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Trieste, in migliaia fuori dal porto: "Nessun blocco, chi vuole può entrare"

Porto di Trieste, fuori migliaia di dipendenti: solo un centinaio a lavoro

"Ottocento lavoratori sono fuori e un centinaio dentro, di fatto il porto oggi non sta funzionando". A rivelarlo all’Agi Stefano Puzzer, il leader del sindacato autonomo che ha organizzato la manifestazione no green pass al porto di Trieste. "Sono entrate pochissime persone, della mia azienda solo due persone", spiega Michele Bussoni, un altro dei portuali. "Che il porto non funzioni si capisce dalle gru ferme e dal fatto che alcune navi sono state spostate in altri porti".

"Non c’è nessun blocco, chi vuole lavorare lo fa". Alcuni lavoratori portuali che non aderiscono alla manifestazione stanno in effetti regolarmente raggiungendo la loro postazione. Sembrano, quindi, ridimensionarsi i proclami dei giorni scorsi quando il Coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste aveva annunciato a partire da oggi il blocco "a oltranza" del porto per protestare contro l’obbligo di green pass per poter lavorare. Al momento sono un centinaio le persone radunate al varco 4 del porto di Trieste.

Nei giorni scorsi, il sindacato autonomo ha respinto la mediazione proposta dal governo di tamponi gratis pagati dalle aziende per chi non ha il certificato verde. Quello di Trieste è il settimo porto in Europa per movimentazione totale di merci e il primo in Italia con 62 milioni di tonnellate. Secondo il Clpt, sindacato di base che rappresenta un terzo dei 950 addetti dello scalo, su 950 lavoratori circa il 40% non ha il green pass. La Commissione di Garanza degli scioperi ha giudicato “illegittimo” lo sciopero e, in quanto tale, il prefetto Valerio Valenti ha detto che configura un reato a carico di chi partecipa.

Ma le opposizioni all’obbligo del green pass non sono solo a Trieste. “Solo in questo Paese bisogna pagare per lavorare, sono qui da trentadue anni e stamattina non posso entrare perché non sono vaccinato, ci stanno privando della libertà”. Così Francesco, operaio della Fiat Avio di Rivalta Torinese, che stamattina all’alba, insieme a un centinaio di persone, si è ritrovato dinanzi alla porta 10 dello stabilimento aerospaziale. Accanto a lui Roberto, impiegato in un’azienda alimentare del territorio, che si è unito alla protesta. “Ho tre figli e ho bisogno di lavorare, ma non cederò al vaccino o al tampone, veri e propri ricatti”. Contrario al tampone anche Enrico “mettano quelli salivari, non voglio rovinarmi il naso. Oggi non possiamo entrare perché siamo senza green pass. L’azienda ha segnalato la nostra assenza, il posto non lo rischiamo ma non siamo pagati”. Altri presidi, fanno sapere i sindacati, sono stati annunciati alla Pirelli di Settimo Torinese e alla Iveco di via Puglia.

“Essere qui alle sei del mattino è un successo, purtroppo ci sono varie rappresentanze sindacali che non stanno tutelando i lavoratori” ha detto Marco Liccione, leader del movimento no green pass “Variante Torinese”. I manifestanti hanno affisso un manifesto riportante la scritta “Il lavoro è un diritto, tamponi gratis”, ribadendo la loro volontà di non vaccinarsi contro il Covid-19. “Qui in mezzo a noi ci sono anche dei vaccinati”, aggiunge Liccione, “ma non crediamo più a questo Governo. I cittadini sono esasperati, la violenza non è mai giustificata ma non ne possiamo davvero più. Hanno toccato le fondamenta, l’articolo 1 della Costituzione, dimenticando che la gente sopravvive con il lavoro”.

Alla vigilia dell’entrata in vigore dell’obbligo per i posti di lavoro, ieri boom di green pass scaricati: sono stati 860.094, mai così tanti da tre mesi. É quanto si evince dal portale del Governo sulla certificazione verde.

Il giorno prima, mercoledì 13 ottobre, erano stati circa 560 mila. Aumentano i green pass scaricati dopo la vaccinazione, 223.165 (il giorno prima erano 188.924) ma soprattutto quelli post-tampone, ben 632.802, contro i 360.415 di mercoledì.

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