Il sindaco di Milano Sala merita un monumento e non una condanna
Dicono in molti che le sentenze dei magistrati non si discutono e vanno accettate a priori e a prescindere. Non sono d’accordo. Ci sono delle volte in cui obiettare è opportuno e doveroso. Oltre che da uomini liberi. Ad esempio quando il pronunciamento cozza col più elementare buon senso. E’ il caso della condanna a sei mesi del sindaco di Milano Beppe Sala per “falso materiale e ideologico”. Arrivata per fatti di più di sette anni fa (ah, i tempi della giustizia!), dopo un lungo e sanguinoso scontro tra procuratori, si riferisce al periodo in cui Beppe Sala era il commissario unico per l’Expo. Aveva firmato inconsapevolmente un contratto retrodatato per evitare uno stallo che avrebbe pregiudicato l’avvio di Expo con una sconcertante figuraccia per Milano e per l’Italia.
Val la pena di ricordare che quando Beppe Sala accettò come un kamikaze un incarico proibitivo sfidando i ritardi dei suoi predecessori (e segnatamente l’onorevole Fi Lucio Stanca) che si erano distinti per non aver fatto nulla per anni, pur sperperando milioni e milioni di budget in poltrone e ricche consulenze, nessuno avrebbe scommesso un cent sul rispetto dei tempi. Ma Sala da manager bravo, coraggioso e determinato fece il miracolo. L’Expo di Milano divenne un must internazionale e la società e l’economia, cittadina e non solo, se ne giovarono in modo ancora evidente, riportando Milano, con il suo dinamismo iperpragmatico, al centro delle nuove tendenze e del business dell’Europa e dell’intero mondo.
Sala, insomma, da solo, ha creato più valore per Milano e per l’Italia di tutti i suoi predecessori messi insieme. E ora, anziché ringraziarlo e fargli un monumento, assistiamo alla sua sconcertante condanna.
No, non siamo d’accordo. Troppo facile condannare chi fa e ci mette la faccia, da parte di chi non ha mai gestito neanche una latteria. Noi siamo con Sala e gli siamo grati. E la nostra grande stima rimane la stessa. Grazie Beppe, anche se sei amareggiato e magari tentato, non mollare. Milano e l’Italia hanno bisogno di persone come te.
Commenti