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Rocca sbrocca
Tachipirina e attesa? Il Covid dilaga. Ora Draghi li mandi tutti a casa

Covid e terapie domiciliari, Draghi spazzi via mediocrità e ritardi sanitari

Tutti a casa. Non è solo il titolo del celebre film del 1960  diretto da Luigi Comencini con protagonista Alberto Sordi ma è quello che il nuovo governo Draghi che sta per nascere dovrebbe proferire nei confronti dei vertici delle istituzioni sanitarie italiane.

Il ritardo del Comitato Tecnico Scientifico e dell’Istituto Superiore di Sanità sulle linee guida per le cure domiciliari del Covid-19 è un affronto intollerabile, non solo nei confronti dei pazienti che non ce l’hanno fatta, ma anche nei confronti di quei medici che, impavidi, nel corso della pandemia si sono attivati per visitare e curare migliaia di pazienti con terapie a domicilio scongiurando il caos e i rischi dei ricoveri in ospedale.

Un interessante servizio televisivo della trasmissione “Fuori dal coro” ha messo ulteriormente in evidenza la questione. In un documento del CTS del 20 novembre scorso, ribadito con un documento del 30 novembre del Ministero della Salute, per chi si ammala di Covid è consigliato: una “vigile attesa di 72 ore” e tachipirina.

E’ possibile che con il continuo controllo del flusso dei dati a disposizione delle Autorità sanitarie, debbano essere i giornalisti con le trasmissioni televisive a mettere in luce i documenti ufficiali e per costringere con la visibilità della comunicazione della stampa nazionale a cambiare le cose? Come perdonare le lentezze degli aggiornamenti a fronte dell’efficacia delle terapie d’urto domiciliari? Ma poi, cosa deve succedere per riuscire a rendersi conto di cambiare quello che c’è scritto nelle linee guida sul sito istituzionale? La velocità degli aggiornamenti e l’immediatezza dei protocolli dovrebbero essere le priorità. E non i protocolli impantanati nella burocrazia del rimbalzo delle responsabilità dove poi il medico che si attiene a queste regole non aggiornate non riescono a curare i pazienti.

E’ assurdo che ancora oggi dopo tanti mesi non ci siano delle linee guida per curare i malati a casa. Personalmente, quando ho contratto il virus mi sono curata in casa e con tutte le dovute precauzioni sono riuscita a non contagiare nessun componente della mia famiglia durante il decorso dell’infezione grazie alle indicazione del mio medico personale.

 E sono stata fortunata perché i medici delle Asl non ti rispondevano e non erano reperibili in quanto era stato detto loro che non potevano visitare i pazienti. Questo ha provocato un sacco di problematiche ai medici che, invece, hanno agito in prima linea seguendo il Giuramento di Ippocrate “Primum non nocere…in scienza e coscienza” che sono andati a casa dei pazienti e li hanno curati con le medicine che esistono già in commercio come antibiotici, cortisonici, eparina. Insomma, con efficaci terapie domiciliari e senza aspettare le 72 ore di vigile attesa, hanno curato e guarito migliaia di pazienti.

Lo scorso aprile, e ne avevo parlato  in un precedente mio articolo, un’equipe di medici ha scritto una Pec al Cts e al ministero della Salute dove chiedevano di aggiornare le linee guida con un semplice protocollo da attuare subito ai primi sintomi senza però avere mai risposta e rimanendo, pertanto, ignorati dall’autorità sanitaria. Oggi, il gruppo di medici in Italia che in prima linea combattono il Covid con terapie domiciliari,  il Comitato per le Cure domiciliari Covd-19, fondato dall’avvocato Erich Grimaldi, conta quasi 80 mila componenti che nel corso degli ultimi mesi sulla base della loro esperienza hanno messo a punto un protocollo per la cure tempestive a casa.  Oltre ad elogiare il coraggio e la professionalità di questi medici e infermieri che si sono messi a disposizione dei più deboli, due parole sull’inerzia delle autorità sanitaria riguardo l’argomento cure domiciliari le vorrei proprio spendere. Ebbene, speriamo che non vengano riconfermati. Il virus è velocissimo mentre il Comitato tecnico scientifico e l’Istituto superiore di sanità hanno dimostrato tutta la loro lentezza.  

Ora che si conosce il virus, quando tutti i medici hanno iniziato a dire: bisogna dare il cortisone, oppure, stiamo provando l’eparina, perché non ascoltarli? Perché non cambiare immediatamente le linee guida? Molti di quelli che, invece,  hanno aspettato 72 ore di vigile attesa sono finiti intubati. Se fossi stata ministro con tutti i medici che danno queste terapie, anche perché, in prima persona testimone  in quanto anche io sono guarita così, mi domanderei:  ma come puoi tenere sul sito ancora questa roba vecchia? E’ assurdo che durante la pandemia il sito non si riesca a rinnovare e aggiornare man mano che impariamo a curare la malattia a casa. Inoltre, perché non comunicare  quanto sia importante stare a casa a curarsi cercando di non arrivare all’ospedale e cercando di fare tutto in prevenzione? La pandemia alla fine ha bisogno di risposte rapide, velocissime, per arrivare prima del virus devi anticiparlo facendo tesoro di quello che riportano i medici che curano i pazienti  in prima linea, non soltanto ascoltando i virologi che, per giunta, non hanno diretta esperienza in campo terapeutico. Ribadisco, tutti a casa.

foto video mediaset
 

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