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Cose Nostre
Rispetto per la comandante Carola, ma le leggi vanno osservate
Foto: LaPresse

Sul piano morale merita rispetto il capitano della Sea Watch Carola Rackete che ha portato avanti con coerenza e fino alle estreme conseguenze penali il progetto nel quale crede, disobbedendo e violando la legge.

Ma sul piano giuridico, pur in un paese anarchico come l’Italia, le leggi vanno rispettate. Dunque è giusto che la plurilingue comandante tedesca sia incriminata e processata.

Poi però c’è il piano politico. E qui va detto che la Sea Watch, nave di sinistra, col soccorso in mare dei migranti porta avanti reiteratamente un progetto apparentemente solo umanitario ma in realtà eminentemente politico di contrapposizione netta al governo italiano e di tentativo di disarticolazione della sua politica di forte contrasto del flussi migratori incontrollati, sperando  di incunearsi e lucrare sulle possibili diversità e contraddizioni dell’avversario e bersaglio politico, ossia il governo italiano (peraltro unito su questo punto), rappresentato soprattutto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Rimane comunque una considerazione di fondo: il tema dell’immigrazione non si esaurisce né si risolve con un sì o un no allo sbarco dalla Sea Watch. Anche perché con gli emigranti tenuti su una nave per giorni è difficile resistere al ricatto moralistico del soccorso obbligatorio e a prescindere.

Il tema dell’immigrazione si risolve a monte, rimuovendone le cause nei paesi africani d’origine, e a valle, costruendo percorsi reali di inclusione e integrazione, personale, sociale e lavorativa dei migranti.

Non ha infatti alcun senso battersi a gran voce e sotto le luci delle telecamere  perché quegli africani in fuga, vittime di scafisti senza scrupoli, scendano dalle navi salvo poi, una volta approdati sulla terraferma agognata, abbandonarli a se stessi sul territorio italiano (ma in realtà dovrebbe essere inteso come europeo, se esistesse un’Europa, in realtà attiva e sollecita solo quando si tratta di tutelare parametri e quattrini, sorda e cieca quando sono in ballo diritti umani e politici), senza una casa, senza un lavoro, senza degli affetti, senza un futuro. Inevitabili prede dei pusher della droga, dei trafficanti di organi, del racket dell’elemosina, della prostituzione maschile e femminile.

Il caso di Pamela, la ragazzina di Macerata fragile e sofferente, drogata, stuprata, squartata e fatta a fette da un esponente della florida mafia nigeriana acquartierata nelle nostre periferie, dovrebbe inesauribilmente farci riflettere. E non solo Pamela.

E invece la nostra intellighenzia de sinistra, sempre pronta allo strale moralistico e alla lacrimuccia, rimuove ogni analisi seria, si occupa solo degli effetti e non delle cause e urla, unanime e beota: forza Carola.

Rispetto dunque per Carola, ma avanti inflessibilmente e con rigore nella difesa della sicurezza delle nostre città, dell’equilibrio delle nostre articolazioni sociali e verso una maggiore consapevolezza della complessità del fenomeno e dell’inadeguatezza delle ricette emotive e buoniste.

Con un occhio particolare alla sedicente Europa e ai suoi stati membri, menefreghisti e latitanti, che hanno ridotto l’Italia al campo profughi dell’opulento e benestante nuovo Continente. E tacciono, irresponsabili e furbacchioni, quando una loro nave viene a provocare lo scompiglio in casa nostra. Diciamo basta, non se ne può più.

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