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Il buono, il brutto e il cattivo
L'infinita tangentopoli mai interrotta, il tintinnar di manette dal 1992

Non si era mai interrotto dalla fatidica data del 1992, ”anno orribile” della politica italiana, quando la magistratura definì la linea di demarcazione tra la Prima e un non meglio identificata Seconda repubblica,il flusso imponente degli arresti. Le inchieste di allora sono rimaste nella memoria collettiva come uno psico-dramma nazionale,quelle di oggi, rimangono qualche giorno in cronaca.

Forse cambiano i protagonisti, più naif, meno professionisti ma sempre invischiati in affari, diciamo poco trasparenti, memori che l’ambiguità è lo sport preferito dagli italiani. Apparire quello che non si è, trovare una scorciatoia, fare il ras del quartiere o del collegio elettorale è pratica diffusa e pericolosa, sembrerebbe. Avvisi di garanzia, il ritorno massiccio del tintinnar di manette invita se non ad una riflessione, probabilmente impossibile, sulla natura spregiudicata intrinseca della politica(da Cesare in avanti), almeno alla considerazione che il Popolo ormai considera inevitabile queste prassi rispetto alla Nobile Arte del Governo.

E’ uno stillicidio di truffe, pacchi e contro-pacchi, assunzioni amichevoli e funzionali al sistema, furbetti del cartellino, del rimborsino e del bigliettino aereo. Già perché la Corruzione è una parola grande che ne nasconde e ingloba molte altre piccole e frammentate: dall’assenza dello scontrino, allo scontrino-salasso per lo straniero, dal welfare a gettone, all’affitto di favore che gli amici degli amici riescono pure a non pagare.

Un mondo di fortunati e furbi, e potrebbero esser molti, che quotidianamente pontificano, prima di spartirsi la torta e accomodarsi nella enorme mangiatoia delle prebende pubbliche, e non è solo la pruderie etica, altra parola ormai priva di senso semantico, a cercare di non affossare il minimo sindacale per definire uno Stato, civile. Non c’entra l’area di riferimento dalla super-destra alla turbo-sinistra, molti, certamente non tutti,usano le istituzioni come un taxi, ma Mattei lo faceva per lo sviluppo di un piccolo paese come il nostro, e l’aereo privato lo usava per fare accordi con quelle sette sorelle che poi l’avrebbero ucciso.

L’amarezza per questo diffuso spettacolo non ci impedisce di sperare, ma abbiamo notato che le nuove generazioni di politici sono più fameliche delle precedenti, ed è come se ci fosse poco tempo per arricchirsi, naturalmente senza la tradizionale applicazione professionale. Non cambierà certo il vento, non si modificheranno le prassi, ma almeno c’è qualcuno in linea capace, ancora di indignarsi,di rifiutare la teoria del “tanto peggio ,tanto meglio”?  A furia di citare il Gattopardo,siamo diventati vecchi,e l’invito morale  è solo l’urlo spento dei nuovi retori, saldamente al potere.

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