a ideare il raid sia stata la Repubblica Islamica. Dichiarazioni, quelle del regime degli ayatollah, che allontanano almeno per il momento il rischio di una più grave escalation, con il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti in un conflitto mediorientale contro il cosiddetto Asse della Resistenza. Non è comunque il primo attacco, anche negli ultimi mesi, a basi e strutture americane nell’area per mano di milizie legate all’Iran, ma il bilancio particolarmente pesante, con tre soldati uccisi, ha subito fatto crescere il timore di un allargamento del conflitto a Gaza.

LEGGI ANCHE: Israele-Hamas, accordo lontano. Soldati Usa uccisi in Giordania da filo-Iran

Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, tiene a precisare che “queste accuse sono mosse con un obiettivo politico volto a ribaltare la realtà della regione” e ha definito “infondate” le parole del segretario di Stato per gli Affari Esteri britannico, David Cameron, sul coinvolgimento del Paese degli ayatollah: “Tali dichiarazioni e azioni non costruttive da parte di fonti istituzionali occidentali stanno minacciano la pace e la stabilità regionale e internazionale – ha aggiunto – I gruppi di ribelli nella regione stanno rispondendo ai crimini di guerra e al genocidio del regime sionista e non prendono ordini dall’Iran. Loro decidono in base ai proprio principi e nell’interesse del proprio popolo”.

La posizione del sito, la Tower 22, spiega come un attacco del genere sia stato possibile in territorio giordano. Si tratta di un avamposto americano situato nel regno hashemita, ma esattamente al confine con Siria e Iraq. Questo ha subito aperto all’ipotesi che, quindi, a colpirlo non siano stati gruppi o cellule terroristiche presenti nel regno hashemita, storicamente alleato di Washington, ma milizie operanti nei due Paesi piegati dalle guerre civili e dalla lotta al terrorismo, dove operano sia organizzazioni estremiste di stampo sunnita sia milizie sciite legate, appunto, all’Iran che già in passato hanno attaccato avamposti americani.

Domenica, il presidente Joe Biden ha dichiarato che le indagini sono ancora in una fase iniziale, “ma sappiamo che (l’attacco, ndr) è stato effettuato da gruppi militanti radicali sostenuti dall’Iran che operano in Siria e Iraq”. E ha poi promesso che gli Usa porteranno avanti “il loro impegno nella lotta al terrorismo. Chiederemo conto a tutti i responsabili nel momento e nel modo che sceglieremo”. In cosa consisterà questa risposta non è ancora chiaro: come in passato, è possibile che i militari compiano operazioni mirate per colpire centri di comando e leader delle milizie considerate responsabili dell’attacco. Più improbabile, almeno al momento, che si arrivi a uno scontro diretto con Teheran, sia perché questo porterebbe alla definitiva esplosione di una guerra in tutto il Medio Oriente con il coinvolgimento delle forze Nato, sia perché non esiste la volontà politica dell’amministrazione Biden di aprire un terzo scenario di guerra a meno di un anno dalle elezioni presidenziali.

Londra e Washington: sanzioni all'Iran 

Medioriente, Uk e Usa uniti contro l'Iran: l'annuncio di nuove sanzioniIl Regno Unito e gli Usa schierati in modo compatto contro l'Irana, annunciano nuove sanzioni per affrontare la minaccia interna rappresentata dal regime di Teheran. E' quanto si legge in un comunicato del Foreign Office secondo cui vengono presi di mira "alti funzionari iraniani e membri di bande criminali organizzate che collaborano con il regime" coinvolti in attività di repressione e coercizione contro giornalisti e difensori dei diritti umani.Leggi anche: Ucraina, abboccamenti tra Biden e Mosca? "Kiev nella Nato ma senza territori"Leggi anche: Israele-Hamas, accordo lontano. Soldati Usa uccisi in Giordania da filo-Iran"Il Regno Unito e gli Usa hanno inviato un messaggio chiaro: non tollereremo questa minaccia", ha dichiarato il ministro degli Esteri britannico David Cameron.



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