Salvini indagato, ecco perché l’elezione diretta dei magistrati non è eresia
Magistratura, in alcuni Stati degli Usa giudici e PM vengono eletti dal popolo
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini apre la busta contenente l’avviso di garanzia della Procura di Palermo (sequestro di persona aggravato) per il caso della nave Diciotti in diretta Facebook ed esplode l’inferno. La reazione è la prova che la Costituzione è non meno importante delle banalità delle reazioni di chi sembra ripetere il bigino delle scuole medie: “La divisione dei tre poteri… l’indipendenza della Magistratura ecc. ecc.”
Pochi colgono l’aspetto, chissà quanto conscio, di parte della replica di Salvini: ”Io sono stato eletto, loro no”. Certo, la correttezza da bigino delle reazioni e le successive dichiarazioni di Salvini (“Io non sono sopra la legge”) dimostrano che la divisione dei poteri è un caposaldo della democrazia, recepito dalla Costituzione italiana.
Tuttavia non è un' eresia né eversivo parlare della elezione diretta dei magistrati. L’esempio lampante è quello della democrazia più evoluta – gli Usa – dove in alcuni Stati sia i giudici che i pubblici ministeri vengono eletti dal popolo. Il perché è elementare per il pensiero liberale (un’astrusità per quello catto-comunista e perciò assurdo per gran parte dell’opinione pubblica italiana). La democrazia è l’individuo - gli uomini sono diversi, uguali di fronte alla legge -, ecco quindi i principi dell’elezione diretta dei parlamentari, dei magistrati e del federalismo (anche fiscale). Ossia: io cittadino, che sono la democrazia, delego e mi faccio giudicare da chi conosco, non da un burocrate astratto nominato da uno Stato lontano, così come voglio una politica che faccia l’interesse del mio territorio e quindi i miei (federalismo).
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