Affari di Genio
Se lo stress diventa il diversivo per controllare i giovani e lo studio la chiave per liberarli
"Mia figlia ha cominciato ad avere dei problemi all'università."
È l'incipit di diversi discorsi fatte da mamme preoccupate che il percorso degli studi dei propri figli possa, a causa d'un inciampo che incida sull'autostima del proprio ragazzo o della propria ragazza, essere causa dell'interruzione degli studi e in alcune circostanze persino il prologo di una crisi individuale che possa reiterarsi al punto di fare smarrire la propria idea d"identità.
Non è infrequente che in ambienti familiari e sociali anche dell'upperclass, possano sentirsi questo genere di analisi sulla condizione della propria prole e in ragione di ciò si faccia la considerazione di ritenere opportuno un intervento psicoterapeutico a supporto del disagio che in quel momento il giovane vive.
Sia chiaro: in una cultura patriarcale e soffocante come quella capitalistica attuale, in cui l'idea del consumo vorace è divenuta attitudine degli stili di comportamento fino a pregiudicare gli equilibri psichici dettati dall'idea del possesso quanto maggiore possibile del maggior numero di beni possibili, è evidente che una traccia psicopatologia nasca.
Ad essere portato però sul lettino del professore Freud dovrebbe essere tuttavia il modello economico globalista per cui "sei", solo in funzione di ciò che possiedi.
Un modello malato che è indice di conflitti e guerre, pianificate a tavolino per consentire a ristrette oligarchie d'esercitare un predominio militare e politico e che determina inevitabilmente la malattia sociale della depressione.
Che si rifranga sui giovani questa sensazione di sconfitta e d'inadeguatezza è quasi fisiologico quando, in un percorso di studi, e non solo in quello ovviamente, la caduta sia interpretata come una grave inadeguatezza e dunque come un colpa, come un limite, come un male da estirpare.
Ecco perchè, allorquando viene disvelato che persino la psicanalisi può divenire parte del sistema, ovvero un modello cui aderire in modo funzionale alla patologia sociale declinandone un uso industriale che la traduce in una macchina da soldi, spasso guidata da professionisti non sempre all'altezza, è evidente che districarsi alla ricerca di una soluzione per aiutare tuo figlio o tua figlia non sia una cosa semplice.
Come riportiamo nell'intervista qui sotto, testimonianza di un vissuto comune, ovvero di una madre che si preoccupa del benessere della figlia ma anche d'individuare una soluzione tempestiva perchè possa continuare il corso degli studi della propria ragazza, si evidenzia come il soccorso, individuato per il classico passaparola, di una scuola di formazione all'apprendimento come in Genio in 21 Giorni, abbia riconsegnato alla giovane studentessa la consapevolezza dei propri mezzi e maggiore fiducia in sé stessa. Oltre che, ovviamente, l'evidenza empirica di aver trovato un metodo di studio efficace che le ha permesso di superare rapidamente e con profitto tutti gli esami universitari.
Ovviamente in una logica globalista e in una società del consumo, una persona malata costituisce un vettore d'affari formidabile: tra medici e farmaci, tra pillole e ricette, un malato è certamente un contratto per il futuro delle società farmaceutiche e per la medicina.
Curare un'anima, tuttavia, dovrebbe essere appannaggio della filosofia e della cultura. Imparare ad avvalersi di questi strumenti l'elemento cardine.
Quando però dispieghi i mezzi affinchè i giovani possano utilizzare lo straordinario potere dello studio quale medicina per governare la propria vita scatta il meccanismo pavloviano della malattia e della scienza quale strumento più indicato per sanare la malattia.
Il patriarcato nasce anche da questa logica sottostante. La libertà invece nasce dallo studio e dall'esercizio della critica per governare i fenomeni della vita e le incognite che essa declina.
Max Rigano