Cartelle pazze Iva, il fisco ti entra in casa senza bussare - Affaritaliani.it

Rocca sbrocca

Ultimo aggiornamento: 15:39

Cartelle pazze Iva, il fisco ti entra in casa senza bussare

Oggi basta un click per ritrovarti il conto corrente aggredito. Si crei subito uno sportello dedicato per la gestione degli errori dell’erario o rischio paralisi del sistema

Di Tiziana Rocca

Notifiche SEND delle multe: faticoso e con un costo in più per chi non ha lo Spid e poca trasparenza sulla decorrenza delle notifiche, anziani in difficoltà

Ho ricevuto tantissime segnalazioni in questi giorni da persone che si sono ritrovate, per errore, ad affrontare una situazione che scoraggerebbe qualsiasi imprenditore ma che potrebbe riguardare e mettere in crisi chiunque.

Le chiamano semplificazioni ma nella realtà sono manganelli digitali. L’Agenzia delle Entrate-Riscossioni, grazie alle ultime norme, non passa più per i vecchi avvisi e può pignorare direttamente il tuo conto. Senza che ti arrivi una notifica, senza una comunicazione dell’ufficiale giudiziario, senza alcun avviso a cui eventualmente opporti. Tu pensi di avere risparmi magari sudati in anni di lavoro e invece te li ritrovi bloccati o prosciugati da un giorno all’altro.

E la Banca neanche ti avvisa perché ti dice che c’è la privacy (assurdo) e quindi sei tu che una volta che ti accorgi dall’estratto conto che ti hanno preso soldi a tua insaputa devi mandare una pec all’ufficio pegni della Banca tramite avvocato per sapere il motivo per cui ti hanno pignorato quei soldi.

Tutti possono mettere le mani nei nostri conti correnti e prendersi quello che vogliono senza avvisarti, cosa vergognosa in un Paese democratico.

E qui il capolavoro dell’assurdo: le famigerate cartelle pazze. Cartelle vecchie di sette anni (quando il termine di prescrizione è 5 anni), con errori di calcolo, duplicazioni, pagamenti già fatti ma non registrati, interessi calcolati su interessi. Cosa che qualunque azienda privata verrebbe denunciata per truffa se lo facesse. Ma il fisco no, lui sbaglia e tu devi correre dietro alla burocrazia per dimostrare che sei innocente. Nel frattempo il tuo conto è bloccato. Chi ha vissuto l’incubo lo sa. Ti arriva una cartella con cifre assurde, protesti, fai ricorso ma intanto la tagliola scatta e magari scopri che i soldi te li hanno presi per un errore dell’amministrazione. Restituirli? Un calvario, tempi infiniti, moduli su moduli e intanto la tua vita economica resta bloccata.

Questa non è giustizia tributaria ma esproprio coatto con licenza di legge. Cifre assurde che finiscono per rovinare famiglie e imprese oneste. Non è fantascienza ma la normalità di un sistema che sbaglia ma punisce prima ancora di verificare. E qui nasce l’ingiustizia più grande. Per difendersi il cittadino non ha strumenti rapidi e deve rivolgersi a commercialisti e avvocati e spendere altri soldi per affrontare ricorsi che durano mesi o anni. Nel frattempo il conto è bloccato, i fornitori non vengono pagati, la vita quotidiana diventa un incubo.

Alla'Agenzia delle Entrate non c’è un interlocutore, per prendere un appuntamento ed è un incubo cercare di capire perché è tutto automatizzato e questo approccio genera molto nervosismo perché non si riesce nella vita quotidiana, già difficile, a districarsi e a venire a capo di tutte queste cosa che ti arrivano. Esigono da noi contribuenti il tempismo e la velocità ma dovrebbero essere altrettanto rapidi ed efficienti visto che ora c’è l’interscambio di informazioni con la Pec e non c’è più il cartaceo. In virtù di questo, i termini di prescrizione andrebbero abbassati a tre anni visto la possibilità di gestione dei documenti con il digitale.

Il Governo dovrebbe istituire uno sportello pubblico dedicato alle cartelle pazze, dove chi subisce un errore possa rivolgersi subito senza dover intraprendere costose contenziosi legali. Un ufficio di tutela immediata con la possibilità di sospendere i pignoramenti in presenza di contestazioni documentate. Uno sportello anti-cartelle pazze in ogni città a cui cittadini e imprese possano rivolgersi gratuitamente con tempi rapidi e certi per la correzione degli errori e la restituzione delle somme indebitamente trattenute. Perché uno Stato giusto non può trattare i cittadini come colpevoli a prescindere.

Un’altra nuova iniziativa da rivedere è quella del sistema di notifica digitale denominato SEND, una piattaforma che digitalizza e (in teoria) semplifica le gestione delle notifiche, ma che per chi non ha lo Spid e la dimestichezza con il digitale, e penso alle persone più anziane, diventa un vero è proprio incubo.

Ti inviano per corrispondenza una lettera a casa con la segnalazione di una multa senza data, né altre informazioni come la decorrenza della notifica del verbale, né nessun dettaglio aggiuntivo relativo al tipo di infrazione e neppure il foglio con il bollettino del pagamento. Ma, in realtà, iniziano già a decorrere i 10 giorni per il pagamento ridotto e i 30 giorni per l’eventuale ricorso al giudice di Pace e i 60 giorni per quello al prefetto.

Se non hai lo Spid, devi trovare un CAF dove con 1 euro e 40 centesimi, così c’è scritto sul foglio, dove potrai avere le tue indicazioni stampate. Peccato che non tutti i CAF siano abilitati a questo servizio e che una volta trovato ti chiedano 5 euro e non 1,40 perché, ahimè, anche loro devono guadagnarci.

Insomma, con questo servizio SEND, che dovrebbe semplificare le notifiche, ti ritrovi a pagare 5 euro al CAF per farti stampare la descrizione dell’infrazione con il bollettino di pagamento che prima, invece, arrivavano con la raccomandata. E oltre al costo da sopportare, una persona si ritrova, con i giorni di decorrenza per la propria tutela che, una volta attraversata questa corsa a ostacoli, saranno ormai già agli sgoccioli.

Nella speranza che questo appello di maggiore attenzione alla tutela dei cittadini sia ascoltato, il messaggio che deve passare è che il futuro è uno Stato che dialoga e risponde e non che aggredisce.