Def, la posta in gioco è il potere. Ossia chi comanderà in Italia e in Europa
Il combinato disposto della bocciatura di Bruxelles e del downgrade delle agenzie di rating provocherà l’esplosione dello spread e l'implosione del governo
“Atto di coraggio o andiamo a casa”... Per difendere il Def Luigi Di Maio usa le parole forti e mette con le spalle al muro i molti avversari che stanno segretamente brigando per far cadere il governo Conte.
Se si obbliga il governo a fare un passo indietro, dice in sostanza il vicepremier e leader del primo partito italiano, se lo si costringe a colpi di spread a rimangiarsi la manovra finanziaria, il governo cadrà.
Fantapolitica? Tutt’altro. Il redde rationem arriverà molto presto, entro ottobre.
Entro la festa dei Santi e dei morti il combinato disposto della bocciatura di Bruxelles e del downgrade delle agenzie di rating provocherà l’esplosione dello spread e l’implosione del governo Conte, che verrà verosimilmente commissariato dall’Europa, sul modello Grecia.
A quel punto Cinquestelle e Lega chiederanno a gran voce elezioni anticipate, ma l’emergenza economica e lo sconquasso creato sui mercati e aggravato dalla destabilizzazione e dal vuoto di governo sconsiglierà di sciogliere le Camere a un verosimilmente riluttante presidente della Repubblica.
E allora? E allora, come in tutte le italiche emergenze passate, dal terrorismo al colpo di mano Napolitano-Monti col governo dei tecnici votato da Pd e Forza Italia, si ricorrerà al consolidato richiamo della foresta del governo d’emergenza liberandosi con un sospiro di sollievo di Conte, Di Maio, Salvini e company e affidando l’incarico a un nuovo Monti (il redivivo Cottarelli?), chiamato a raccogliere tutti quelli che stanno oggi all’opposizione, da Forza Italia al Pd. Per un governo di salvezza pubblica che provi a far breccia anche in spezzoni della Lega e dei Cinquestelle.
Scenario complesso, certo. Manovra spericolata, certo. Ma, come si sa, il Potere è un ottimo collante. E, come diceva Andreotti, logora chi non c’è l’ha. E chi non si rassegna a perderlo.
Liberarsi dei temuti populisti pentaleghisti che minacciano gli equilibri consolidati dei poteri forti italiani ed europei sarebbe per gli incumbent un sollievo, a Roma come a Bruxelles, dove si vota a maggio e vi è una paura fottuta del successo dei sovranisti di Salvini, Orban e Lepen, (che metterebbero mano a una revisione di tutti i trattati europei) con relativo pensionamento dei Moscovici e dei Juncker.
E’ iniziata insomma una partita pesante e sanguinosa, che solo apparentemente si gioca sul Def italiano.
In realtà il vero tema è: chi comanda e comanderà in Italia e in Europa.
Una battaglia che si preannuncia senza esclusione di colpi che seguiremo con tanto di occhi. Per conto del popolo italiano, che ancora una volta rischia di essere gabbato.
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