Siri-Raggi, Di Maio vince il piatto scoprendo così il bluff di Salvini
Si torna dunque alla normalità di un governo che nonostante tutto governa
Il governo non cade sul caso Siri. È andato molto vicino all’infarto ieri, più vicino che mai, quando la Lega si è vista detronizzare e sospendere su due piedi dal governo il suo sottosegretario alle Infrastrutture, vicinissimo a Salvini e uomo di punta sulla flat tax, implicato in un brutto caso di sospetta corruzione con intrecci paramafiosi e ha cercato di rispondere, in verità goffamente, inventandosi una polemica contro la Raggi piuttosto farlocca ma incendiaria.
Ma oggi Cinquestelle e Lega fanno intendere, attraverso le indiscrezioni e le dichiarazioni raccolte da Affaritaliani.it, che nessuno di loro ha intenzione di rompere il patto di governo. Pace.
La colomba pasquale si leva tra i rumorosi contendenti portando resipiscenza e moderazione (anche perché, come ha appreso Affaritaliani.it, tra i vertici Cinquestelle circola un sondaggio secondo cui l’81 per cento dei parlamentari sia grillini che leghisti non vogliono affatto che cada il governo).
A testimoniare il levarsi in volo della colomba della pace gli spifferi e le indiscrezioni raccolte nell’entourage di Luigi Di Maio, in base alle quali la durezza del leader dei Cinquestelle, che ha personalmente fornito elementi di accusa contro Siri alla Procura, sono da interpretare esclusivamente come volontà di tirare le orecchie al partner ex lumbard e affermare con forza l’onestà e la questione morale in politica. “Ma la rottura mai”.
Analogamente, sull’altro versante un pezzo da novanta della Lega, il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, ha ricambiato elevando il suo ramoscello d’ulivo: ”Che il governo vada avanti, non ci sono dubbi su questo”, ammonisce secco. Aggiungendo solo un po' di broncio: ”Però i 5 Stelle la smettano di inventarsi un caso al giorno e tornino a lavorare per portare avanti le cose che gli italiani si aspettano. Ieri c'è stata la sfida su Siri, poi ci hanno attaccato dicendo che non volevamo il Decreto Crescita per la norma dei marchi quando invece l'abbiamo fatta noi e loro ce l'hanno copiata, oggi c'è la storia della telefonata a Berlusconi (smentita tra l'altro proprio ad Affaritaliani.ti dallo stesso Giorgetti). Ogni giorno se ne inventano una. E' vero che siamo in campagna elettorale per le Europee, ma la smettano e si torni a governare bene come abbiamo fatto in questi mesi".
Niente diktat dunque, né muri. Governare bene come abbiamo fatto in questi mesi... Caso chiuso dunque anche in via Bellerio, con buona pace di Armando Siri, di fatto abbandonato al suo destino.
Si torna dunque alla normalità di un governo che nonostante tutto governa.
Con una non lieve novità politica, Di Maio ha abilmente giocato all’attacco e ha portato a casa il piatto, scoprendo il bluff dell’avversario. In questo modo ha recuperato il primato dei Cinquestelle mettendo in fuga la Lega e Salvini con la coda tra le gambe. Mentre le opposizioni, Forza Italia e Pd, continuano a rifornirsi di pop corn.
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