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Coronavirus
Vaccini, Bellavite esprime dubbi da Floris: lo cacciano dall’Ateneo

In Italia tira un’aria di regime? Ma non esageriamo, verrebbe da rispondere. Poi leggi la storia dell’allontanamento del professor Paolo Bellavite dall’Università di Verona, 33 anni di cattedra di Patologia generale e ora collaboratore, e capisci che la domanda non è così peregrina.

Chi scrive ha intervistato diverse volte il professore per Affaritaliani.it. Gli spunti dati al dibattito nazionale sui vaccini sono talmente piaciuti che dopo l’ultima intervista Di Martedì, condotto da Giovanni Floris su La 7, lo invita in tv il 4 maggio scorso.  

Floris lo presenta correttamente come “medico chirurgo, ematologo, ha insegnato Patologia generale all’Università di Verona”, chiedendogli se sono legittimi i dubbi degli italiani sui vaccini. Il professore risponde che “non abbiamo molte certezze”, che “siamo ancora in una fase di sperimentazione” e “i dati sull’incidenza degli effetti avversi non sono molto affidabili perché basati sulla sorveglianza passiva”,“il rapporto beneficio/rischio viene affrontato in maniera piuttosto superficiale”. 

Bellavite spiega anche che “nell’ultimo rapporto AIFA si parla di 40 casi di reazioni avverse gravi ogni 100.000 dosi iniettate. In realtà, negli studi di sorveglianza attiva, che sono stati fatti già in fase sperimentale e stanno uscendo adesso in fase osservazionale, si parla di qualcosa come il 4% di reazioni gravi dopo la dose di vaccino. Questo significa 4.000 su 100.000. Non è 40 su 100.000, è 4.000 su 100.000. Questo si dovrebbe sapere...”. In seguito il professore pubblicherà gli studi a cui fa riferimento, apparsi sulla rivista Life, sul N.Engl.J.Medicine dei ricercatori della Pfizer e uno studio generale sul sistema di Farmacovigilanza. “La differenza di 100 volte è probabilmente dovuta ai diversi metodi di rilevazione, problema che si riscontra anche per le comuni vaccinazioni dell’infanzia”, ha spiegato successivamente Bellavite. Per tanto, spiega in diretta da Floris, anche se a un ottantenne direbbe di fare il vaccino (e la stessa madre 94enne lo ha fatto) ogni caso andrebbe valutato a sé. “La cosa più importante”, dice, “sarebbe che si possa avere una valutazione libera da parte del medico curante, senza pressioni, senza condizionamenti in modo che ogni caso sia valutato singolarmente”.

La libertà, questa sconosciuta.

In studio gli ospiti che intervengono, Barbara Gallavotti (biologa), il professor Matteo Bassetti (direttore di Malattie infettive al San Martino di Genova), Mirta Merlino (giornalista e conduttrice su La 7), Pierpaolo Sileri (sottosegretario al ministero della Salute) reagiscono negativamente ed esprimono pareri opposti a quello di Bellavite. Ma finché c’è un tentativo di dibattito, con pareri contrari, anche se 4 contro 1, c’è vita e ci si può fare un’idea, giuste o sbagliate che siano le posizioni in campo.

Il 7 maggio 2021, il Rettore dell’Università di Verona Pier Francesco Nocini dirama un comunicato stampa in cui a nome de "l’Ateneo si dissocia totalmente, dalle posizioni espresse dal professor Paolo Bellavite, durante la trasmissione ‘Di Martedì’ ...in cui sono stati tra l’altro citati dati non documentati. Autorevoli colleghi presenti nello studio hanno, fortunatamente, messo in luce le incongruenze e le inesattezze riportate durante l’intervista”,… “la comunità scientifica dell’Università di Verona come sempre basandosi sulle evidenze scientifiche, esprime la più convinta adesione all’attuale campagna vaccinale anti SARS-CoV-2. Il rapporto beneficio/rischio di tutti i vaccini disponibili è ampiamente documentato, sia dalle sperimentazioni pre-commercializzazione che dalle evidenze che si stanno accumulando a seguito della vaccinazione di milioni di persone in tutto il mondo. Come tutti i farmaci, anche i vaccini possono provocare reazioni avverse, tuttavia l’incidenza di quelle gravi è molto rara. L’AIFA e l’EMA hanno approntato e stanno già attuando specifici programmi di sorveglianza sugli effetti avversi dei vaccini anti-COVID-19. Programmi che vedono in prima fila l’Università di Verona, impegnata altresì nello sviluppo del vaccino italiano Reithera”.

