Coronavirus, Draghi a Palazzo Chigi? Conte in ordine
Giuseppe Conte a casa e Mario Draghi a Palazzo Chigi? Detta così sembra una boutade da retroscena giornalistico. Ma i segnali di fumo, sebbene molto deboli, si susseguono quotidianamente è inequivocabilmente.Il più forte è arrivato dal leader della Lega Matteo Salvini il quale ha ringraziato, evocato e invocato ”l’aiuto” dell’ex presidente della Bce stamane al Senato, nella replica al discorso di Conte, plaudendo vistosamente alla sua forse non casuale uscita sul Financial Times con la quale, smentendo se stesso, propone di usare contro la recessione economica da Coronavirus il denaro pubblico, senza preoccuparsi troppo del debito.
Ma anche dal mondo delle imprese va levandosi più di una voce critica verso la gestione dell’emergenza Coronavirus da parte del governo.
Che succederà se l’emergenza durerà a lungo e da sanitaria si trasformerà in emergenza economica, finanziaria e sociale? E se manovra dopo manovra e prestito dopo prestito, necessari per contrastare l’emergenza, tra qualche settimana l’Italia si troverà ancor più indebitata e magari insolvente e a rischio default (reale o agitato), come accadde anni fa con la sostituzione del premier Berlusconi con Mario Monti, rettore della Bocconi ed economista dell’establishment?
Lo schema sembra lo stesso di allora. Draghi come Monti, salvatore della patria.
Riuscirà Conte a restare saldo sullo scranno di Palazzo Chigi? Ce la farà a sopravvivere il piccolo ma coriaceo avvocato foggiano devoto di padre Pio, all’ombra ingombrante e potente di un pezzo grosso del Sistema che dà del tu ai grandi del mondo e a Bruxelles è di casa?
Conte ha dalla sua un grande consenso popolare. Gli italiani sono con lui e lui è con gli italiani (come mi ha detto il giorno di San Giuseppe quando gli ho fatto gli auguri).
Reggerà questo feeling popolare alle difficoltà obiettive di un mostro gestionale come la pandemia del Covid-19?
Nelle sue uscite il premier si mostra sicuro e confidente. Sa che il gradimento del suo governo, secondo l’ultimo sondaggio Ipsos per Palazzo Chigi, è salito di 11 punti raggiungendo un lusinghiero e confortante 54 per cento. E il proprio consenso personale è al 58 per cento, cresciuto anch’esso dell’11 per cento.
La formula Conte porta bene anche ai partiti-partner che lo sostengono.
Il Pd cresce (più O,1) consolidando il 21 per cento. E ancor piùù crescono i Cinquestelle che guadagnano un punto sfiorando il 16. E Luigi Di Maio cresce addirittura di 6 punti. Va male solo a Italia Viva che perde un altro O,3 e si attesta sul 2,6, percentuale pericolosissima che ha consigliato a Matteo Renzi di abbassare la voce e di non insistere con scorribande personali o colpi di testa che, tra l’altro, i suoi uomini non asseconderebbero.
Sembra difficile dunque, al momento, che possa infrangersi questa fragile ma al momento insostituibile coalizione giallorossa sulla base di intrighi romani e accrocchi inediti e insospettabili.
L’ombra di Draghi, insomma, si sente eccome, a Roma. E affascina più di un esponente dell’opposizione. Ma da quel che si percepisce essa difficilmente potrà incunearsi nel Palazzo romano scalando Palazzo Chigi.
E a scanso di equivoci tra i Cinquestelle ha preso a girare una loro vecchia caricatura dell’ex presidente della Bce vestito da Mary Poppins che canta ”basta un taglio dei tassi e l’Austerity va giu”. Con tanto di hashtag #draghipoppins. E si osserva: ”Draghi è il simbolo che ingloba in sé tutte le caratteristiche negative per cui il movimento è nato. È un Monti al quadrato”. Prosit.
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