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Coronavirus
Covid, "Il virus delle verità": il libro che fa luce su quanto è oscuro

Covid: uno sguardo sulla pandemia 

La pandemia da Coronavirus è stato un dolore inferto alle società del mondo intero, da quelle più avanzate alle più depresse. Ha messo in crisi le certezze di sempre e non sono mancate le notizie contrastanti, i dubbi, le negazioni, fino alle ribellioni degli ultimi giorni.  In questo anno lungo e grave le coscienze sono state messe a dura prova. Si sono cercate risposte dagli esperti, dalle autorità del Comitato Tecnico Scientifico, dai direttori di enti ospedalieri, da tecnici di ogni genere. C’è stata la narrazione quotidiana dei telegiornali e dei programmi di approfondimento dove i numeri dei contagi e delle povere persone decedute sono passate sugli schermi. In piena crisi, da febbraio a maggio, abbiamo ascoltato le voci del personale sanitario operante in prima linea, sulle ambulanze, nei reparti di degenza, a Bergamo, a Brescia. Abbiamo visto la sofferenza sui loro volti emaciati dalla pressione dei dispostivi di protezione, stanchi e preoccupati dalla situazione e dalle ore di lavoro, dei turni senza sosta. Sono seguiti i numeri dei deceduti tra il personale sanitario, medico e infermieristico. Ci sono state le chiusure totali, mesi e mesi di sofferenze. Le scuole chiuse, la Dad, la didattica a distanza. È arrivata l’estate che ci ha ridato l’illusione e il piacere di una libertà ritrovata, del miraggio di ritornare ai gesti consueti, alla vita di sempre.

Covid: il ritorno dell'incubo

Ma poi sono bastate le prime settimane d’autunno per farci scivolare di nuovo nell’incubo della pandemia. Sono saliti i numeri dei contagiati e si è tornati alle chiusure, alle ragioni delle regioni che hanno indicato le loro misure, discostandosi anche dalle indicazioni dei decreti del governo. Poi siamo tornati nel silenzio delle città, al coprifuoco serale e notturno. Questa è la cronaca che conosciamo tutti. Altra cosa è il suo racconto che è stato fatto in molti libri usciti sul tema del virus e sulla pandemia. Non tutti hanno descritto il coronavirus, in realtà, molti hanno tratteggiato un vago profilo dei virus e dato definizioni e termini da manuali di profilassi e cura delle malattie infettive. Termini come contagiosità, trasmissibilità, portatore asintomatico hanno riempito le pagine bianche.

"Il virus delle verità": il volume di Antonio G. D'Errico

Ma un volume in uscita in queste settimane ha incuriosito la nostra attenzione, si intitola Il virus delle verità, dello scrittore Antonio G. D’Errico. Autore che abbiamo gia segnalato sulle nostre pagine per lavori sempre densi di spirito critico e capacità di lettura chiara della realtà. Il testo si apre con una introduzione dell’autore: “L’insorgenza dell’epidemia covid 19 è stata simile a un vento passeggero che mutando intensità ha toccato l’animo delle persone. Come tutte le novità che non rassicurano si è cercata una sicurezza nell’idea che nulla potesse turbare il nostro stile di vita, neanche un virus sconosciuto che sarebbe passato come tutti gli altri senza lasciare nessun segno del suo passaggio. Come avevamo già visto per i virus dell’aviaria e della Sars, anche quest’altro virus avrebbe dovuto avere un luogo assegnato e da lì non si sarebbe mosso. E allo stesso modo di altre epidemie si sarebbe parlato per qualche settimana alla televisione e sui giornali e poi tutto sarebbe stato dimenticato. Ma a poco a poco, giorno dopo giorno, in ognuno ha cominciato a prendere sempre più evidenza la sensazione che niente sarebbe finito così presto”.

Segue la testimonianza del professor Luciano Gattinoni, che l’autore ha intervistato nella sua casa milanese. Un dialogo di grande interesse scientifico oltre che letterario. Il luminare della terapia intensiva parla di fatti, di dati, del numero e della formazione del personale che dovrebbe operare in un reparto di terapia intensiva in quanto tale: “Parlo sostanzialmente dell’Europa, di terapie intensive i cui moduli sono attorno ai dodici letti; e possono esserci strutture con due o tre moduli ravvicinati, comunicanti, con dodici letti per ciascun modulo. Tenendo conto che ogni letto ha bisogno per gli spazi, che siano gestibili per i vari macchinari, i monitoraggi, di circa venti metri quadrati; per dieci letti ci vogliono duecento metri quadrati. […] Il rapporto tra personale infermieristico, oltre alle persone delle pulizie, di sanificazione generale, in certi Paesi o in certe situazioni, in terapia intensiva è di uno a uno: un infermiere per un letto.

