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Coronavirus
"Covid, coi vaccini più esposti a varianti. Il nemico? Il sistema immunitario"

Ho avuto oltre 600 pazienti Covid: il più piccolo aveva 30 mesi, il più anziano quasi 100 anni. Li curo a domicilio. E posso dire una cosa con un certo margine di certezza: che se lanno scorso per la cascata infiammatoria (tempesta di citochine) ci volevano 14 giorni, adesso in alcuni ne possono bastare 3. E che se non si interviene subito con cortisone o altri farmaci che inibiscano la cascata infiammatoria, si rischia molto”.

Andrea Stramezzi è stato uno dei primi medici a effettuare terapie domiciliari. In pista” da oltre un anno, dopo aver salvato gli anziani  genitori di un suo amico lo scorso marzo, visita incessantemente persone. E ne salva tantissime.

Ad affaritaliani.it dà una spiegazione chiara di quanto sta accadendo e di cosa dobbiamo aspettarci con la quarta ondata e con il progredire della campagna vaccinale.

Il problema delle varianti: ora si è a rischio in 3 giorni, non in 14

Tutti i vaccini attualmente in uso, compreso quello russo, utilizzano la proteina Spike per creare lantigene (una sostanza esterna all'organismo che una volta entrata in contatto con questo induce una risposta immunitaria specifica, ndr) -spiega Stramezzi- Quindi, si crea nel nostro sistema immunitario una memoria antigenica: quando una persona che ha la memoria antigenica indotta da vaccino o da un incontro naturale col virus (anche inconsapevoli ex-asintomatici) entra in contatto con una variante, ovvero una Spike mutata, il suo corpo inizia a produrre comunque anticorpi. Ed è qui che subentra il problema. Mentre un anno fa eravamo terra vergine e non avevamo alcuna memoria del patogeno, ora possiamo incorrere in un rischio di reazione autoimmune in meno tempo. Se una persona è geneticamente predisposta rischia di andare in tempesta citochinica. Ma non più in 14 giorni, la reazione arriva veloce, massimo in 4. È quanto vediamo accadere, in alcuni casi già da Gennaio, in persone giovani e sane, che hanno già fatto il Covid asintomatico”.

Più aumentano i vaccinati, più sale il rischio

La reazione infiammatoria può subentrare in tutti, non conta letà. E il problema è che la spike memorizzata dal sistema immunitario nel frattempo è già mutata – continua Stramezzi-  Per questo in autunno, di fronte a una quarta ondata, al comparire dei primi sintomi bisognerà intervenire. I governi si devono preparare e informare i medici: chi ha già avuto il Covid o chi è vaccinato potrebbe incorrere in una reazione di questo tipo. Dipende, come ho detto, dalle innumerevoli varianti in circolazione”.

Quali sintomi devono far correre ai ripari. La vigila attesa può essere un danno letale

I sintomi da tenere docchio secondo Stramezzi sono tanti: febbre, ma non è imperativo, problemi intestinali, assenza di gusto e olfatto sono elementi importanti. Ma ve ne è uno, molto rilevante: laumento della frequenza cardiaca, in assenza di febbre che è una conseguenza tipica delle virosi”. Invece, essendo la reazione molto più veloce, la saturazione non è più elemento dirimente in prima battuta. Quando la saturazione si abbassa significa che la reazione avversa è già in atto, noi dobbiamo rallentare il virus quando è da poco entrato negli alveoli E si può fare con vari farmaci e antinfiammatori, ma solo con il cortisone potremo impedire la tempesta citochinica. Se ho 100 pazienti in queste condizioni e ai primi sintomi inizio a tutti la terapia, sono certo che nessuno si aggraverà. Se aspetto di capire quali di essi avranno l’anomala reazione immunitaria, sarà tardi. Qui la vigila attesa è un danno, poteva starmi bene un anno fa, adesso il protocollo è sbagliato. Rischiamo di fare aggravare il paziente”.

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