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L'avvocato del cuore
Separazione, i miei figli non vogliono vedere il padre ma ora il tribunale...

“Gentile avvocato, io e mio marito ci siamo separati da due anni ma, ahimè, la conflittualità è ancora molto alta. Anche se io ho sempre incentivato i nostri figli a trascorrere del tempo con il loro papà, abbiamo purtroppo stili educativi differenti e i piccoli ne stanno risentendo. Marco e Andrea (10 e 8 anni), soprattutto da quando il loro papà convive con la nuova compagna, non vogliono più andare da lui. Mio marito è, però, convinto che sia io a ostacolare il loro rapporto e ha depositato ricorso per la modifica delle condizioni di separazione. Il Tribunale ha incaricato i Servizi Sociali per “monitorare la famiglia”. Questo cosa comporta? È un pericolo per i miei bambini? Possono portarmeli via?

Gentile Signora, purtroppo Lei non è la prima madre ad avere questo genere di paure. Spesso, infatti, la figura dell’“assistente sociale” viene ricollegata dai genitori a persone che “invadono” il territorio familiare, potendo persino deciderne il destino.

È, però, importante chiarire che, anche se è vero che l’allontanamento del minore dalla propria famiglia non avviene, come si potrebbe credere, solo in situazioni macroscopiche di violenza, ma può derivare anche dalla accesa conflittualità tra i genitori, si tratta, pur sempre, di una scelta ben ponderata. Infatti, fortunatamente, in assenza di maltrattamenti e violenze, la scelta radicale di allontanare il minore non è così frequente. La conflittualità, per portare gli operatori sociali a valutare la possibilità dell’allontanamento dalla propria famiglia, deve essere “estrema”, riversandosi su problemi nella gestione della genitorialità e, dunque, essere di serio pregiudizio per il minore.

Non sempre, però, i Servizi Sociali vengono nominati per valutare se si debba allontanare il minore. A volte, sin dall’inizio, monitorano la famiglia e relazionano al Tribunale quanto è emerso. Oltretutto, anche in caso di allontanamento, la decisione “finale” non viene presa da loro, bensì dal Tribunale per i Minorenni o, qualora sia in corso il procedimento di separazione, di divorzio o di modifica (come nel Suo caso), dal Tribunale Ordinario.

Il Giudice, quindi, soprattutto nelle situazioni più difficili, per assolvere a questo delicato compito e tutelare al meglio l’interesse concreto del minore, si avvale degli Assistenti Sociali. Grazie al loro intervento, vengono individuate le risorse della famiglia alla quale appartiene il minore, i limiti insuperabili e quelli che, invece, grazie al supporto e all’aiuto mirato di professionisti esperti, possono essere facilmente superati. Il compito dell’Assistente Sociale è quello di “entrare” nella quotidianità della famiglia e di far emergere i punti di forza e le fragilità dei genitori.

In questo modo, una volta analizzato e compreso il contesto nel quale vive il minore, il Tribunale sarà in grado di prendere una decisione che tuteli quella specifica famiglia e che non dovrà necessariamente essere l’allontanamento del minore. Infatti, il Giudice potrà anche ricorrere a strumenti meno radicali e drastici, come per esempio l’attivazione di un supporto psicologico per genitori e/o figli o un percorso di sostegno alla genitorialità.

Nella Sua situazione, cara Signora, sento di escludere la possibilità che Marco e Andrea vengano allontanati da Lei. Infatti, se come dice, ha sempre incentivato i Suoi figli a incontrare il loro papà e il loro recente “rifiuto” deriva dal cambiamento di vita di Suo marito, il quale non ha saputo far coincidere le esigenze dei propri figli con le scelte di vita personali, Lei non ha alcun motivo di temere una simile decisione da parte del Tribunale. Anzi, se Suo marito sta trascurando i loro interessi, quella che Lei oggi avverte come una “minaccia” per la Sua famiglia, potrebbe addirittura essere una “salvezza”. L’intermediazione degli Assistenti Sociali, infatti, potrebbe facilitare la comunicazione tra Lei e Suo marito e sedare la conflittualità.

Tornando al ruolo degli Assistenti Sociali, la loro “voce” è sicuramente importante e le relazioni con le quali aggiornano il Tribunale pesano non poco sulla decisione finale, e, pertanto, il loro compito, così come le loro responsabilità, non vanno certamente minimizzate.

Quello che bisogna evitare è il rischio di una sfiducia generalizzata nei confronti dei Servizi Sociali. La conseguenza sarebbe quella di spingere le famiglie che vivono in un clima di violenza, a nasconderla per il timore che la segnalazione porti poi all’allontanamento del minore, o, comunque, a un intervento punitivo, anziché di sostegno. Bisogna, quindi, fidarsi e affidarsi e, soprattutto, evitare che l’ansia dell’ingerenza di “terze persone” nella propria sfera più intima, alteri la realtà, portando gli stessi operatori sociali a valutazioni non corrette.

*Avvocato Maria Grazia Persico - Studio legale Bernardini de Pace

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