Coronavirus
No vax, sei spunti per capire quanta (poca) ragione ci sia nelle loro opinioni

Perché i no-vax siano tanto arrabbiati, come se molti di loro si preparassero a partecipare ad una sanguinosa rivoluzione, io non lo so. Ma non me ne meraviglio. Da molto tempo ormai so che la definizione di “homo sapiens” che si è data l’uomo è una poco credibile vanteria. E so anche che, se qualcuno sostiene che la Luna è quadrata, è inutile mostrargliela, per dimostrargli che è tonda: lui la vede quadrata.
L’articolo non è dedicato ai no-vax ma a chi si chiede quanta ragione ci possa essere nelle opinioni dei no-vax. Ed anzi prego i no-vax di non dirmi con totale franchezza ciò che pensano di me, quanto meno perché io mi astengo dal dire con totale franchezza ciò che penso di loro. I commenti insultanti o minacciosi, a chiunque rivolti, saranno rimossi.
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Prendiamo la teoria del complotto. I vaccini fanno male ma, per qualche motivo, tutti i governi sono a favore. Deve trattarsi di un complotto, dicono i no-vax. E questo mi fa ridere. Quante probabilità ci sono che sul progetto di negare il pericolo costituito dai vaccini si mettano d’accordo gli Stati Uniti e la Cina, l’India e la Russia, l’America del Sud e il Canada, la Grecia e l’Inghilterra, la Germania e il SudAfrica? Assolutamente nessuna. Fra l’altro i grandi Paesi, se hanno la possibilità di negare ragionevolmente una “verità scientifica” accettata da tutti gli altri, non se ne privano certo.
In questo campo fa stato la vicenda di Trofim Denisovic Lysenko. In quel caso un governo volle sostenere contro tutti una teoria “sovietica” dell’agronomia, andando contro la scienza “occidentale” e insistette a morte sulla teoria di Lysenko. Il risultato fu il disastro in agricoltura, e la fine ingloriosa dell’agronomia “sovietica”. Il fatto che quello scienziato fosse sostenuto da Stalin in persona, e da tutti i comunisti del mondo, non lo salvò dalla smentita della realtà.
Se i vaccini fossero un imbroglio – cioè se fossero inefficaci o addirittura facessero più male che bene – chissà quanti governi del mondo, chissà quanti scienziati vorrebbero procurarsi la gloria di avere sconfitto la scienza americana. Infatti proprio gli americani hanno lanciato i vaccini di massimo successo, di massimo costo e di massimi profitti. Ebbene, dove sono questi scienziati? Non sono certo in Cina, dove il governo sarebbe lietissimo di dimostrare la superiorità della propria scienza su quella occidentale. E neppure in Russia, che pure non manca di orgoglio, perfino mal riposto. Un po’ tutti amerebbero riuscire a fare concorrenza agli americani: ma di fatto non negano l’efficacia dei vaccini, piuttosto cercano di proporne altri, migliori e a prezzo più basso. Fino ad ora con non molto successo.
I no-vax a questo punto vi citeranno un dottore che nessuno conosce, che vive in un posto sperduto, che nessuno ascolta e i cui scritti non sono accettati nelle grandi riviste scientifiche mondiali, che però la pensa come loro e sostiene la loro teoria. E questo che cosa dimostra? Semplicemente che anche fra i medici ci sono gli irrazionali.
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Un altro argomento che si crede molto efficace è la sfiducia nella scienza. E qui, contrariamente a quanto riguarda i vaccini, si possono trovare validi argomenti.
La storia della scienza non è affatto una sequela di trionfi. E molto dipende dal campo di ricerca. Quando, all’inizio, la scienza si occupò di astronomia, si ebbero grandi risultati, semplicemente perché gli astri sono oggetti materiali sottoposti a poche, rigide e immortali regole. Da quando Keplero ha formulato le sue leggi, chi si è sognato di metterle in discussione?
Molto diversamente vanno le cose nei campi in cui interagiscono molti fattori, come la chimica, che per molto tempo è andata avanti per prove ed errori. Basti ricordare la fortuna della teoria del flogisto, tanto falsa quanto universalmente accettata, a suo tempo.
Il campo forse più difficile ed opinabile (al punto che spesso le conclusioni sono probabilistiche) è la medicina. Sappiamo con un’approssimazione ben inferiore al secondo il tempo che ci mette la Terra a fare un giro su sé stessa ma, per quanto riguarda un medicinale, si dirà che è di grande successo se risolve il problema nell’87% dei casi. In medicina la risposta è raramente sì o no, e ci si accontenta di conclusioni del tipo: “piuttosto sì che no”, o “piuttosto no che sì”.
Questa, naturalmente, non è affatto una ragione per lasciar perdere la medicina. Se uno ha un vero, forte mal di denti, accetterà qualunque rimedio che gli offra una possibilità di venirne fuori. Meglio l’ottanta per cento di smettere di soffrire che il cento per cento della certezza di continuare a soffrire.
In questo campo è emblematica la storia dell’anestesia. Chi si occupa di questa specializzazione medica ha motivo di notevoli perplessità per gli errori commessi, e a volte persino di ilarità. L’imprudenza di certi tentativi e la miseria dei primi risultati è nota a tutti. E tuttavia da quegli errori e da quei tentativi è nata la possibilità di andare dal dentista senza tremare, di essere operati senza soffrire, e spesso di essere salvati da morte certa.
La scienza ha questo di caratteristico: che non spara verità assolute e incontrovertibili. Afferma qualcosa soltanto quando crede di averla dimostrata ma lasciando sempre aperta la porta alla controdimostrazione. Le verità scientifiche non sono definitive, ché anzi chi le smentisce non che screditare la scienza la fa progredire.
Un esempio per tutti: la Talidomide. Dopo parecchio tempo che questo apprezzato medicinale circolava fu dimostrato che, nelle donne incinte, provocava in parecchi casi la nascita di figli focomelici. Ovviamente fu ritirato dal mercato e stramaledetto. Ma poi la scienza si accorse che in altre dosi, e contro altre malattie, dava ottimi risultati. Bisognava somministrarlo benché provocasse la focomelia? Certo che no. Bisognava non usarlo, anche se utile, soltanto perché prima aveva provocato la nascita di bambini focomelici? Anche questa sarebbe stata un’assurdità. La scienza non ha pregiudizi e guarda ai risultati. La qual cosa dimostra, al passaggio, che l’omeopatia è una presa in giro: infatti, se ottenesse dei risultati, per ciò stesso farebbe parte della farmacopea ufficiale.
Se ad un certo momento si scoprisse che la polvere di melanzane secche, mescolata con la polvere da sparo, guarisce istantaneamente l’asma, quel rimedio sarebbe prescritto ai malati d’asma ben prima di sapere perché opera quel risultato. Come del resto è avvenuto per l’aspirina. E riflettiamoci: quale asmatico insisterebbe mai a chiedere perché funziona? La sua reazione sarebbe soltanto: “Ditemi quanto costa e dove posso trovarlo”.