Se fosse una pellicola, potrebbe con diritto intitolarsi "Democrazia senza popolo". O, se preferite, "La democrazia come autogoverno dei ceti possidenti". Alludo al triste, forse macabro spettacolo, della prima della Scala a Milano l'altra sera. Ad applaudire Mattarella per quattro minuti non vi era neppure un lavoratore. Non un operaio. Non un fattorino. Non un precario. No. Solo esponenti dei ceti dominanti. Disposti a pagare almeno 3000 euro per assistere allo spettacolo. L'equivalente, grosso modo, di tre mensilità di stipendio dei suddetti non presenti.
C'era la polizia, ovviamente, da noi pagata per proteggere chi ha pagato almeno tremila euro per assistere allo spettacolo. Per proteggerlo dalle vili plebi populiste dei lavoratori che, là fuori, non hanno diritto di accedere allo spettacolo. Prodigi del capitale e del suo apartheid globale. Prodigi di quei signori multimilionari e multinazionali che, là dentro, applaudivano Mattarella e che lottano per il mondo senza muri e, insieme, con muri invisibili sempre più alti a dividere i primi dagli ultimi. Si sa, i muri più difficili da abbattere sono quelli che non si vedono.
Diego Fusaro (Torino 1983) insegna storia della filosofia presso lo IASSP di Milano (Istituto Alti Studi Strategici e Politici) ed è fondatore dell'associazione Interesse Nazionale (www.interessenazionale.net). Tra i suoi libri più fortunati, "Bentornato Marx!" (Bompiani 2009), "Il futuro è nostro" (Bompiani 2009), "Pensare altrimenti" (Einaudi 2017).
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