Il comunicato continua così: “Non si vuole certo limitare la libertà d’espressione ma Bellavite è stato presentato erroneamente come ematologo dell’Università di Verona”... “ma da tempo (2017) è in pensione e non risulta avere alcuna collaborazione attiva con nostri gruppi di ricerca, tantomeno in ambito COVID-19”.

Subito dopo sono “stato depennato dal corpo accademico” racconta Bellavite al sito la Nuova bussola quotidiana. Dal 18 maggio 2021 il professore non risulta più “presente” nell’Ateneo. Guarda la foto.

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Ma Bellavite scrive al Rettore per chiedergli le motivazioni del suo comunicato senza ottenere risposta, chiede almeno che la sua replica venga pubblicata sul giornalino degli studenti universitari di Verona, ma anche qui non ottiene risposta, mentre gli studenti hanno ricevuto il comunicato tranchant dell’Ateneo.

“Gli ho scritto, non mi ha mai risposto”, racconta Bellavite sentito da Affaritaliani.it riferendosi al Rettore, “era anche mio amico una volta, forse ha ricevuto delle pressioni”.

Racconta ancora: “Dopo il pensionamento, ho continuato a lavorare gratuitamente presso la stessa Università con la qualifica di ‘Cultore della materia’, svolgendo programmi di ricerca regolarmente approvati dall’Università in campo di immunofarmacologia. Negli ultimi anni ho pubblicato molti lavori anche nel campo della vaccinologia, che sono reperibili in letteratura e nel mio sito web… ho partecipato, su invito, alle audizioni in Senato presso la Commissione Igiene e Sanità sul tema della legge 119/2017 ‘Lorenzin’”. “Negli ultimi quattro anni sono stato referente scientifico di un importante programma di ricerca di immunofarmacologia su farmaci naturali… ma anche sui danni cardiovascolari dei vaccini anti-COVID 19. Stupisce che questi lavori non siano conosciuti dall’Università ‘impegnata altresì nello sviluppo del vaccino italiano Reithera’”.

E ancora: “Il comunicato non dice quali sarebbero… le incongruenze e inesattezze rilevate dai colleghi, i quali comunque non hanno citato alcun lavoro che mi smentisce… in conclusione, faccio fatica a giustificare le critiche rivoltemi dall’Ateneo, giacché qualunque esperto di vaccinologia, ancorché non aggiornato sugli ultimi dati, avrebbe potuto considerare le mie dichiarazioni come pienamente plausibili, conoscendo la differenza tra segnalazione attiva e passiva. Prendo atto che il Rettore dichiari, nel comunicato sopra riportato, che ‘non si vuole certo limitare la libertà d’espressione’, affermazione che pare contrastare col trattamento poi riservatomi dalla stessa Università di Verona, cui ho dedicato tutta la mia attività professionale di docente e ricercatore”.

Così stamattina abbiamo provato a contattare il Rettore Nocini al numero di cellulare utile reso pubblico sul sito dell’Ateneo, per chiedergli chiarimenti e se poteva meglio specificare la posizione espressa. Perché l’Ateneo abbia deciso di troncare ogni rapporto con il professor Bellavite evitando qualsiasi confronto dialettico, solo perché esprime un parere diverso? Ci ha risposto la sua segreteria che ci ha assicurato che ci sarebbe stato un approfondimento, fornendoci anche la mail dell’ufficio stampa dell’Ateneo. Più volte sollecitati nessuno ci ha mai contattato.

La verità non sta mai da una sola parte e la nostra cultura occidentale è basata sul confronto e la dialettica tra posizioni contrarie. Il confronto permette di arrivare a una verità e capire quali siano le scelte migliori da fare, anche per uscire in questo caso dal Covid. Ma se l’Università, che è il luogo per antonomasia deputato a questo esercizio e chi detiene le redini della cultura, ha abbandonato l’impegno in questa direzione, è facile immaginare in che condizioni versi il resto del Paese. In Italia c’è un problema di democrazia grande come una montagna, anche se si fa finta di non vederlo.

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