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Coronavirus
Vaccino Ue, poche dosi per favorire Sanofi. Ma Bruxelles smentisce

La commissione europea avrebbe ritardato l’acquisto del vaccino da BioNTech e Pfizer, acquistandone anche meno dosi del necessario, per non danneggiare il gruppo francese Sanofi con cui aveva già sottoscritto un contratto ma che si è rivelato in ritardo nello sviluppo del siero. È questa l’accusa mossa da Der Spiegel, il quotidiano tedesco che, in un reportage approfondito, dà questa spiegazione al ritardo con cui l’Europa avvia la campagna di vaccinazione rispetto ad altri paesi, come Stati Uniti e Regno Unito.

Il quotidiano riporta anche la notizia secondo cui il governo tedesco avrebbe fatto molte pressioni nelle ultime settimane sull’Agenzia europea del farmaco, affinché anticipasse di una settimana l’approvazione deil vaccino BioNTech, ma ormai è già tardi e al momento l’Unione europea ha ordinato solo 1,3 miliardi dosi in totale, e per ora solo una minima parte di queste sono state consegnate: 300 milioni della versione BioNTech-Pfizer e 80 milioni di quella americana Moderna.

Per questo, secondo il giornale, il governo tedesco potrebbe ordinare in autonomia ulteriori dosi di vaccino, 30 milioni, per raggiungere una copertura vaccinale che porterebbe il paese vicino all’immunità di gregge: ma questo significherebbe infrangere la solidarietà europea. La commissione europea ha smentito questa versione e respinto le accuse, ma il giornale sostiene che, per salvaguardare un’azienda francese su pressione del governo di Parigi, la Commissione europea abbia messo in pericolo milioni di cittadini.

UE: NEGOZIATI CON PRODUTTORI VACCINI PRIMA DI RISULTATI TRIAL

 I negoziati tra la Commissione Europea e le case farmaceutiche produttrici di vaccini contro la Covid-19 "hanno avuto luogo prima dell'inizio dei trial clinici o prima che i risultati dei trial fossero disponibili". All'epoca quindi non c'era alcuna certezza che un qualsiasi vaccino candidato fosse efficace e sicuro". Lo precisa all'Adnkronos un portavoce della Commissione Europea, a proposito di un articolo pubblicato qualche giorno dallo Spiegel, disponibile anche in inglese, in cui si dà conto di malumori tedeschi per il fatto che l'Ue ha preacquistato relativamente poche dosi dei VACCINI di Pfizer e BionTech e di Moderna, rispetto agli Usa.

Secondo Der Spiegel, la Commissione ha puntato molto, troppo per alcuni, sui vaccini di Sanofi e di Astrazeneca, che sembrano avere entrambi qualche problema (specie il primo, che avrebbe un'efficacia ridotta sugli anziani) e che saranno autorizzati, sempre che lo siano, sicuramente più tardi dei vaccini di Pfizer/BionTech e di Moderna. Questo genera il timore che le campagne vaccinali in Europa possano andare a rilento, mentre altre parti del mondo stanno procedendo più speditamente, con tutto quello che ne consegue in termini economici. Secondo lo Spiegel, la Commissione avrebbe rifiutato un'offerta di BionTech di acquistare 500 mln di dosi del vaccino Pfizer/BionTech, anziché 200 mln più altri 100 mln, anche se non si specifica quando questo sarebbe avvenuto.

Lo scopo dei negoziati con le case farmaceutiche, continua il portavoce, "era quello di costruire un portafoglio di vaccinicandidati con varie compagnie, usando diverse tecnologie per aumentare le chances di sviluppare un vaccino che fosse efficace e a prezzi abbordabili. Questo era un obiettivo fondamentale della strategia sui vaccini, sul quale tutti gli Stati membri hanno concordato". Infine, ricorda il portavoce, "quasi tutti gli accordi di acquisto anticipato (Apa in gergo, Advanced Purchase Agreements) includevano opzioni di acquisti aggiuntivi, proprio per dare la necessaria flessibilità per adeguarsi ai dati che sarebbero arrivati solo più tardi".

Fonti parlamentari fanno notare che, prima di giudicare male il lavoro fatto dalla Commissione di Ursula von der Leyen, con Stella Kyriakides, sui vaccini, sarebbe bene "pensarci due volte". Va poi ricordato che contro i contratti sui vaccini, che contengono con ogni probabilità anche clausole di manleva, si sono levate non poche voci critiche, sia nei media che nel Parlamento Europeo, malgrado sia esclusivamente grazie a quei contratti che i primi europei verranno vaccinati contro la Covid-19, subito dopo Natale.

Dare giudizi a posteriori è facile, ma andrebbe sempre tenuto presente che quest'estate, quando la Commissione ha negoziato i contratti, non era possibile avere certezze su quale vaccino si sarebbe rivelato sicuro ed efficace contro la Covid-19. Quindi la Commissione ha adottato una strategia simile a quella della Barda statunitense, qualche mese dopo: puntare su un portafoglio ampio di 'cavalli', massimizzando così le probabilità di indovinare quello o quelli vincenti.

E' vero che gli Usa di Donald Trump sono stati assai più decisi ed efficaci, ma è anche vero che l'Ue non è uno Stato federale e che le sue competenze in campo sanitario sono estremamente limitate, per volontà degli Stati membri.  Di fatto l'Unione su questo si è data una competenza non sua, fornendo però un servizio prezioso agli Stati membri, perché, trattando per conto di 27 Paesi, ha spuntato condizioni convenienti, molto migliori di quelle che avrebbe ottenuto un singolo Stato da solo, fosse anche grande come la Germania. 

E' vero che la Repubblica federale, essendo un grande Paese, si sarebbe comunque procurata le dosi; ma è altrettanto vero che gli Stati più piccoli dell'Ue, non avendo sufficiente forza negoziale, non sarebbero mai riusciti ad ottenere dosi dai produttori in tempi così rapidi: sarebbero finiti in fondo alla fila, cosa che avrebbe esacerbato ancora di più le divergenze nell'Ue, già evidenti e fattesi ancora più acute con la pandemia. Finora la Commissione ha firmato sei contratti con produttori di vaccini contro la Covid-19: Astrazeneca (400 mln di dosi), Sanofi-Gsk (300 mln), Janssen di Johnson & Johnson (dosi per 400 mln di persone), BionTech-Pfizer (300 mln di dosi), Curevac (405 mln di dosi) e Moderna (160 mln di dosi).

Sono stati conclusi i colloqui con un settimo produttore, Novavax, una biotech del Maryland (Usa) quotata al Nasdaq: il contratto dovrebbe prevedere l'acquisto di 100 mln di dosi, con l'opzione per altri 100 mln. I prezzi che l'Ue pagherà, rivelati accidentalmente da una sottosegretaria liberale fiamminga, Eva de Bleeker, durante una querelle via social con degli avversari politici, sono 12 euro a dose per il vaccino contro la Covid-19 sviluppato da Pfizer e BionTech, il primo che verrà iniettato negli europei a partire dal 27 dicembre, e 18 dollari a dose per quello di Moderna. Il vaccino Oxford/AstraZeneca, sul quale l'Ue ha puntato molto, è il più economico (1,78 euro a dose). Per Curevac sono 10 euro a dose, per Sanofi/Gsk 7,56 euro a dose, per Johnson & Johnson 8,5 dollari a dose. 

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