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L'avvocato del cuore
Coronavirus,io e mio marito in crisi. Che fare col figlio? L'avvocato risponde

In questo difficile momento di emergenza, i miei collaboratori e io abbiamo deciso di esservi vicini, in tutti modi nei quali ciò è possibile, per risolvere rapidamente i Vostri problemi. Quindi anche su Affaritaliani.it. È brutto per noi pensare che siete chiusi a casa, senza possibilità di risolvere problemi (importanti e non), nella convinzione che tutti gli Studi legali siano chiusi. In realtà sappiate che quasi tutti gli avvocati stanno cercando di lavorare e, così, di essere vicini ai loro Clienti, via telefono e via email. Per esempio, noi le consulenze le svolgiamo tramite Skype previo appuntamento da prendere mandando un’email all’indirizzo della segreteria. Indirizzo email e numeri telefonici li trovate sul nostro sito. Potete anche scrivere domande brevissime all’indirizzo email segreteria@abdp.it e qui su Affaritaliani.it Vi daremo le risposte. Tutti i giorni. 

LA LETTERA - “Io e mio marito eravamo già in crisi, come regolarizzare la gestione di nostro figlio?”

“Sono lavoratrice, madre e moglie. Io e mio marito eravamo già in crisi prima dell’emergenza sanitaria, da pochissimo lui era andato nella nostra seconda casa. In tutto ciò, non ci eravamo ancora rivolti agli avvocati. Adesso la situazione si è appesantita e abbiamo bisogno di regolarizzare la gestione di nostro figlio. Se è vero che le attività giudiziarie sono per la maggior parte sospese, come ci comportiamo nell’attesa di un futuro provvedimento?”

Da oltre un mese, ci sentiamo ripetere che la principale misura precauzionale contro la diffusione del coronavirus è restare a casa, limitando gli spostamenti solo per valide esigenze. Di conseguenza, ognuno di noi sta vivendo una quotidianità nuova, che, se per alcuni può essere relativamente semplice, per molti è diventata difficilissima. In molte famiglie la crisi non è “entrata” dall’esterno, con il dilagare dell’epidemia, ma era già proliferata dall’interno, tra le pareti domestiche e dentro gli animi.  

Pensiamo, a quei delicatissimi contesti familiari nei quali i genitori sono separati o, comunque sia, in conflitto e sul punto di separarsi. Per loro, diventa improvvisamente più difficile controllare tutto: le nuove regole a tutela della salute pubblica, i propri impegni, l’organizzazione quotidiana dei figli e, più di ogni altra cosa, le tensioni e i contrasti con l’altro genitore.  

All’indomani dell’annuncio del confinamento nazionale, all’inquietante deserto dei luoghi pubblici si è aggiunto un altro “scenario”: la giungla decisionale tra genitori scatenati e i loro avvocati su come gestire i figli minori durante la quarantena.  Il Governo italiano ha dato indicazioni di massima, rispondendo, sul proprio sito, alle “FAQ”, cioè alle domande frequenti sulle misure adottate. Tra queste: “Sono separato/divorziato, posso andare a trovare i miei figli minorenni?”   L’iniziale risposta ministeriale era stata ingenuamente concisa: “gli spostamenti per raggiungere i figli minori presso l’altro genitore o presso l’affidatario sono sempre consentiti, in ogni caso secondo le modalità previste dal giudice con i provvedimenti di separazione e divorzio”. 

Ha fatto seguito una prima conferma anche da parte del Tribunale di Milano (11 marzo 2020), che ha riconosciuto gli spostamenti dei minori se in attuazione di provvedimenti vigenti. Una successiva pronuncia del Tribunale di Bari (26 marzo 2020), ha creato nuovo scompiglio: sono state sospese le visite padre-figli “fino a quando non sarà cessata l’emergenza epidemiologica in atto”, per il rischio di contagio legato allo spostamento dei bambini da un comune all’altro. 

Ma l’incertezza va oltre e continua a regnare in tutte le situazioni prive di provvedimenti del giudice. Pensiamo: e se i genitori sono separati di fatto da tempo ma senza alcuna formalizzazione? O ancora. Se i genitori sono separati e da poco vivono in case diverse? Peggio. Se i genitori convivono ancora, ma stavano definendo l’uscita di uno dei due?   

La verità è che ci troviamo davanti a una situazione eccezionale e non si può prevedere una soluzione generale, adattabile a tutti. Anche per questo, recentemente il Governo ha integrato la FAQ sugli spostamenti genitori/figli, ribadendo che possono avvenire “secondo le modalità previste dal giudice con i provvedimenti di separazione o divorzio” ma, soprattutto, “in assenza di tali provvedimenti, secondo quanto concordato tra i genitori”. In altre parole, un invito al buon senso.  

Alla signora che ci ha scritto posso dire: si impegni a trovare un accordo con il padre di suo figlio. Il giudice, del resto, non è che un supplente autorevole di quei genitori incapaci di far prevalere su tutto il bene dei propri figli. Sarebbe meglio, inoltre, se il vostro personale accordo venisse formalizzato per iscritto, magari con uno scambio di mail, o redigendo una scrittura privata che inquadri la situazione di fatto provvisoria. Un legale specializzato potrà aiutarvi a individuare e precisare le modalità, i tempi e i luoghi di gestione di vostro figlio. Nella consapevolezza che, a epidemia terminata, ogni aspetto potrà essere ridiscusso ma, nell’attesa, vi garantirà stabilità nell’emergenza. O meglio, la garantirà a vostro figlio.  

L’essere madre o padre non va in “stand by” per il coronavirus, ma vi fa confrontare con gli inesauribili risvolti della responsabilità genitoriale. Ci si può, dunque, riscoprire genitori saggi e attenti, accettando dei compromessi, seppur temporanei, che tutelino la serenità dei figli. Per esempio, se lavorate a tempo pieno fuori casa (magari in luoghi a rischio) potrete delegare la gestione e cura dei vostri figli all’altro genitore, che non lavora o lo fa in “smart working”. Oppure, a parità di condizioni di lavoro, potete pensare di tenere i figli per più giorni consecutivi ciascuno, riducendo gli spostamenti.

Insomma, è possibile concordare un piano genitoriale straordinario modellato sulla situazione particolare di ognuno. Riuscire a trovare un accordo inquesto momento di difficoltà mondiale, rappresenterà una preziosa “palestra”, mettendo alla prova le vostre capacità di dialogo, di ascolto, di confronto, misurando il vostro livello di fiducia verso l’altro. Da questa rigida esperienza, potrete uscire più “allenati” a crescere i vostri i figli. Dopotutto, se la posta “in gioco” sono proprio loro, il vostro bene più prezioso, forse, vale la pena dare il massimo.  

Dottoressa Michela Carlo
Studio Legale Bernardini De Pace

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