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L'avvocato del cuore
Condividere le immagini di un reato è legale? Solo in certi casi. Ecco quali

Stupro a Piacenza, è legale condividere le immagini di un reato? I casi in cui si può fare

“Gentile Avvocato, sui giornali e sui social c’è stata una forte polemica relativa alla condivisione da parte di Giorgia Meloni del video che ritrae un atto di violenza sessuale. Io le scrivo perché vorrei sapere se è un crimine condividere le immagini di un reato.”

Gentile Signora, di certo la bufera che si è scatenata dopo la diffusione del filmato - da parte della leader di Fratelli d’Italia - dello stupro della donna di Piacenza ha fatto sorgere negli italiani molte domande. Infatti, questo video, oltre ad accendere il dibattito politico, ha anche indotto i cittadini a chiedersi: filmare un reato è legale? Se lo condividessi suoi social violerei la privacy della vittima? Queste sono domande legittime, ma è necessario fare un po’ di chiarezza.

Filmare qualcuno mentre compie un reato non configura un illecito quando lo si fa per dimostrare la commissione dell’illecito e, quindi, per denunciare il fatto. Invece, se si condivide il video - per esempio - di un atto di violenza sessuale sui social media senza oscurare accuratamente il volto della vittima, rendendola riconoscibile, allora sì che si commette un reato.

In particolare, si lede la privacy della persona coinvolta e si configura il delitto di “Divulgazione delle generalità o dell’immagine di persona offesa da atti di violenza sessuale” disciplinato dall’art. 734 bis del Codice penale.

La condotta penalmente rilevante ex art. 734 bis c.p. consiste nel portare a conoscenza di un numero indeterminato di persone le generalità o l’immagine della vittima, senza il proprio consenso, attraverso modalità che comunque consentano di poter risalire alla persona offesa dei reati di violenza sessuale, violenza sessuale di gruppo etc., esplicitamente indicati dalla norma.

Proprio perché si tratta di un reato particolarmente violento, la vittima, più che mai, deve essere tutelata e ha il diritto di non essere riconosciuta. Pensate se la persona offesa dal reato fosse stata vostra madre, vostra sorella o la vostra amica, vorreste mai che fosse riconosciuta? Sono dell’idea che pubblicare il video di una donna che subisce un atto di violenza sessuale (a prescindere da chi lo pubblichi) leda prima di tutto la dignità della vittima che quella violenza l’ha subita.  

Resta vero che la vittima di questa duplice violenza (sessuale e mediatica) non sarebbe mai stata la protagonista di questa aberrante vicenda qualora lo stupratore fosse stato espulso, così come doveva essere, dall’Italia per il reato a lui precedentemente ascritto. Pertanto, la magistratura che si è diligentemente attivata per accertare fatti e responsabilità dovrà altrettanto diligentemente fare chiarezza sull’inerzia delle istituzioni nel prendere misure dovute nei confronti del reo.Studio Legale Bernardini de Pace.

*Studio Legale Bernardini de Pace

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