Ci sono realtà – ancora buone – in cui si può trovare anche un rapporto di uno a due: un infermiere ogni due letti. Piuttosto al limite, in media, è il rapporto uno a tre. Se prendiamo un rapporto di media pari a un infermiere ogni due letti, per avere fisicamente presente in un posto un infermiere ventiquattr’ore su ventiquattro, per trecentosessantacinque giorni, devo avere a disposizione sette infermieri. Per dieci letti, in terapia intensiva, devo moltiplicare quel numero per cinque: diventano trentacinque infermieri. Il numero di medici, invece, per cinque letti, nelle ventiquattro ore, è tra cinque e sei. Per dieci letti, il numero dei medici sale a dieci o dodici. Pur facendo tutte le moltiplicazioni che si voglia, si può facilmente far derivare quali sono gli spazi, le competenze, i numeri di infermieri e medici necessari”. L’autore fa seguire a questo incontro, la narrazione del suo incontro con il Professor Pregliasco, il quale dà una serie di indicazioni sulle variabilità genetiche dei virus respiratori: “Sicuramente per il futuro, che non sarà immediato, bisognerà auspicarsi che si selezionerà una variante più benevola del virus e il coronavirus sarà un altro dei 263 virus respiratori circolanti”.  

E fa previsioni sull’autunno, visto che l’intervista si realizza d’estate: “Le seconde ondate appartengono alla storia di precedenti pandemie […] La potenzialità di un ritorno c’è. La seconda ondata che ci fu nelle pandemie in cui non eravamo pronti potrebbe essere il risultato del non funzionamento di alcuni aspetti fondamentali: di quello che si sta attuando adesso, cioè di individuare i casi in modo proattivo, i focolai che ci sono e ci saranno, previsti, naturali. I focolai ci sono per tre motivi; situazioni sociali degradate che facilitano la diffusione della malattia, attività lavorative a rischio, come macelli e spedizionieri, infine, poiché c’è una situazione diversa rispetto a prima, gli arrivi di chi rientra nel proprio Paese”. 

"Il virus delle verità": gli altri aspetti della pandemia

Ma D’Errico, col suo stile chiaro e profondo, indaga anche altri aspetti della nostra pandemia, e allo stesso modo questa volta lo fa con persone esperte e informate sui fatti che hanno testimoniato su decisioni che sono oggetto di indagine nelle procure. L’autore ha intervistato il rappresentante dei Cobas della Lombardia, Riccardo Germani, operatore sanitario, e l’avvocato Vincenzo Barbarisi che hanno criticato le scelte della Regione riguardo all’ospedale Fiera e altre azioni intraprese non proprio di grande saggezza: “Se una persona ammalata viene ricoverata in Fiera e nel corso del periodo di osservazione intervengono complicazioni di tipo neurologico, nefrologico, urologico o di altra natura, si avrebbe la necessità di dovere spostare in altre strutture ospedaliere un paziente del genere, infetto, che rappresenta certamente un rischio per altri ammalati, per delle persone già debilitate e compromesse nel loro stato di salute.  

A una valutazione di questo tipo si è unita anche l’altra per la quale, in piena emergenza covid, in assenza di posti letto negli ospedali, gli ammalati morivano direttamente in casa o nei corridoi di ospedali intasati. Allora, perché non rimettere in opera altre strutture perfettamente utilizzabili come l’ex Ospedale Civile di Legnano più che volerne costruire una nuova?”. Di diverso respiro è la testimonianza del dottor Gianluigi Spata, Presidente dell’Odine dei medici di Como, colpito dal contagio. La scrittura si fa tesa, vera, le parole scelte esprimono tutta la gravità di un’esperienza vissuta da un medico nei panni del paziente ricoverato in un reparto di ospedale adibito a reparto covid: “Avevo un quadro radiologico di polmonite bilaterale interstiziale. Mi sono spaventato guardando i dischetti, che ho visto solo da poco, perché me li hanno fatti vedere adesso. Non avevo tosse, avevo la febbre e poi è intervenuta una desaturazione di ossigeno. Ho cercato di curarmi a casa, da solo, per sette giorni. Alla fine, non ce l’ho fatta e sono stato ricoverato. Sono entrato in ospedale l’otto marzo e sono uscito il trenta”.  

Il volume Il virus delle verità è un viaggio intenso che è insieme testimonianza diretta della sofferenza e rivelazione di verità tragiche che non trovano una vera e propria spiegazione. A un certo punto la narrazione si sposta nelle Marche, a Civitanova, dove l’autore incontra una pletora di avvocati, politici e dirigenti che hanno fatto cerchio intorno all’ex sindaco di Civitanova, Ivo Costamagna, costituendo il Comitato No Covid Hospital della cittadina in provincia di Macerata. La narrazione ripropone situazioni che si replicano, con fatti e personaggi che si muovono con disinvoltura in ambiente covid. Il virus delle verità è un libro che si discosta da tutte quelle pubblicazioni opportunistiche che sono uscite sul tema. I personaggi, i fatti descritti, la volontà di fare luce su quanto è oscuro, oscurità che accompagna spesso le tragedie, rendono merito del lavoro svolto da questo autore che ha dato temporalità a fatti e vicende che sarebbero state cancellate per sempre dal tempo che scorre inesorabilmente.      

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