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L'avvocato del cuore
Infedeltà e Whatsapp: quando le chat sono una prova che non viola la privacy

Il diritto alla privacy e la prova del tradimento: che cosa dice la legge

“Gentile Avvocato,sono protagonista della più classica delle storie del cinema: mio marito mi tradisce con la sua segretaria. Ho scoperto del tradimento casualmente, leggendo l’anteprima di un messaggio WhatsApp arrivato dall’amante mentre lui era sotto la doccia. Così ho sbloccato il telefono (conoscevo la password!) e ho letto tutte le conversazioni tra loro. Non può immaginare cos’ho trovato! Non solo messaggi spinti, ma anche fotografie e video hot di nudo integrale! Che oscenità! Come potrà facilmente immaginare, ho fatto una scenata! Tra urla e pianti, gli ho detto che non potevamo più stare insieme dopo quello che mi aveva fatto. L’ho minacciato che l’avrei trascinato in un rovinoso giudizio per la nostra separazione e che avrei mostrato al Giudice tutti questi loro schifosi scambi. E sa cosa mi ha risposto? Che non potevo farlo perché avrei violato la sua privacy! È davvero così? Oppure è un semplice tentativo di dissuadermi dal rendere pubblico il suo imperdonabile comportamento?"

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Nell’era del digitale, di internet e dei social network ne succedono veramente di tutti i colori. I modi e gli strumenti per tradire il partner sono più che raddoppiati negli ultimi anni e il mondo del diritto si è trovato a dover fare i conti con questa repentina evoluzione della realtà. La possibilità di far valere le proprie ragioni in giudizio, allegando fotografie delle conversazioni WhatsApp con l’amante, si scontra inevitabilmente con il consenso altrattamento dei dati personali del soggetto fedifrago, il quale ha tutto l’interesse a non vederle divulgate. Ciononostante, è ormai granitico, univoco e indiscutibilel’orientamento della giurisprudenza che, in questi casi, ha sempre ritenuto non ravvisabile alcuna violazione del diritto alla privacy. Numerosissimi sono i precedenti della Corte di Cassazione che potrei citarLe sulla questione; l’ultima recente pronuncia proprio dei giudici di legittimità è dello scorso 12 maggio 2023. In quest’occasione, la Corte ha ribadito che il consenso altrattamento dei dati personali non è richiesto quando è necessario ai fini dello svolgimento di investigazioni difensive o per far valere un diritto in sede giudiziaria. E consideri che, in questo caso specifico, i giudici hanno addirittura ritenuto ammissibili screenshot di conversazioni WhastApp e video di contenuto pornografico ottenute in maniera poco etica: era stata infatti la figlia a “raccogliere” tale materiale dopo aver scoperto dei continui tradimenti di sua madre con diversi amanti e a mostrare il tutto al padre, che ha saggiamente deciso di chiedere la separazione.

Cionostante, la Corte non ha ravvisato alcuna violazione della privacy a danno della signora, tanto da respingere il suo ricorso .Ma Le dirò di più. Il tradimento, avvalorato da questo tipo di prove, può certamente rilevare ai fini della pronuncia di addebito della separazione. Dagli elementi che mi ha riferito, infatti, sembra che Suo marito abbia violato il dovere di fedeltà previsto ai sensi dell’art. 143 del Codice civile e sia l’unico responsabile della crisi (anzi, vera e propria frattura) coniugale. Pertanto, un giudice non potrà che tenere conto dell’infedeltà e di tutte le foto delle conversazioni WhatsApp che Lei ha raccolto, le quali sono indubbiamente utilizzabili, sebbene coperte da privacy, in quanto usate in mera chiave difensiva.

*Studio Legale Bernardini de Pace

 

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